L’AQUILA: – “I fatti che emergono oggi sui mezzi di informazione dopo l’arresto dell’assessore De Fanis, pur nel pieno rispetto delle garanzie processuali e del lavoro della magistratura, impongono che il Consiglio Regionale sia chiamato ad una profonda e pubblica riflessione sulla moralita’, la competenza ed il ruolo che e’ urgente rigenerare nell’azione la classe dirigente nel governo delle istituzioni pubbliche in Abruzzo, a partire dall’Ente Regione”. Lo afferma in una nota il vice presdiente del Consiglio Regionale, Giovanni D’Amico. “Dal 2008, – ha aggiunto – si e’ conclamata , al di la degli stessi esiti processuali, una profonda inadeguatezza delle classi dirigenti e politiche nella gestione trasparente e moralmente irreprensibile della cosa pubblica, a garanzia piena dei cittadini e delle istituzioni democratiche. Si pone l’urgenza di una piu’ forte e chiara riflessione e di una piena assunzione di responsabilita’, che vada oltre gli stessi schieramenti politici, dei quali nessuno in questi anni e’ rimasto immune dalla conclamazione di fatti morali e giudiziari Il risanamento, vorrei dire al Presidente Chiodi, non passa solo attraverso un’attivita’ di tipo contabile. Il risanamento – afferma sempre D’Amico – richiede fondamenti culturali e morali nuovi e soprattutto condivisi, dai quali far scaturire la rigenerazione sociale. Solo una tale base puo’ elevare di nuovo un’azione pubblica orientata al bene comune. Dunque potrebbe essere importante e forse piu’ semplice in chiusura di questa legislatura, fuori dal pregiudizio di parte e di schieramento, sviluppare un dibattito pubblico in Consiglio Regionale, con la riflessione e la definizione di un codice morale ed istituzionale condiviso e reso pubblico, da lasciare quale presupposto vincolante per l’azione politica. Scrivo queste cose cosciente, per il mio stesso percorso personale, delle responsabilita’ che ci sovrastano e che pratichiamo, a volte con grande sofferenza, sia nella sfera individuale che in quella politica. Ho vissuto l’esperienza di governo dl 2005 al 2008 e di quella di opposizione dal 2008, ho visto i limiti, e non nego i miei personali, oltre che il valore dell’azione istituzionale, e rilevo l’assoluta urgenza di un radicale, diffuso cambiamento dell’agire politico, che possa dare il segno certo di un rapporto del tutto nuovo tra i cittadini e la dignita’ necessaria di chi li rappresenta nelle istituzioni pubbliche. Vorrei quindi un Consiglio Regionale straordinario, – ha concluso il vice presidente del Consiglio Regionale – aperto a tutte le rappresentanze sociali, che in un’adeguata sessione pubblica, discuta un codice morale che sia alla base delle formazione e dell’azione politica delle classi dirigenti della Regione Abruzzo”.