L’AQUILA – “Nella scuola primaria di Santa Barbara dell’Aquila sono arrivati i folletti dell’AISM. Si sono presentati a scuola i primi giorni di novembre; sono entrati una mattina insieme alle insegnanti e seguendone una, senza farsi vedere, si sono sistemati nell’aula della seconda A”.
Questo è quello che ha raccontato la maestra ai bambini, quando entrando come ogni giorno nella loro classe, hanno trovato questa novità: due piccoli folletti seduti sulla cattedra che li guardavano. Ogni giorno i folletti fanno compagnia ai bambini durante lo svolgimento delle attività scolastiche. Ogni mattina quando gli alunni rientrano a scuola trovano i folletti posizionati in differenti parti della classe: banchi, lavagna, mobili, finestra, porta e via di seguito e, spesso, trovano dei messaggi che loro gli lasciano sulla lavagna o su dei bigliettini. Come tutti i folletti sono un po’ monelli, curiosi e dispettosi e ogni tanto si mettono nei guai come finire nel cestino a testa in giù o rimanere chiusi in un cassetto della cattedra. La maestra ha spiegato agli alunni che i folletti rimarranno fino alle vacanze di Natale. Un po’ alla volta, nei loro messaggi, i folletti hanno iniziato a raccontare qualcosa di se stessi, svelando di non essere solo aiutanti di Babbo Natale, ma anche folletti AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla).
I folletti hanno il grande dono di non vedere differenze fra le persone, per loro una persona è una persona.
Abituati a portare i regali a tutti i bambini del mondo non si soffermano a vedere le differenze fra i bambini ma li trattano tutti allo stesso modo.
I folletti AISM sanno bene che la Sclerosi Multipla è solo una delle tante sfaccettature della normalità.
Il potere della narrazione può travalicare confini, differenze culturali, linguistiche e sociali ci spiega l’insegnante Annelisa Iglio, ideatrice di quest’iniziativa in collaborazione con L’AISM Sez. Prov. dell’Aquila, che in questo modo ha cercato, ispirandosi alla filosofia dell’Universal Design, di avvicinare e sensibilizzare i bambini non solo al volontariato, ma anche al considerare e rispettare i bisogni dell’altro; di considerare l’altro non come qualcosa di cui avere paura e da allontanare, ma una persona con cui dialogare e condividere. I folletti non hanno paura di parlare di malattia in modo chiaro e semplice, raccontare è un buon modo per stimolare la riflessione sul tema della malattia, sui sentimenti di dispiacere e di tristezza che si possono provare.
Contemporaneamente fa sentire la gioia nel relazionarsi con altre persone prendendo consapevolezza che la malattia non deve interferire sulla sfera relazionale e offuscare la persona. Il portare i folletti AISM a scuola ha come finalità il riflettere su quanto sia importante rispettare ogni persona nelle sue manifestazioni e fornirle strumenti, spazi e opportunità ad hoc per esprimersi al meglio e poter partecipare alla vita sociale in modo significativo. Questo per sconfiggere pregiudizi e abbattere barriere non solo fisiche ma soprattutto mentali e comportamentali. Oggi parliamo tanto di empatia intesa non come avere pena di qualcuno, ma come accogliere l’altro, comprenderne i reali bisogni, rispettarlo e riconoscerlo in quanto persona. È una soft skill che però va appresa, sperimentata e coltivata. Educare le persone all’empatia è compito e dovere della scuola, fin dall’infanzia. In questi giorni l’AISM Sezione Provinciale dell’Aquila ha proposto alle scuola della città di partecipare al Progetto gratuito – AISM nella scuola – dal titolo “Più capisco, meno paura fa” che prevede la realizzazione di laboratori, calibrati in base all’età dei partecipanti, da svolgere a scuola. Questo per avvicinare, sensibilizzare e coinvolgere studenti delle scuole di ogni ordine e grado con l’obiettivo di promuovere la cultura della salute, del benessere e dell’inclusione attraverso attività interattive, con materiali e iniziative loro dedicate in modo da costruire cittadini responsabili, attenti e sensibili all’altro.
Si tratta di un cambio di prospettiva, di intraprendere percorsi non solo di educazione sociale ma anche di educazione emozionale come ci ricorda l’insegnante Annelisa quando ci parla del romanzo L’educazione sentimentale di Flaubert.