PAGANICA (AQ) – di Claudio Panone – Il trasferimento delle spoglie della Beata Antonia fu chiesto all’Arcivescovo Giuseppe Molinari dalle suore Clarisse che prima erano ospitate nel monastero dell’Eucarestia in via Sassa a L’Aquila, ora in procinto di restauro, e che decisero nel 1997 di trasferirsi a Paganica per “motivi pastorali e per vivere con maggiore radicalità il Vangelo in un luogo più silenzioso e consono alla vita contemplativa”.
Mentre la badessa del convento delle Clarisse di Santa Chiara, suor Gemma Antonucci (morta sotto le macerie a causa del terremoto del sei aprile) esprime il suo giudizio positivo sul trasferimento delle spoglie della Beata Antonia di cui si considerano figlie devote “Per noi si tratta di un grande evento e di una grande gioia”, religiosi, amministratori, politici, studiosi, professionisti e cittadini aquilani aprono una contesa con la Curia aquilana.
Nel luglio 2006 su tutti i quotidiani aquilani, e non, si leggono numerosi articoli relativi alla vicenda; un quotidiano scrive “Beata Antonia, tutti contro tutti”.
Il professor Antonio Cordeschi critica aspramente questa decisione: “… Ora, per quanto i giochi siano fatti, dobbiamo richiamare cittadini e autorità a riflettere e prendere posizione su un evento che offende, mortifica e impoverisce ulteriormente la nostra città, nel convincimento che la decisione dell’autorità ecclesiastica appare priva di motivazioni valide ed apre prospettive penose, come avremo modo di dire. Per dissipare ogni equivoco, dobbiamo ripetere che la vicenda della Beata Antonia, venuta da Todi all’Aquila in compagnia di un gruppo di consorelle con il proposito di fondarvi un monastero di Clarisse, appartiene alla storia civile oltre che religiosa della città… Nessuno può ignorare questi fatti, testimonianza permanente del radicamento secolare della Beata nel monastero da lei fondato e nel quale hanno riposato per oltre mezzo millennio i suoi resti mortali. Il monastero dell’Eucarestia conserva peraltro la sua vitalità religiosa con non diminuito fervore. Prova di questa continuità la circostanza che la Curia arcivescovile dell’Aquila ha nominato a suo tempo, a controllarne e dirigerne le attività, un Rettore nella persona del noto Gesuita Padre Giuseppe De Gennaro.
Detto questo, è nostro dovere prospettare anche le conseguenze dell’infausto trasloco – richiesto, a quanto pare, solo dalle poche Clarisse che hanno abbandonato l’antico monastero della salma della Beata nella sede della fervorosa cittadina di Paganica. Lì il corpo di lei, fuori dell’ambiente storico nel quale la sua vicenda terrena si adempì e prosperò nei secoli, sarà per gli abitanti anche cattolici niente più che un corpo morto: privo di ogni richiamo. Le tradizioni infatti, soprattutto quelle religiose, non si inventano e non si trapiantano. E la coraggiosa monaca, venuta all’Aquila nel lontano XV secolo per fondarvi un nuovo centro di fervore religioso, non meritava di subire una sorte tanto oscura. Perciò noi confidiamo che la città, nonostante tutto, faccia sentire la sua voce per non subire in silenzio lo sradicamento di uno dei pilastri della sua storia civile e religiosa insieme, e che le autorità comunali e provinciali non stiano inerti. Ma poniamo che le cose vadano diversamente. Che la città a tutti i livelli lasci correre l’attuazione di un tale sopruso, che si limiti ad una forma di protesta blanda ed effimera, si che lo sparuto drappello di Clarisse e quanti ne sostengono la paradossale rivendicazione possano cantare vittoria. Sarebbe la soluzione più infausta di questo sotterraneo conflitto. Se si mortifica infatti la sensibilità dei cittadini e si inducono questi alla rassegnazione dinanzi a certi atti di prepotenza (perché di questo nel nostro caso si tratterebbe), si aprono falle nella coscienza civica, che potrebbero risultare rovinose”.
Il sindaco dell’Aquila Biagio Tempesta si schiera dalla parte di padre Giuseppe De Gennaro e contro l’arcivescovo Giuseppe Molinari: “Le spoglie della Beata Antonia rappresentano un patrimonio legato alle tradizioni e alla spiritualità della città. Devono restare dove da sempre vengono custodite… Sono fermamente contrario alla traslazione del corpo dalla chiesa della Beata Antonia a Paganica, per la città significa tanto … Sarebbe una forzatura portare le spoglie nel convento di Santa Chiara, lontano dal centro storico”.
