L’AQUILA: – di Goffredo Palmerini – Nell’Anno della Cultura Italiana negli Stati Uniti, Laudomia Bonanni (L’Aquila, 8 dicembre 1907- Roma, 21 febbraio 2002) approda in America, come avrebbe davvero meritato in vita, cominciando il suo viaggio da Washington, dalla capitale. La vita e le opere della scrittrice aquilana, tra i grandi del Novecento, il 30 settembre 2013, alle ore 19, presso l’austera e bella sede dell’Ambasciata italiana che ospita l’Istituto Italiano di Cultura, saranno infatti al centro della presentazione del suo romanzo postumo La Rappresaglia ( The Reprisal ), di recente tradotto in inglese a cura di Sara Teardo e Susan Stewart, docenti dell’Università di Princeton, e pubblicato da University of Chicago Press. A parlarne saranno appunto le curatrici della traduzione e Laura Benedetti, aquilana come la Bonanni, direttore del dipartimento di Studi italiani alla Georgetown University di Washington. L’evento, nel contesto letterario italiano e della Resistenza, inquadra il tema della Maternità, molto caro alla grande scrittrice e trattato assai singolarmente nelle sue opere. Il “viaggio” della Bonanni negli States, attraverso la presentazione del suo romanzo “The Reprisal”, continuerà nella primavera prossima a New York in un altro tempio della cultura, presso la più grande università americana. Ma di questa tappa successiva si parlerà a tempo debito. Qui si segnala, in particolare, la sensibilità verso l’opera bonanniana di Laura Benedetti che, insieme a Sara Teardo e Susan Stewart, del prestigioso ateneo di Princeton, brillanti curatrici della versione inglese del romanzo, hanno trovato pronta accoglienza nella massima rappresentanza italiana negli Stati Uniti, l’Ambasciatore Claudio Bisogniero e nell’Istituto Italiano di Cultura di Washington.
Quantunque la scrittrice fosse una delle figure più significative della letteratura italiana del Novecento – vincitrice del Premio Bagutta “Opera prima”, del Premio Viareggio, del Premio Campiello e tre volte finalista al Premio Strega – negli ultimi quarant’anni era stata trascurata nella sua grandezza letteraria e nella profondità del suo pensiero, specie riguardo all’emancipazione femminile ed alla dignità della donna, che trasuda da tutti i suoi romanzi. Questo “sbarco” di Laudomia Bonanni negli Stati Uniti è dunque un segno importante del recupero della sua memoria e del valore della scrittrice, un’internazionalizzazione di prestigio, frutto dell’opera assidua di studiosi insigni, in primis il compianto Pietro Zullino, quindi Liliana Biondi, Carlo De Matteis, Fausta Samaritani, Patrizia Tocci, Alfredo Fiorani, Lucilla Sergiacomo, Daniela Pietragalla ed altri, ma in particolare di Gianfranco Giustizieri, quest’ultimo curatore certosino degli archivi della Bonanni. Significativa l’opera condotta in questi anni, per la riscoperta della grande scrittrice, dall’Associazione internazionale di Cultura “Laudomia Bonanni”, fondata nel 2006 da Pietro Zullino, Gianfranco Colacito, Gianfranco Giustizieri, Giuliano Tomassi.
Autrice apprezzata, talvolta anche discussa, Laudomia Bonanni ha marcato indelebilmente il Novecento letterario italiano con il suo stile singolare e per i contenuti innovatori della sua scrittura. Per primi ne rilevarono lo straordinario valore Eugenio Montale, Emilio Cecchi e Carlo Bo, fra i tanti recensori che poi ne tesserono le lodi allorquando, lei del tutto sconosciuta, nel 1948 vinse il Premio Amici della Domenica, complementare allo Strega, con il romanzo “Il fosso”, che due anni dopo, pubblicato da Mondatori, vinse anche il Premio Bagutta. Fu riconosciuta erede del miglior realismo italiano e la sua scrittura assimilata a James Joice e Virginia Woolf. A seguire, ancora altri scritti di successo, fino al romanzo “L’imputata” che nel 1960 vinse il Premio Viareggio e nel 1964 “L’adultera”, vincitrice del Premio Campiello. I due romanzi, tradotti in francese e spagnolo, ebbero una buona diffusione in Europa ed in America Latina. Dopo alcuni anni di pausa, riprese intensa la sua produzione letteraria, con il romanzo “Vietato ai minori” (finalista al premio Strega, nel 1975), poi con la raccolta di racconti “Città del tabacco” (1977) e “Il bambino di pietra” (1979, finalista al premio Strega). Nel 1982 uscì il suo ultimo lavoro edito, “Le droghe”. Rimasero nel cassetto della scrittrice alcune opere inedite, specie degli anni giovanili. “La rappresaglia”, scritto nel 1984, è stato pubblicato postumo nel 2003.
