L’AQUILA – di Andrea Petricca – Sabato 25 Novembre si celebra la Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza sulle Donne.
«Io canto le donne
prevaricate dai bruti
a loro sana bellezza,
la loro “non follia”
il canto di Giulia
io canto […]»
Il femminicidio: genetica maschile o perversione culturale?
Il femminicidio appare oggi come una sorta di inevitabile meccanismo perverso, ovvero una propensione genetica del maschio; leggi, conferenze, discussioni, progetti volti alla difesa delle libertà e dei diritti delle donne, rilevando solo una parte del problema, hanno introdotto strumenti senza dubbio validi ma non pienamente efficaci, tanto da permettere 106 femminicidi in Italia dal 1° gennaio al 19 novembre 2023.
Fino ad oggi si è guardato solo agli effetti e alle conseguenze della discriminazione e violenza sulle donne, ma non è stato, a mio avviso, ben individuato il nucleo del problema che, solo se identificato, può essere definitivamente rimosso.
La donna nell’alto castello: Riane Eisler
Riane Eisler (Vienna, 1931), nel suo saggio Il Calice e la Spada – La civiltà della Grande Dea dal Neolitico ad oggi, già nel secolo scorso identificò la radice della violenza contro le donne sviluppando la sua teoria della Trasformazione Culturale che considera la donna e i valori femminili il fulcro dell’intera teoria evoluzionistica. Riane Eisler, sociologa, scienziata dei sistemi sociali, storica della cultura, scrittrice e attivista sociale, conta una carriera internazionale caratterizzata da un intenso attivismo e da molteplici ricerche storico-sociologiche, ma in Italia è scarsamente conosciuta nonostante esista presso l’Università di Udine il Partnership Studies Group ispirato alle sue ricerche.
Da bambina Riane Eisler fuggì con i suoi genitori dalle persecuzioni naziste in atto anche in Austria, mentre i suoi nonni e parenti rimasero vittime dell’Olocausto: sin da quell’esperienza traumatica, Eisler si chiese il motivo che spinge l’uomo ad abbandonarsi a una violenza deliberata come quella bellica e biologica-razziale perpetrata dai nazisti e a discriminazioni come quella millenaria nei confronti delle donne.
Quando Dio era una donna
Riane Eisler, basandosi sugli scavi, le analisi e le catalogazioni degli archeologi Marija Gimbutas (1921-1994) e James Mellaart (1925-2012), sostiene l’esistenza di siti neolitici (come Çatal Höyük o Hacilar) in cui le donne rivestivano ruoli sociali di guida come capi clan, regine o sacerdotesse: si trattava di società pacifiche, ugualitarie, dedite all’agricoltura e al culto della Grande Dea che si svilupparono in un’area geografica compresa tra l’Europa occidentale e l’India fino al V millennio a.C. A partire da quest’ultimo periodo, tali società furono invase e sterminate dai popoli indoeuropei (come i Kurgan), provenienti dalle steppe settentrionali o dai deserti meridionali, in cui guerrieri e sacerdoti maschi rivestivano ruoli di comando sottomettendo e riducendo la donna a mera proprietà maschile, privandola di ogni potere economico, sociale o sessuale: si trattava di società bellicose, gerarchizzate e stratificate, dedite alla pastorizia e al culto di divinità maschili della guerra. Riane Eisler definisce le società mutuali neolitiche come gilaniche (gilania: dal greco gyn, donna e an, uomo, unite dalla l, lyen/lyo, liberare o linking), mentre le società indoeuropee di tipo dominatore come androcratiche (androcrazia: dal greco anér/andròs, uomo e kratòs, governo).
La condizione della donna come indice di sviluppo culturale
La trasformazione culturale avvenuta dal V millennio a.C., secondo Riane Eisler, si è ripercossa in tutta la storia dell’umanità provocando la millenaria sottomissione e discriminazione della donna. Pacifiche ondate gilaniche (come Rinascimento o Illuminismo, che hanno visto un miglioramento della condizione sociale femminile) sono state contrastate da aggressivi rigurgiti androcratici, ed è per questo che la protostoria e la storia antica, moderna e contemporanea possono essere analizzate secondo questa continua oscillazione pendolare tra gilania e androcrazia. La condizione della donna, in effetti, è stata ed è tutt’ora indice di sviluppo culturale, sociale ed economico di una società.
