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Quote latte: Cospa Abruzzo, e’ stata una mega truffa.

Pubblicato da Redazione
lunedì, 18 Novembre 2013 - 17:19
in Cronaca

L’AQUILA: – “Una mega truffa sul mercato del latte, che si allarga a livello comunitario”. Cosi’ Dino Rossi, presidente del Cospa Abruzzo, commenta le ultime vicende relative a una presunta non corretta quantificazione delle quote latte da parte dell’Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura. Ora la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta sulla base di una denuncia presentata da un gruppo di allevatori milanesi. Rossi, la cui associazione tutela gli interessi di agricoltori ed allevatori ironizza: “Peccato che le mucche di 83 anni non si chiamano Ruby rubacuori, ed il toro non si chiama Silvio!. Un vero peccato – dice – altrimenti gli allevatori avrebbero avuto giustizia in un batti baleno, invece ci sono voluti piu’ di cinque anni affinche’ uscisse allo scoperto la verita’ sulle quote latte, pagate ingiustamente dai produttori non solo nel nord, come qualcuno vuol farci credere. Due pesi e due misure con la giustizia italiana”, accusa Rossi. “Va spedita quando tratta le vicende politiche, mentre quando riguarda i problemi dei comini mortali, la lumaca a confronto e’ una Ferrari”. Il presidente del Cospa parla di “documenti schiaccianti” e mail “con le quali si chiede di allungare l’eta’ alle mucche, chiaramente quelle sulla carta. Una relazione di piu’ di mille pagine, fatta dai carabinieri del Nac, i militari del nucleo antifrodi comunitarie, coordinati del Colonnello Mantile, che ha portato alla luce tutti i giri viziosi che sono stati fatti alle spalle degli allevatori, con la partecipazione di chi avrebbe dovuto difendere la categoria”. Sempre secondo Rossi “una settantina di procure sono state interessate dalla relazione dei carabinieri, solo qualcuna e’ rimasta ad indagare a velocita’ lumacosa, tanto lenta che i furbetti sono rientrati nella prescrizione. Le quote latte hanno colpito tutto il mondo zootecnico, da nord a sud, allevatori che devono pagare milioni di euro di multe perseguitati da Equitalia che entra nelle aziende con le ganasce fiscali, bloccando l’economia agricola, volano di tutta l’economia. Altri allevatori, che non hanno pagato le multe, comunque sono stati danneggiati. Gli allevatori onesti, come li chiamano Cia, Coldiretti e Confagricoltura, per non incorrere a sanzioni sono stati indirizzati all’ acquisto delle quote a caro prezzo, soldi che potavano essere risparmiati ed investirli per la salute degli animali”. I dati gonfiati – frutto di un algoritmo sbagliato secondo il quale una mucca puo’ fare latte fino a 82 anni – hanno fatto in modo di introdurre latte in Italia dai paesi dell’est, facendolo diventare italiano e con marchi noti il latte e’ arrivato sulle tavoli degli italiani. In sostanza hanno penalizzato tutta la produzione di latte nazionale, facendo crollare il prezzo del latte alla stalla, generando una crisi della quale hanno risentito tutti gli allevatori. “Le mucche che hanno prodotto latte sulla carta – prosegue Rossi – hanno anche acquisito i titoli Agea, comprati da alcune associazioni, costituitesi di proposito e per accedere ai fondi Ce. Per accedere ai titoli, queste associazioni hanno bisogno di superficie, e hanno pensato bene all’utilizzo degli usi civici su tutto il territorio nazionale. Una vera e propria macchina mangia soldi che ha agito dietro le spalle degli allevatori, che ogni mattina si alzano un’ora prima di tutti, al fine di garantire agli italiani un latte fresco, che gli altri hanno alterato con latte estero italianizzato, proveniente da zone dove i controlli sono blandi”.

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