Per l’avvocato Berardino Marinucci “Non è possibile accettare la decisione dell’Arcivescovo per cui fa bene il Rettore della chiesa della Beata Antonia a opporsi. Credo che le spoglie della Beata debbano restare in città e, quindi vicine a quelle di San Bernardino da Siena e Celestino V. … Non condivido la presa di posizione del vescovo, ma ci opporremo in tutti i modi”.
L’ex assessore Giampaolo Arduini chiede all’Arcivescovo di non spostare le spoglie della Beata Antonia e di riportare le Clarisse nella loro sede storica.
Arriva anche un esposto alla Procura della Repubblica per chiedere che venga valutata la legittimità della decisione dell’arcivescovo di trasferire le spoglie nel convento a Paganica.
L’Arcivescovo, irremovibile sulla decisione, risponde al professor Cordeschi: “Lei invita i cristiani aquilani a ‘insorgere’ contro il presunto sopruso, le suore sono le uniche a prendere decisioni in merito e lo hanno fatto dopo aver sentito la Santa Sede, il Vescovo Diocesano e i Superiori francescani. Riguardo al legame degli aquilani al monastero della Beata Antonia sono testimone anch’io dell’affetto profondo di tanti aquilani, compresa mia madre. Negli anni ‘40, per decisione di alcuni amministratori aquilani, le suore sono state private del loro convento e costrette a dormire al coro. Con la conseguenza che alcune di esse si sono ammalate seriamente (ci sono ancora testimoni viventi). E poi, carissimo professore, non mi piace il tono riduttivo e un po’ dispregiativo con cui chiama la comunità della Beata Antonia ‘sparuto gruppo di clarisse’. In realtà s’era ridotto a un piccolissimo gruppo, destinato a morte sicura. Ma è stata proprio la scelta di andare al convento francescano di Paganica, a dare nuovo respiro alla comunità. Mi piacerebbe che chi parla di questa comunità la conoscesse meglio. lo la conosco. L’ho visitata più volte, ho avuto la gioia di trascorrere molte ore con queste clarisse: si respira un vero clima di unità, di preghiera, di povertà e di gioia. E il parco verde e spazioso, che circonda il nuovo monastero, non è un elemento marginale nella spiritualità di queste sorelle (secondo la più genuina tradizione di Santa Chiara). E poi, finalmente grazie al Signore, non sono più un piccolissimo gruppo, sono venute diverse ragazze a far crescere la comunità”.
Sulla traslazione della Beata Antonia non poteva mancare, chiaramente, la voce dei paganichesi e a rispondere all’intervento del professor Cordeschi fui proprio io, Claudio Panone, con l’articolo “DECISIONE CHE MORTIFICA” … CHI?!, inviato a tutta la stampa locale. “Resto indignato di fronte alle affermazioni fatte dal prof. Antonio Cordeschi in una lettera pubblicata dal quotidiano “Il Centro” (11 luglio 2006) circa l’imminente, ormai decisa, traslazione dall’ex convento di Via Sassa al monastero di Paganica delle spoglie della Beata Antonia.
Nel rispondere, richiamo alla memoria dei lettori del quotidiano quanto sentenziato, e cioè che “ Lì il corpo di lei, fuori dall’ambito storico nel quale la sua vicenda terrena si adempì e prosperò nei secoli, sarà per gli abitanti anche cattolici niente più che un corpo morto: privo di ogni richiamo” .
Non posso fare a meno di chiedermi se sia possibile tollerare tali motivazioni, chiaramente fondate su logiche di stampo tradizionalistico, piuttosto che su un’autentica fede cristiana.
Ritengo infatti limitativo, se non fuori luogo, il voler contestualizzare il corpo di una Beata esclusivamente dal punto di vista storico, prescindendo, invece, dall’ambito di più immediata attinenza alle spoglie sacre, ossia quello legato alla devozione, al culto. Proprio di questo aspetto si sono sentite mortificate le Suore Clarisse ritrovatesi per nove anni (da quando hanno lasciato il convento aquilano) prive di una preziosa reliquia da venerare… e proprio ora che finalmente il buon senso la sta riavvicinando a loro, si dovrebbe fare un dietro-front in virtù di motivazioni che oso definire squisitamente di facciata?!