Caos androcratico ed equilibrio gilanico
Si giunge in tal modo all’età contemporanea, in cui un’androcrazia sostanziale mascherata da una gilania formale sta conducendo a un nuovo punto critico di rottura dei sistemi socio-culturali, come suggerisce la teoria della Trasformazione Culturale operando un parallelismo con la Teoria del Caos. Utilizzando la terminologia di quest’ultima, gli indoeuropei furono isolati periferici androcratici capaci di disgregare il sistema gilanico; oggi è necessario, di contro, creare isolati periferici gilanici capaci di invertire il processo evolutivo androcratico in rotta di collisione verso una possibile ecatombe nucleare[6] o uno scontro tra civiltà.
In Italia, nel 2022, di 325 omicidi commessi, 128 di essi riguardano vittime donne, di 144 omicidi in ambito familiare/affettivo, 104 ancora riguardano vittime donne, mentre di 69 omicidi commessi da partner o ex partner, 61 vittime sono donne[7]. L’ennesimo femminicidio di Giulia Cecchettin nel novembre 2023 è la tragica testimonianza dell’attuale androcrazia sostanziale che deve essere urgentemente sovvertita tramite un capillare apporto gilanico.
Il femminicidio come prodotto dell’androcrazia
La ricerca di Riane Eisler consente di guardare con un focus scientifico alla radice della violenza sulle donne. L’educazione culturale (familiare e scolastica) attuale, per quanto soprattutto negli ultimi decenni abbia subito radicali miglioramenti in senso inclusivo e paritario dei diritti, risente ancora di legacci androcratici (mai del tutto tagliati) che non permettono una completa rinascita gilanica. I maschi, educati sin dall’infanzia, spesso inconsapevolmente, dalla tradizione culturale androcratica, possono essere portati con molta facilità a considerare la violenza sulle donne e il possesso delle stesse come spettante diritto di natura o prerogativa maschile.
Finora le soluzioni legali e di prevenzione nonché i movimenti femministi e LGBTQ+, per quanto fondamentali, da soli non si sono rivelati sufficienti per la risoluzione dei femminicidi, degli stupri e delle violenze fisiche o psicologiche nei confronti delle donne.
Come è riscontrabile nel femmicidio della ventiduenne Giulia, l’ossessione, la gelosia e la spietata razionalità dell’ex fidanzato non sono che la logica conseguenza di quelle perversioni psicologiche (in crescendo nella società attuale) che non vengono adeguatamente prevenute o arginate dall’educazione culturale data dalle istituzioni sociali. Nichilismo, droghe e alcolici, social manipolanti, violenza, pornografia e cultura liquida stanno disintegrando senza freni l’identità culturale, personale e sessuale soprattutto delle giovani generazioni. Tale problematica si mescola ai residui androcratici favorendo violenze, stupri e assassinî nei confronti delle donne.
La teoria di Riane Eisler fa comprendere inoltre che i sistemi sociali in cui la donna è relegata a ruoli subalterni per motivazioni religiose o culturali non possono essere giustificati con l’espressione semplicistica “è la loro cultura”, in quanto una cultura androcratica non è che sinonimo di sottomissione della donna e negazione dei valori femminili. Pertanto in uno Stato liberal-democratico, che nella sua Costituzione protegge e blinda i diritti inviolabili di ogni persona, la cultura androcratica è da ritenersi anticostituzionale e quindi condannabile.
Sin dalla trasformazione culturale androcratica, la discriminazione della donna è stata legata strutturalmente ad uno stato cronico di guerra in quanto gli indoeuropei, oltre a sottomettere il genere femminile, costituivano società protoandrocratiche bellicose che sfruttavano la tecnologia al fine di perfezionare armi di distruzione e di morte. Sicché, risolvere a livello domestico i problemi legati ai diritti delle donne significa creare un humus sociale fertile per un pacifismo strutturale estendibile anche a livello internazionale.
Non ci sono pertanto inevitabilità genetiche, ma indottrinamenti culturali che per settemila anni sono stati gestiti e monopolizzati dall’androcrazia, talmente radicati nel nostro background culturale che tuttora appare naturale leggere sui libri di storia scolastici o universitari che la donna sia stata considerata inferiore durante la maggior parte della storia umana e che gli indoeuropei androcratici siano i progenitori della nostra civiltà europea.
Soluzioni gilaniche
Riane Eisler, sostenitrice di un’utopia realizzabile (pragmatopia), propone nei sui saggi concrete e rodate soluzioni gilaniche racchiuse in un’educazione alla partnership che comprende educazione culturale, civica e sessuale. In particolare, tali soluzioni possono essere considerate efficaci antidoti alle discriminazioni e alle violenze nei confronti delle donne.
