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Stiamo disperdendo il seme di Mattei.

Pubblicato da Redazione
mercoledì, 06 Novembre 2013 - 10:44
in Varie

L’AQUILA: – di Domenico Logozzo – Dalle illuminate realizzazioni dei grandi del passato, come Enrico Mattei – vero amico dell’Abruzzo, che da presidente dell’Eni favorì anche la scoperta del metano a Cupello – all’odierna desertificazione industriale con la conseguente emorragia occupazionale. «Abbiamo cambiato in modo mirabile qualcosa in questa regione», disse il 5 dicembre 1966 il presidente del Consiglio Aldo Moro, inaugurando a San Salvo con l’on. Giuseppe Spataro il moderno stabilimento della Siv voluto appunto da Mattei. La Società Italiana Vetro (odierna Pilkington) rappresentava il segnale concreto della svolta. Non solo per il territorio dove si decise di realizzare il grande complesso industriale delle Partecipazioni Statali nel maggio del 1962 (5 mesi prima dell’oscuro incidente aereo in cui morì Mattei) ma per l’effettiva rinascita di tutto il Sud.
Per il presidente del Consiglio era «un primo atto di giustizia, di elevazione umana e sociale». Con l’obiettivo di trasformare sostanzialmente il Mezzogiorno. Non più assistito. Ma in grado di contribuire alla «crescita della vita economica della nazione». Con la Siv nasceva il primo insediamento industriale in un’area dove l’agricoltura aveva rappresentato fino ad allora la maggiore risorsa economica. L’idea di fondo era quella di far convivere innovazione e tradizione. «In questo amalgama di nuovo e vecchio vi è la sintesi che mostra il Mezzogiorno rinnovato e legato alle sue tradizioni». Moro era ottimista, come emerge chiaramente dalle dichiarazioni pubblicate da “Il Tempo” del 6 dicembre 1966: «Io vedo il successo di quest’opera».
Poi un segno di riconoscimento alto, che oggi è bene ricordare, per chi volle l’industria. «Una parola di ringraziamento per coloro che l’hanno realizzata: Enrico Mattei, che ricordo come fervido e geniale imprenditore e come amico sensibile; l’avvocato Pietro Sette che con tanto impegno si è adoperato per identificare il settore economico mediante il quale questa ricchezza potesse essere valorizzata». Quasi cinquanta anni dopo si deve con estrema amarezza constatare che l’ottimismo del grande leader della Dc e l’impegno di Enrico Mattei non sono stati premiati come loro speravano.
Ci sono stati momenti positivi per l’occupazione, ma anche pesantissimi tagli. Diversi passaggi di proprietà: nel 1985 dall’Eni all’Efim, nel 1994 all’inglese Pilkington, nel 2006 ai giapponesi della Ngs. La crisi ha fortemente penalizzato questa e tante altre grandi e piccole industrie sorte successivamente. E’ triste assistere quasi quotidianamente a chiusure o delocalizzazione di aziende con marchi prestigiosi. Migliaia di posti spariti. In fumo tanti sacrifici.
Negli anni Sessanta-Settanta le prime pagine dei quotidiani locali pubblicavano notizie di inaugurazioni di fabbriche e di assunzioni. Oggi purtroppo di chiusure e licenziamenti. La memoria di quello che Enrico Mattei ha fatto per l’Abruzzo non va dispersa. Bisogna onorarla con l’impegno di salvare le attività produttive a forte rischio. Fermare la frana e pensare seriamente anche allo sviluppo possibile.

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