
L’AQUILA: – Abbiamo chiesto all’avvocato aquilano Mary Corsi alcune considerazioni sulla motivazione della clamorosa protesta del direttore della Confcommercio L’Aquila, Celso Cioni. Ecco cosa ci ha risposto:
Quella del direttore Celso Cioni è stata solo l’ennesima iniziativa urlata, questa volta quale rappresentante che ha dato voce alla moltitudine di piccoli imprenditori e commercianti, contro un sistema che ormai ha avvolto le proprie spire intorno al perno della società.
Una crisi economica che stenta a mollare la presa sugli imprenditori e che pregiudica irreversibilmente una realtà già gravemente compromessa dal terremoto. La situazione creditizia delle imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione, è molto critica. Quel che è più grave e paradossale è che gli imprenditori sono costretti a indebitarsi con le banche per compensare i mancati pagamenti da parte della Pubblica amministrazione o di altre aziende, o semplicemente per sopravvivere alla chiusura dovuta al sisma, condizione ghiotta per alcune banche che ne approfittano indiscriminatamente e, spesso, illegalmente, senza lasciare scampo alle imprese. Chiudere.
Il sistema bancario ha definitivamente perso le caratteristiche prioritarie che vedeva le banche il pilastro del sistema. Scarsa liquidità al prezzo di anatocismo ed usura rappresentano il leit motive del comportamento di alcuni Istituti che non può e non deve essere accettato.
Le banche non assolvono più al ruolo di supporto per il fabbisogno finanziario del sistema imprenditoriale, ma ostentano una vocazione ad investimenti ad alto rischio basati sull’utilizzo di denaro virtuale.
Qualcuno ha avuto il coraggio di denunciare i comportamenti illegittimi delle banche (interessi anatocistici, ultralegali, usura, commissioni non dovute, segnalazioni discrezionali ed unilaterali presso la centrale Rischi della Banca d’Italia; false attestazioni ex-art. 50 del Testo Unico Bancario dei Funzionari per ottenere decreti ingiuntivi che portano ad azioni esecutive fatali); malgrado vi siano migliaia di sentenze che confermano l’illegittimità di molti addebiti nei rapporti bancari e con le quali si ordina alla banca di restituire il maltolto, le banche, pur consapevoli, continuano a pretendere somme che, spesso, all’esito dei giudizi si rivelano non dovute. A seguito di ciò l’imprenditore è costretto a difendersi o a “chiudere bottega”. Un vero e proprio dramma che non produce solo danni al patrimonio del singolo, alla sua impresa, ai suoi beni, alla sua salute, ma all’intera economia nazionale con conseguenze sulla produzione, sull’attività, sui posti di lavoro e sull’intero Paese.
Nella mia condizione di legale, mi trovo spesso a dover affrontare situazioni ormai all’estremo, correre ai ripari quando la casa è già all’asta, l’impresa è in fallimento, con estrema difficoltà di difesa.
Questo, in genere, è un male che attanaglia in nostro Paese, ma in una piccola realtà come quella aquilana, vittima già un disastro naturale, il mancato sostegno delle banche si trasforma in un massacro sociale trasversale. Oltre all’eventuale comportamento illegittimo delle banche, che costringe comunque il cittadino a doversi difendere, vi è la gravissima condizione di non poter accedere al credito per mancanza di idonea garanzia o per impossibilità sopravvenuta di restituzione.
Naturalmente, a fronte della normativa esistente, senza idonea garanzia non vi è accesso al credito. Le conseguenze sono intuibili. E in tale ambito, la situazione non dipende solo dalle banche, ma coinvolge ancor più la politica.
Dove sono finiti i denari destinati alle imprese, famiglie e cittadini aquilani? Mi chiedo come mai, invece di frazionare i fondi, risultati mal gestiti e mal controllati da banche e enti, che hanno permesso infiltrazioni mafiose, agevolazioni a imprese esterne e di far man bassa, non sia stato istituito un fondo unico di garanzia ove far confluire i fondi pubblici e privati versati in questi anni per il cratere. Ciò avrebbe potuto aiutare gli Istituti di credito ad abbattere i tassi di interesse praticati e avrebbe garantito il credito a imprese e famiglie, posto che naturalmente ad oggi è impossibile per queste fornire idonee garanzie immobiliari.
Sono le norme (e chi le amministra) a dover essere cambiate, con urgenza e con particolare attenzione e privilegio per la nostra città che necessita di un intervento IMMEDIATO e improcrastinabile, mediante controllato, facilitato e agevolato accesso al credito al fine di permettere, per quanto ancora possibile, una ripartenza dignitosa seppure tardiva di una città fatta di artigiani, imprese e famiglie integre e non solo del marcio degli scandali.
Avv. Mary Corsi