E, poi, mi chiedo: chi dovrebbe sentirsi offeso? I cittadini aquilani, che il professore ha sollecitato ad opporsi, forse indifferenti alla questione, se non addirittura estranei alla vicenda, o magari legati alla semplice istituzione che potrebbero facilmente vedervi (“uno dei pilastri della storia civile e religiosa” di L’Aquila), oppure persone che hanno fatto la loro scelta di vita sulla scia dell’esempio fornito dalla stessa Beata?
Forse questo però non può essere compreso da chi sentendo quasi l’esigenza dell’effetto monumentale (peccato però non si tratti di una statua di marmo!) arriva a definire un insignificante “corpo morto” quello che, invece, soltanto la fede (autentica) e la preghiera quotidiana possono rendere ancora vivo e capace di fornire quei richiami cui si dice di tenere tanto.
Concludendo, come appartenente alla ”fervorosa cittadina” di Paganica, non posso non puntualizzare un’imprecisione riscontrata nella lettera cui rispondo. Ci si appella in essa ad una città che, in quanto impoverita “dall’infausto trasloco” dovrebbe opporsi: si esclude chiaramente, quindi, da questa la stessa Paganica che, mio malgrado, ancora ne fa parte! Secondo quanto voluto dal podestà Adelchi Serena nel 1927 con la soppressione di otto Comuni plurisecolari (e già di per sé ricchi) ed il loro accorpamento all’Aquila, questa ultima “avrebbe portato la civiltà su tutto il contado e lo sviluppo ed il progresso sarebbero finalmente arrivati in quelle terre”.
E quindi, perché considerare tutto ciò un impoverimento della città?”
Il 15 luglio 2006, un sabato piovoso, alle ore 15.30 e in momenti poco sereni, con volantini minacciosi, fedeli aquilani in lacrime, con invocazioni di punizioni su coloro incaricati del trasporto (“Beata Antonia secca le mani a chi te tocca”!) e con minacce di dannazione divina verso la Curia aquilana, le spoglie vengono trasportate a Paganica, con la presenza del parroco di Paganica Don Dante Di Nardo, transitando davanti alla parrocchia di S. Elia e la Chiesa di S. Giusta a Bazzano. Numerosi i fedeli paganichesi; anch’io ero presente.
Alle ore 11 della domenica nella Chiesa della Maria SS. Del Carmine la funzione religiosa, animata dalla Schola Cantorum di S. Sisto, con la presenza delle confraternite della Madonna degli Angeli e della Immacolata Concezione di Paganica, è officiata dall’Arcivescovo Molinari e concelebrata da Don Dante Di Nardo. E’ UNA GIORNATA DI FESTA PER LE CLARISSE!
Nei giorni successivi alla traslazione, il Presidente della Prima Circoscrizione del Comune dell’Aquila, Giancarlo Della Pelle, afferma : «Dopo giorni di discussioni e malumori verificatisi a seguito della decisione dell’Arcivescovo monsignor Giuseppe Molinari di traslare le spoglie della Beata Antonia dal convento dell’Eucaristia in via Sassa al convento delle Monache Clarisse in Paganica, sembra che gli animi dei dissidenti si siano placati.
Spero proprio che sia così. Infatti partecipare al trasferimento della teca contenente il corpo della Beata è stato, per il sottoscritto, un avvenimento mai visto. Alcuni fedeli aquilani, che per amore e devozione alla fondatrice delle monache, inveivano contro l’Arcivescovo e la curia in genere. Invocavano punizioni divine e quant’altro. Non credo sia stato quello l’insegnamento che la Beata Antonia ha lasciato ai suoi fedeli; ne tanto meno sia ciò che dice la fede Cattolica. Ed allora confido nel buon senso di quanti si ritengono cristiani affinché continuino a pregare la loro cara Beata anche se non proprio davanti alle sue spoglie. Il culto dei morti e dei santi, infatti, non presuppone la loro presenza fisica, affinché siano valide le preghiere che ad essi si rivolgono. Non mi sembra, tra l’altro, che sino ad oggi in quel convento si sia verificato un pellegrinaggio infinito di fedeli, (se non alcuni devoti) tale da scomodare tanti ben pensanti a scrivere sulla stampa locale.
Comunque in qualità di amministratore, per quanto di mia competenza, non consentirò la nascita di un’attività commerciale che si sostituisca ad un luogo di culto».
ONORE E MERITO ALLE SORELLE CLARISSE!, IL MONASTERO DELLA CLARISSE A PAGANICA, IN POCO TEMPO, È DIVENTATO UN’OASI DI SPIRITUALITÀ E DI VITA SIMBIOTICA CON LA POPOLAZIONE, NON SOLO PAGANICHESE.
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