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Imprese danneggiate dall’emergenza Covid: “Legge regionale nel cassetto da maggio”

La protesta: "Non spesi 10 milioni di euro destinati al credito dei settori più colpiti"

Pubblicato da Redazione
martedì, 18 Gennaio 2022 - 11:56
in Cronaca, Economia

PESCARA – La legge regionale di sostegno destinata soprattutto alle imprese del turismo e della ristorazione danneggiate dalla zona rossa per l’emergenza Covid dichiarata dal Presidente della Regione Abruzzo, si è persa. Smarrita nel dimenticatoio della politica e nei labirinti delle istituzioni, nonostante fosse stata annunciata con grande enfasi e approvata addirittura il 18 maggio scorso. I giorni previsti per l’attivazione delle misure, fissati in quindici giorni, sono già diventati 245 ma di quell’intervento non si ha più notizia, mentre nel frattempo le imprese sono tornate in piena emergenza.

Lo denunciano le associazioni di categoria delle piccole e medie imprese d’Abruzzo Casartigiani, Claai, Cna, Confapi, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti, sigle complessivamente rappresentative di gran parte delle imprese della nostra regione, che questa mattina hanno tenuto a Pescara, nella sala Camplone della Camera di commercio di Chieti-Pescara, una conferenza stampa.

Con Graziano Di Costanzo, direttore regionale della CNA a fare da portavoce delle diverse sigle, erano presenti anche Luciano Marifiamma (presidente Confapi dell’Aquila), Lido Legnini (direttore Confesercenti Abruzzo), Fabrizio Vianale (direttore Confartigianato Pescara), Flaviano Montebello e Dario Buccella (coordinatori regionali Casartigiani), Gianluca Luminari (direttore Claai Pescara), con Roberto Donatelli, presidente regionale della Confcommercio in collegamento video.

Già dal nome della legge – hanno osservato i partecipanti – si ribadivano i motivi di urgenza ed emergenza che avevano indotto il Consiglio regionale a dare il via libera, prima della pubblicazione sul Bollettino Ufficiale il 19 maggio con il numero 9: “Misure a favore delle micro, piccole e medie imprese […] che hanno subito restrizioni previste per le “zone rosse” per effetto delle Ordinanze del Presidente della Regione”. Così come dalla prima dotazione finanziaria, indicata in 10 milioni di euro: fondi residui del periodo 2014– 2020, destinati a favorire l’accesso al credito di alcuni dei settori più duramente colpiti dalla pandemia da Covid-19, che più volte il mondo dell’imprenditoria abruzzese aveva chiesto con una sola voce.

Un tempo enorme, insomma, quello trascorso da maggio ad oggi, in cui la Giunta regionale non ha in pratica indicato alcuna plausibile ragione di tanto ritardo: motivo, questo, che ha indotto Casartigiani, Claai, Cna, Confapi, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti Abruzzo a scrivere ripetutamente al presidente della Regione Marco Marsilio, all’assessore alle Attività produttive Daniele D’Amario, e agli stessi esponenti politici di Palazzo dell’Emiciclo per chiedere conto invano di questa mancanza così grave. Nonostante la legge – caso forse unico nella recente vicenda istituzionale regionale – fosse stata concepita con un larghissimo consenso delle forze sociali e votata perfino all’unanimità dall’Assemblea regionale.

Adesso, rivolgendosi direttamente all’opinione pubblica perché comprenda le ragioni della protesta, le associazioni promotrici dell’appuntamento odierno con gli organi di stampa tornano a sottolineare gli elementi di urgenza che stavano alla base del provvedimento: la difficoltà per un numero consistente di micro e piccole imprese di accedere al credito garantito attraverso il Fondo centrale di garanzia; la necessità di far fronte alle emergenze di carattere finanziario e di liquidità; la ripresa del pagamento di tasse e imposte precedentemente bloccate; i benefici che gli investimenti effettuati avrebbero avuto sul sistema economico regionale; il coinvolgimento dei confidi che avrebbe consentito un effetto moltiplicatore delle somme stanziate.

Tutte ragioni la cui validità è oggi confermata anche dall’autorevole voce dell’Associazione Bancaria Italiana, l’Abi, che ha lanciato più volte l’allarme sul rischio di insolvenza per molti piccoli imprenditori: motivo questo, per chiedere l’immediata applicazione delle legge con lo sblocco dei fondi. Evidenze che, ad oggi, risultano purtroppo vanificate dalla stasi assoluta in cui versa il provvedimento, di cui non è stato avviato alcuno degli atti indicati nel testo. Il tutto, mentre altre amministrazioni di territori vicini – pensiamo alle Marche – mettono in campo risorse ingenti per sostenere il mondo della micro impresa a rischio tracollo attraverso analoghe misure finanziarie.

Si tratta dunque di una situazione inaccettabile, che colpisce ulteriormente le speranze di ripresa di alcuni settori che – come il turismo – hanno pure alle spalle una stagione estiva positiva, ma che non hanno potuto contare sul sostegno promesso e che ora si trovano a dover fare i conti con una nuova crisi in ragione della ripresa dei contagi e della cancellazione di prenotazioni in serie.

A rendere ancora più inaccettabile il quadro, va detto, contribuisce anche la stridente differenza di passo utilizzato per l’approvazione di altri provvedimenti, anche in sede consiliare per cui – al di là delle considerazioni circa l’opportunità – si è proceduto a tutta birra. E che dire, infine, dei 10 milioni di euro del programma Restart, stanziati addirittura dal Cipe il 25 agosto del lontano 2018, in gran parte disponibili in cassa dal febbraio 2019, destinati all’Area Cratere del Sisma 2009 e fino ad oggi non ancora spesi.

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