ROSETO DEGLI ABRUZZI (TE) – Il nido di Tartaruga di mare della Riserva Borsacchio, il terzo in Abruzzo in 10 anni, rappresenta un simbolo per l’impegno dei volontari che da anni si battono per attivare e salvare le specie protette che la vivono e mitigare l’erosione. La costanza e l’impegno di mantenere in piedi il progetto “area delle dune e del fratino” , autorizzato nel 2/3/2020 con D.G. 56, ha consentito di individuare dal primo giorno, la deposizione. I cartelli informativi e le delimitazioni hanno consentito di non far cancellare le tracce del passaggio con il calpestio, come sempre successo in Abruzzo nei casi precedenti, e grazie ai monitoraggi quotidiani una volontaria ha subito allertato i professionisti del Centro Studi Cetacei che prontamente hanno verificato, confermato e attivato i protocolli di tutela.
“Dal 19 Luglio 2023 – fanno sapere in una nota le Guide del Borsacchio – sei turni di monitoraggio per tutelare il nido e informare i cittadini e turisti. Dal 31 Agosto 2023 sono iniziati i turni H24 sotto la direzione e le capacità del Centro Studi Cetacei. Allestire un presidio leggero in un’area naturale senza servizi, portare a mano rifornimenti, strumentazioni e tutto quel che serve per mantenere in piedi turni con oltre 20 volontari al giorno divisi in fasce orarie, notte compresa, è stato ed è faticoso.
Ma qual è il risultato? Al momento attuale sono arrivate in mare 53 tartarughe e il Centro Studi Cetacei sta raccogliendo dati scientifici preziosi per l’Abruzzo e non solo.
Migliaia di persone sono venute al nido in quasi due mesi e oltre un milione di visualizzazioni social in poco più di 20 giorni per seguire le dirette e le storie delle persone a cui vengono intitolate le nuove nate.”
“Nella notte del 13 Settembre – si legge nella nota – alle prime nate di ogni schiusa abbiamo dato nomi importanti per ricordare storie di persone che non ci sono più.
La prima ha preso il nome di Franco Sbrolla, storico ispiratore della Riserva Borsacchio, colui che si è battuto affinché proprio sulla spiaggia dove oggi c’è un nido non venisse realizzato un villaggio di cemento. Senza di lui oggi non esisterebbe il nido e nemmeno la Riserva.
La seconda è stata chiamata Ludovica, come la bambina morta per un gesto assurdo del padre da un cavalcavia a Francavilla. Era presente una parente al turno di notte del CSC .
La terza è stata intitolata a Flavia, la ragazza di Roseto scomparsa in un drammatico incidente in bici a Pineto.”
“Questa esperienza regala alla città un legame importante con la natura e dimostra come tutelare il proprio territorio, valorizzarlo, difendere la biodiversità è un tesoro naturale e un capitale di immagine. La sfida del futuro sarà conciliare questi due aspetti.
Un ringraziamento va ai volontari del Centro Studi Cetacei che nel tempo sono diventati come fratelli e sorelle ed hanno arricchito con le loro competenze il nostro piccolo bagaglio” – conclude la nota.
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