L’AQUILA – di Vanni Biordi – Sabato è stata riconsegnata alla Città la Basilica di San Bernardino e io non c’ero. Mi capita di mancare a volte. E allora ripenso al concetto di Ricostruzione.
Penso a quel botto che ti colpisce dentro, colmato da ansia e rabbia. Misto a interrogativi vari ed eventuali. Misto all’idea, imbrogliona, di speranza. Penso alla voglia palese di competizione, all’arroganza di saper controllare, mescolata alla ripicca, alla voglia di rivalsa di una Città messa in ginocchio. Penso al non poter non dire, al pretendere, al domandarsi, al fantasticare cose e case al loro posto. Più belle di prima.
Penso alla polvere negli occhi, alla razionalità che scappa, all’istinto che primeggia, all’impulso del cuore, che batte forte nelle scene che girano e rigirano nella testa di quel “6 aprile 2009”, arriva fino al cervello. Ma non ho capito, perchè ad esempio il dialogo è diventato impossibile, perchè è emerso quell’egoismo, e penso e ripenso alle parole travisate, alle parole inventate.
Penso che, tutto questo, ad un’anno di distanza possa serenamente essere ordinaria amministrazione. Dai sei o sette in poi credo dovrebbe essere diverso. Il che non significa che essere critici per una certa cronologia dei fatti non sia consentito, anzi. Io lo sono, parecchio’. Lo trovo spontaneo. Solo che dovrebbero insistere nella giusta direzione. le modalità di comunicarlo, le ragioni che scatenano la sfiducia e la rassegnazione. Dovrebbero cambiare le priorità secondo me, gli obiettivi, la logica. Gli schemi, i fattori.più importanti della Ricostruzione.
Mi viene in mente che si può fare. E mi viene in mente una parola buona: Maturità. E’ una parola buona. Mi piace.
Quando devo valutare una o più situazioni. La maturità nel fare. Nel dire no. Nel dire sì. Nel risolvere i problemi. Nel non farli nascere. Nell’evitare, schifosi, bassi, gratuiti, interessi personali. Maturità. Una buona parola