L’AQUILA – Qualcosa si muove nella ricostruzione dell’Aquila, a sei anni dal terremoto che il 6 aprile 2009 alle 3:32 fece 309 vittime, 1500 feriti, danni per oltre 10 miliardi e più di 60 mila sfollati. Ma è ancora una goccia nel mare, una ricostruzione lenta e faticosa, a macchia di leopardo e a più velocità. E una ricostruzione che è cominciata nel centro storico da poco, accumulando un ritardo di anni.
I lavori nelle periferie sono quasi completati. Più complesso il centro, un dedalo di vie e un susseguirsi di edifici in un centro storico di pregio, rinascimentale e medievale. Nel centro il Comune ha scelto di privilegiare l’asse centrale, che è quello dove oggi effettivamente si possono ammirare alcuni palazzi risanati. Ma questa scelta ha creato non pochi contrasti tra cittadini che magari hanno casa da ricostruire a dieci metri dal confine di questa sezione e che invece devono aspettare tempi di attesa lunghissimi, di anni.
La ricostruzione pubblica, quella ad esempio dei palazzi del potere e delle istituzioni, è praticamente al palo. “Procede, rispetto alla ricostruzione privata, con un rapporto di 1:4”, dichiara il sindaco Massimo Cialente, che lamenta i tempi della burocrazia della ricostruzione pubblica e soprattutto i troppi ricorsi al Tar che bloccano per mesi l’avvio dei lavori.
Poi c’è il discorso a parte degli edifici vincolati che solo all’Aquila sono 500 e la cui ricostruzione procede meglio. Di questi palazzi, spiega la Soprintendente Unica Alessandra Vittorini, sono approvati i progetti e avviati i lavori in 2/3 dei casi. Una ventina di questi sono già finiti e mostrano ai passanti le loro facciate restaurate.
Nelle frazioni dell’Aquila (sono 60) ci sono maggiori ritardi, nei Comuni dell’Aquilano forse ancora di più. Alcuni sono quasi fermi al 2009, con le macerie ancora lì e un silenzio spettrale.
Intanto il disagio tra la popolazione non diminuisce, soprattutto tra i giovani. I “figli del terremoto” non sanno neanche cosa sia una città vera, vivono con le famiglie nelle new town o nelle periferie e vanno ad incontrare gente nei centri commerciali. All’Aquila dal post-terremoto si vive in automobile, prima si andava a piedi e si viveva in centro. E in quel centro storico tanto amato gli aquilani cominciano a tornare, per riassaporare una vita normale e meravigliosa.
(ansa.it)