L’educazione alla partnership nella scuola e nella famiglia, come esposto in L’infanzia di domani – Un contributo per l’educazione alla partnership nel XXI secolo, va a sviluppare sin dall’infanzia i valori femminili di cura, mutualità, pacifismo e partnership, il rispetto e il riconoscimento reciproco della persona umana, la valorizzazione della vita e l’armonia con l’ambiente umano, faunistico e floristico circostante. L’educazione sessuale porta invece a considerare il piacere come “sacro”.
Nel trattato economico La vera ricchezza delle nazioni – Creare un’economia di cura, Riane Eisler specifica come la gilania contemporanea sia possibile solo se resa strutturale da uno Stato gilanico che pratichi un potere politico inteso come responsabilità e amministrazione fiduciaria dei beni comunitari e un’economia di cura (strumentale alla politica) in cui i valori femminili, e quindi le donne stesse, godano di una forte e logica valorizzazione all’interno della società.
Non si tratta quindi di “vergognarsi di essere maschi” ma di “vergognarsi di essere androcratici”, in quanto per millenni l’androcrazia ha indottrinato i maschi al dominio e le donne alla sottomissione. L’androcrazia non coincide talvolta con l’essere maschi: possono esistere donne androcratiche così come uomini gilanici; uomo e donna, Yin femminile e Yang maschile, sono le due metà dell’umanità chiamate a unirsi in una totalità spirituale che nella gilania trova la sua essenza più alta e pragmatica.
Gilania sostanziale
Nella mia attività come docente di violino e volontario di Croce Rossa Italiana cerco di applicare quotidianamente i principi gilanici elaborati da Riane Eisler. In particolare ho sperimentato l’applicazione dell’educazione alla partnership nella scuola primaria: lasciando un gruppo classe autonomo nell’organizzarsi per suonare con il violino uno spartito musicale, ho visto crearsi istintivamente tra i bambini rapporti di partnership, tramite gerarchie circolari di attuazione e non piramidali di dominio, sotto la guida paritaria e spontanea delle bambine.
Il femminicidio di Giulia, oltre alla condanna del suo ex fidanzato, dovrebbe spingere ogni persona (donna e uomo) a riflettere sull’origine della “banalità del male”, al fine di sperimentare pragmaticamente quei principi gilanici necessari a riportare i valori femminili al centro di una rinnovata cultura gilanica nel mondo contemporaneo, una gilania sostanziale capace di combattere ed eliminare le sofferenze, soprattutto quelle delle donne.
Bibliografia:
– EISLER Riane, Il Calice e la Spada – La civiltà della Grande Dea dal Neolitico ad oggi, Forum, Udine, 2011.
– EISLER Riane, Il potere della partnership – Sette modalità di relazione per una nuova vita, Udine, Forum, 2018.
– EISLER Riane, La vera ricchezza delle nazioni – Creare un’economia di cura, Forum, Udine, 2015.
– EISLER Riane, L’infanzia di domani – Un contributo per l’educazione alla partnership nel XXI secolo, Forum, Udine, 2016.
– EISLER Riane, Il piacere è sacro – Il potere e la sacralità del corpo e delle terra dalla preistoria a oggi, Forum, Udine, 2012.
– GIMBUTAS Marija, Il Linguaggio della Dea, Venexia, Roma, 2008.
– GIMBUTAS Marija, Le dee viventi, Edizioni Medusa, Milano, 2020.
– GIMBUTAS Marija, Kurgan – Le origini della cultura europea, Edizioni Medusa, Milano, 2020.
– GIMBUTAS Marija, I Balti, Edizioni Medusa, Milano, 2017.
– GIMBUTAS Marija, The Goddesses and Gods of Old Europe 6500-3500 B.C., University of California Press, Berkeley e Los Angeles, 1982.
– GIMBUTAS Marija, «The First Wave of Eurasian Steppe Pastoralists into Copper Age Europe», in Journal of Indo-European Studies, inverno 1977, n. 5.
– PETRICCA Andrea, Gilania contemporanea – La teoria della Trasformazione Culturale di Riane Eisler dal Neolitico a oggi, tesi di laurea in Scienze Politiche discussa il 24/10/2023, Università degli Studi di Teramo, A.A. 2022/2023, relatrice Prof.ssa CARLI Maddalena, correlatore Prof. IUSO Pasquale.
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