
L’AQUILA – La Corte D’Assise del Tribunale dell’Aquila, ha condannato a 15 anni di reclusione Gianmarco Paolucci il macellaio di 25 anni, accusato di aver ucciso Paolo D’Amico, l’operaio 55enne trovato morto il 24 novembre del 2019 nella sua villetta isolata nelle campagne di Barisciano. Il delitto sarebbe avvenuto per domande di spaccio e consumo di droga visto che nel garage sono state trovate ad essiccare una ventina di piante di marijuana che D’Amico, uomo schivo e riservato, coltivava in una piantagione impiantata nel verde della sua casa di campagna.
Fondamentali per risalire al presunto assassino, le tracce di dna rinvenute nei pantaloni della vittima, all’altezza delle caviglie, nell’atto, questa l’ipotesi, del trascinamento del cadavere dentro il garage, per liberare la porta di uscita, all’altezza della quale sarebbe avvenuta la brutale aggressione.
Dna compatibile con quello dell’arrestato, ottenuto a metà dicembre del 2020 durante un controllo anti-alcol stradale, quando oramai i sospetti si concentravano tutti sul 25enne.
Il pm Simonetta Ciccarelli aveva chiesto l’ergastolo. I giudici, presidente del collegio, Alessandra Ilari, hanno cancellato le aggravanti.
Il delitto è avvenuto il 24 novembre del 2019 nella abitazione della vittima, in un posto di campagna isolato nel comune di Barisciano, a pochi chilometri dal capoluogo regionale. Il giovane aquilano potrebbe aggredito e colpito colpito D’Amico probabilmente per questione legato al possesso di piante di marijuana che la stessa vittima coltivava in garage.
Oltre alla parte civile rappresentata dall’avvocato Francesco Valentini, foro dell’Aquila, la Procura della repubblica potrebbe anche appello. I parenti della vittima, mamma e fratello, hanno chiesto un risarcimento danni di circa 1,7 milioni di euro. L’imputato è stato difeso dagli , Lucia Sardo, del foro di Milano, e Mauro Ceci, dell’Aquila.
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