Negli scritti di Laudomia Bonanni emergono con prepotenza le figure femminili. Donne umili, creature sofferenti che tuttavia sanno trarre la forza “… di riparare il tessuto familiare e sociale lacerato da povertà, emigrazione, carestie, terremoti, ignoranza, e soprattutto guerre: donne capaci di biblica rassegnazione, anche se talvolta hanno pietà di se stesse e manifestano barlumi di rivolta contro questo eterno rinnovarsi dell’olocausto femminile …” come Pietro Zullino scriveva in una nota critica. Altro registro della Bonanni è quello dedicato all’infanzia, al mondo dei bambini ed all’universo minorile, con una notevole capacità d’analisi e con un approccio denso di sensibilità verso l’ambiente domestico e familiare che a lungo lo fece definire “femminismo alla Bonanni”, qualche decennio prima che il fenomeno emergesse nella società italiana. Laudomia Bonanni ebbe temperamento austero, pessimista, schivo nel suo rigore, mai incline alle mode letterarie ma esigente invece verso i lettori. Ricchissimo il suo lessico, feconda la sua vena narrativa, acuta ed introspettiva del mondo proletario ma anche d’una certa borghesia priva di valori. Ma ora torniamo a La Rappresaglia e alla sua traduzione in lingua inglese.
Il giornalista Domenico Logozzo, già capo redattore Rai, alcuni mesi fa scriveva un bell’articolo su America Oggi, il più diffuso quotidiano italiano negli States, del quale qui riporto alcuni stralci. «Sperava di poter pubblicare un libro negli Stati Uniti, sul finire dei primi anni Cinquanta. Ma il sogno americano diventerà realtà soltanto il 29 marzo prossimo. La cultura statunitense rende omaggio alla grande scrittrice italiana del Novecento, Laudomia Bonanni, con il romanzo postumo The Reprisal (titolo originale La rappresaglia). Uscirà per le edizioni University of Chicago Press, a cura delle docenti Susan Stewart e Sara Teardo dell’Università di Princeton. In Italia è stato pubblicato nel 2003 dalla casa editrice Textus dell’Aquila. Narra la drammatica vicenda di una partigiana, inseguita e catturata sulla Maiella da una banda di fascisti. Era al nono mese di gravidanza. La fucilarono dopo che diede alla luce una bambina. Laudomia Bonanni, che oltre mezzo secolo fa voleva varcare l’Oceano con i sui scritti, purtroppo non potrà assaporare la gioia del meritato riconoscimento internazionale che arriva undici anni dopo la sua morte. “Era il lontano 1949 – ricorda lo studioso Gianfranco Giustizieri, curatore meticoloso dell’archivio bonanniano – quando Laudomia Bonanni, futuro astro della letteratura italiana del ‘900, decise di partecipare con un suo manoscritto dal titolo “Stridor di denti” al concorso bandito dalla Harper & Brothers di New York, casa editrice statunitense, per un’eventuale traduzione e pubblicazione. Anche i giornali dell’epoca davano per imminente l’uscita del romanzo e la stessa Bonanni in due lettere del 30 gennaio e 14 aprile 1949 a Maria Bellonci dava indicazioni sul manoscritto inviato. Poi più nulla, il romanzo non fu pubblicato e dell’invio statunitense nessuna notizia, così come dell’eventuale edizione americana”.
