L’AQUILA – L’arte è parte dell’anima, del nostro essere, senza siamo poca cosa.
Con tre romanzi all’attivo, (Una figlia di nome Speranza, Il Calamaio, 2008; Terra Amara, Vertigo Edizioni, 2012 e Tieni lontana la notte, Porto Seguro, 2021), Claudio Vannuccini ci ha piacevolmente intrattenuto in un’intervista che disvela la sua sensibilità artistica verso quella parte della società che è più vulnerabile.
In particolare, con il suo ultimo romanzo, Tieni lontana la notte, parla della violenza che provoca sofferenza fisica e mentale a chi la subisce. Il fisico guarisce, ma la mente ne porta i segni, che spesso diventano indelebili. L’unica possibilità è quella di aprirsi e di parlarne.
Dalla poesia in dialetto romanesco ai romanzi che trattano di valori come la giustizia, l’amore, la fratellanza, la cooperazione, il sostegno reciproco, Vannuccini ha esposto le ragioni per le quali i temi sociali sono al centro della sua narrazione.
È fondamentale trovare il coraggio di parlare di queste tematiche per affrontare meglio la vita – afferma lo scrittore – quindi, è più semplice, per lui, scrivere storie quotidiane che parlarne. Il presente è la nostra vita, la nostra quotidianità, seppur a volte funestata dai molti eventi negativi.
Ripudia ogni sorta di violenza e oppressione, criticando anche parte dei palinsesti televisivi, i quali mostrano serie tv molto violente e che, dunque, incitano in tal senso.
Nelle sue storie ci sono sempre i giovani che rappresentano la nostra società che sta vivendo, già da parecchi anni momenti di confusione e di falsi valori.
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