L’AQUILA: – Il consigliere regionale di Rifondazione Comunista, Maurizio Acerbo, contesta il possibile aumento di dirigenti della Regione Abruzzo. “Cio’ – spiega – e’ previsto da un emendamento pipartisan Pd-Pdl depositato in vista della seduta di domani del Consiglio regionale”. Il provvedimento, sempre secondo Acerbo, porta la firma di D’Amico e Ricciuti. Stando al provvedimento ‘fino all’espletamento dei concorsi pubblici per l’accesso alla qualifica dirigenziale e comunque per non oltre due anni, l’Amministrazione regionale, gli enti, le aziende e le agenzie regionali, in assenza di figure dirigenziali, possono attribuire le funzioni (..) a dipendenti della categoria D in possesso del diploma di laurea anche di primo livello. Al dipendente incaricato spetta, per la durata dell’incarico, il trattamento accessorio del personale con qualifica dirigenziale. Insomma – commenta Acerbo – basta la laurea triennale per andare a ricoprire l’incarico di dirigente alla Regione Abruzzo. Viene immediatamente da domandarsi: ma con che faccia si chiede di aumentare il numero di dirigenti considerato che costano almeno 150.000 euro cadauno? La Regione Abruzzo ha per caso carenza di dirigenti? Non mi sembra proprio e tra l’altro erano stati proprio Chiodi e Carpineta a cavalcare l’argomento. La Regione Abruzzo ha una media di 1 dirigente ogni 10/15 dipendenti e francamente non si capisce la necessita’ di riaprire la possibilita’ di moltiplicare incarichi. Per fare un esempio l’Inps a Pescara ha un dirigente per 160 dipendenti. La scusa che si adduce – prosegue il consigliere – e’ quella che vi sarebbero carenze nelle Direzioni aventi la competenza in materia di politiche della salute ed in quelle competenti nella gestione dei fondi strutturali comunitari. Almeno questa e’ la motivazione con cui l’assessore Paolo Gatti difese analogo emendamento che bloccai in una precedente seduta del Consiglio regionale. Non si capisce perche’ semplicemente non si redistribuiscono in maniera razionale i numerosi dirigenti della Regione Abruzzo per coprire le direzioni carenti. I maligni dicono che i dirigenti che vivono a L’Aquila non vogliono andare a lavorare a Pescara ma questa posizione francamente mi sembra indifendibile visto che prendono 150.000 euro all’anno. E’ evidente che per l’ennesima volta si saldano propensione clientelare dei politici che vogliono favorire la carriera di qualche protetto e la difesa corporativa dei dirigenti regionali. Il risultato – commenta infine Acerbo – e’ che a pagare debbano essere i cittadini e gli stessi dipendenti regionali dei livelli piu’ bassi il cui trattamento economico non e’ certo esaltante”.