
L’AQUILA: – Centinaia di famiglie ancora sfollate hanno raccolto l’invito del Mia Casa e con il loro loro attuale digiuno chiedono al Consiglio regionale di approvare una Legge Regionale ad hoc sulla ricostruzione e la messa in sicurezza antisismica della Edilizia Residenziale Pubblica e, in particolare si rivolgono al Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche, all’ATER ed al Comune dell’Aquila di “avviare” tutte le procedure per dare finalmente inizio, dopo 4 anni e 7 mesi ormai trascorsi, ai lavori di ricostruzione “pesante” delle abitazioni pubbliche Case classificate E di proprietà dell’ATER, degli assegnatari e del Comune dell’Aquila.
Mentre da una parete la ricostruzione pesante non viene avviata dai soggetti attuatori che ne hanno il compito, dall’altra tutti gli Inquilini ancora sfollati nel Progetto CASE e MAP sono costretti a pagare al Comune dell’Aquila un arbitrario e ingiustificato “canone di compartecipazione” per coprire tutta una serie di “costi impropri” che non attengono a nessuna delle famiglie “sfollate”, indipendentemente dalla condizione di inquilini o proprietari precedente al terremoto, in quanto non proprietarie degli edifici, degli alloggi e delle strutture realizzate all’interno e all’esterno delle piattaforme e delle New Town, di competenza, invece, della Protezione Civile e degli effettivi proprietari delle CASE e dei MAP.
Sul piano del mantenimento della coesione sociale e dei tradizionali legami familiari e culturali che stavano alla base della Comunità aquilana e territoriale prima del terremoto, il “fallimento” della operazione New Town è totale, così come sta diventando “disastrosa” e fonte di gravi tensioni e difficoltà economiche impreviste la attuale gestione del Progetto CASE e MAP da parte del Comune dell’Aquila, intestarditosi in una “operazione a rischio bancarotta” pur di poter sbandierare l’ambito trofeo acquisito con la entrata in possesso del consistente e costosissimo complesso abititativo, fragile e provvisorio.
Le famiglie che stanno effettuando il digiuno hanno inviato una “Lettera aperta” ai Consiglieri regionali ed alle Istituzioni della Regione Abruzzo, con la quale chiedono aiuto, poiché hanno paura di quanto e di brutto potrebbe loro accadere nei prossimi mesi e anni, se le loro “naturali” abitazioni non venissero ricostruite e riconsegnate nei tempi più brevi possibili.
Nella lettera si chiede di sapere se i fondi stanziati per la ricostruzione della Edilizia Residenziale Pubblica ci sono ancora e perchè, in questo caso, non siano stati e non vengano immediatamente utilizzati, poiché è fondato il “rischio” e la possibilità che questi soldi per la ricostruzione pubblica “non ancora spesi” nel 2013, siano “stornati” e anticipati per la ricostruzione privata.
Tra l’altro nei giorni scorsi, le stesse famiglie sono rimaste fortemente intimorite e scosse dalle dichiarazioni di alcuni Consiglieri Comunali dell’Aquila che hanno “addirittura” ufficialmente proposto di “non ricostruire” gli alloggi pubblici di proprietà del Comune, dell’ATER e delle famiglie che hanno riscattato o acquistato la loro abitazione, dimostrando di essere molto scarsi in solidarietà umana e privi del necessario senso di responsabilità istituzionale che la situazione richiede da parte di tutti gli amministratori pubblici.