Il massimo studioso italiano delle opere di Laudomia Bonanni, continuando a scavare nel passato, riesce a trovare importanti elementi che ci riportano al sogno iniziale, che riserva altre delusioni ed amarezze. Ci dice Giustizieri: “Nel 1985 la scrittrice consegnò alla casa editrice Bompiani un suo lavoro dal titolo La rappresaglia, ma Valentino Bompiani lo respinse chiedendo all’autrice una profonda revisione del testo perché non lo considerava facilmente spendibile, per quei tempi, presso il pubblico dei lettori. La Bonanni, come era nel suo fiero carattere, rifiutò sdegnosamente la proposta e La rappresaglia fu chiusa nel cassetto con l’intenzione di seppellire quel libro per sempre”. Dal lungo buio dell’oblio alla riscoperta ed al successo editoriale in Italia ed ora anche la conquista del mercato americano. La svolta nel 2003. A sottolinearlo è ancora Giustizieri: “Dopo la morte dell’autrice grazie alla volontà di Gianfranco Colacito, unico erede della scrittrice, di Carlo De Matteis, docente nell’Università dell’Aquila e della casa editrice Textus, il romanzo vide la luce riscuotendo un ottimo successo dalla critica militante”.
Gianfranco Giustizieri spiega che la protagonista del libro “è una singolare figura femminile, la Rossa, partigiana durante il secondo conflitto mondiale. Catturata da una banda di fascisti in fuga e decisi a fucilarla dopo che ella avrà partorito la creatura di cui è gravida. La fuga della banda con la prigioniera portata via a forza, il rifugio in montagna, il parto e la successiva fucilazione della donna costituiscono la trama del romanzo che si avvale di un inedito capovolgimento dei ruoli conosciuti: i fascisti in fuga e una partigiana gravida prigioniera. Il personaggio della Rossa esalta tutte le pagine del romanzo: dirompente, ingovernabile, eroica nel suo messaggio ideologicamente rivoluzionario contro ogni mentalità patriarcale, portatrice di messaggi fortemente rivoluzionari nella rivendicazione della superiorità femminile nella storia di ogni tempo e di ogni luogo. Diversi sono i personaggi che intrecciano le loro storie nel nascondiglio montano e affidano allo sviluppo narrativo le loro azioni e passioni in una prosa di straordinaria efficacia”. Lo studioso spiega a questo punto il filo che lega l’opera che Laudomia Bonanni voleva pubblicare negli Stati Uniti nel 1949 è quella attuale. E sostiene: “Un esame attento del romanzo secondo i personaggi, i luoghi descritti, la trama e l’uso della lingua, la ricostruzione del contenuto di quell’antico scritto andato perduto “Stridor di denti, attraverso tracce lasciate dall’autrice in alcuni racconti pubblicati dai quotidiani italiani negli anni ’50, figli del libro mai nato, il richiamo ad altri testi della Bonanni e soprattutto i riferimenti trovati in alcune cronache del paese di Caramanico, teatro narrativo de “La rappresaglia”, ci portano ad affermare che il testo edito nel 2003 non è altro che una nuova scrittura di “Stridor di denti”. Ma le date si rincorrono e ricongiungono in un unico percorso”…».
Non resta dunque che augurare un meritato successo in America al romanzo di Laudomia Bonanni “The Reprisal”, un risarcimento post mortem al desiderio della grande scrittrice aquilana. Ma anche un importante viatico internazionale per la riscoperta di questa autrice di forte tempra letteraria e sociale, cui la cultura italiana deve il tributo che le compete, segnatamente riportando alla più larga attenzione tutte le sue opere. Qui risiede anche l’iniziativa tenace degli studiosi e dell’Associazione bonanniana, impegnati a mettere in luce la corposità del suo pensiero e la fecondità della sua scrittura – lei “scrittrice senza tempo” – fino alla pubblicazione dell’opera omnia, obiettivo che segnerebbe il doveroso e completo riconoscimento della grandezza di Laudomia Bonanni.