L’AQUILA – La promozione della lettura, intesa come costruzione di reti sinergiche che contribuiscano alla crescita di manifestazioni a livello locale, è lo scopo del Premio di cultura nazionale “Benedetto Croce”, a cui hanno partecipato, in qualità di giuria popolare, le classi 4OT e 5OT dell’IIS Da Vinci-Colecchi, guidati dalla prof.ssa Silvia Arcano.
Mercoledì 26 maggio, presso il Pala Dean Martin di Montesilvano, alla presenza di importanti personalità quali: Dacia Maraini, Ottavio De Martinis, sindaco di Montesilvano, Luigi La Cesa, sindaco di Pescasseroli, Maria Teresa Di Donato, dirigente dell’I.I.S. “E. Alessandrini” di Teramo, Riccardo Franco Levi, presidente dell’Associazione Italiana Editori, Loreta Cardaropoli, direttore dell’area exclusive Abruzzo Intesa Sanpaolo, Cinzia D’Altorio, dirigente dell’I.I.S. “Patini-Liberatore” di Castel di Sangro, hanno partecipato all’assemblea conclusiva del lavoro delle giuri popolari.
Il Premio Croce di anno in anno vede ampliarsi la platea dei lettori che fanno parte delle giurie popolari. Durante l’assemblea di Montesilvano la studentessa Lejla Vaiti ha letto il giudizio sul libro prescelto: “Mastro Geppetto” di Fabio Stassi.
I giovani giurati sono rimasti enormemente colpiti da questa “favola capovolta”, che descrive con lucidità l’accanimento di una piccola comunità nei confronti di un uomo debole, emarginato, ostinato e attaccato alla vita tanto da stravolgere la realtà. La poetica degli ultimi è raccontata attraverso la “lingua storta” di Geppetto, a simboleggiare l’incomunicabilità tra un “vinto” e una società incapace di comprendere ed accettare la diversità.
Nel racconto di Stassi il protagonista non è più la marionetta che diventa un bambino, ma un uomo solo, abbandonato dal mondo, che diventa un pezzo di legno. Geppetto si ribella al proprio destino di miseria e solitudine, facendo restare sempre viva la luce della speranza e dell’illusione: non è una storia consolatoria, bensì crudele, specchio di una società malvagia in cui ciascuno interpreta se stesso. In una Nazareth cattiva – come l’autore definisce il paesino toscano in cui è ambientata la storia – non c’è spazio per gli ideali di amore e non-violenza.
Stassi, attraverso un linguaggio chiaro ma efficace, ricercato e fluido, restituisce alla storia il suo vero significato, eliminando ogni lieto fine: come afferma l’autore nel congedo “La verità era sotto gli occhi di tutti, ma nessuno la vedeva. Sei tu, Geppetto, l’unico orfano di questa favola capovolta”.
La cultura è crescita, benessere sociale, inclusione, abbattimento delle barriere e l’impegno profuso dagli studenti dell’I.I.S. Da Vinci Colecchi in qualità di giurati lo dimostra una volta di più.
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