MONTEREALE (AQ): di Nando Giammarini. – Dolcemente incastonata nell’incantevole bellezza della quiete montana, cullata e protetta da alberi di querce, conifere e castagni con il cielo di un blu intenso; un vero spettacolo della natura che, all’orizzonte, sembra ricongiungersi ai monti austeri, selvaggi, incontaminati, dando la sensazione dell’infinito, Cabbia appare al residente e al villeggiante in tutto il suo immane splendore. La sua bellezza armonicamente coniugata con la bravura e la bontà della propria gente la eleva quale borgo montano caratteristico d’Italia. E’ una terra tristemente condannata alla solitudine dal continuo decremento demografico poiché, semideserta per buona parte dell’anno, con i suoi 25/30 abitanti che sono gli ultimi baluardi della storia rimasti a presidiare e difendere il paese, ricca di tradizioni e di cultura che da sempre ha generato un tessuto sociale sano e rispettoso, altruista e generoso. Parliamo di un suolo natio e di un popolo ad economia all’origine prevalentemente agricola, di pastori e contadini che riuscivano a sopravvivere allevando bestiame e lavorando le aride e pietrose terre montane. Molti “Cajani” (così vengono chiamati gli abitanti di Cabbia) si dedicarono al commercio del bestiame e della lana. Povere vite votate al sacrificio ed agli stenti. I più anziani del paese raccontano che si recavano a piedi alle fiere in cittadine di altre regioni e partivano giorni prima. Alloggiavano in ritrovi di fortuna tipo i pagliai nella bella stagione e nelle stalle d’inverno per essere riscaldati dal fiato delle bestie. Unica soddisfazione a quella vita raminga era un quarto di vino, di tanto in tanto, quando se lo potevano permettere perché gli affari andavano bene. Sul finire degli anni ’50 con l’avvio del boom economico, sebbene con un livello di scolarizzazione molto basso, in tanti nell’umano tentativo di migliorare la loro condizione, si trasferirono a Roma in cerca di lavoro e di fortuna avendo come denominatore comune: onestà, serietà e correttezza: sentimenti e valori oggi pressochè scomparsi. – Fontana monumentale.Inizialmente si dedicarono al settore più fiorente in cui era maggiormente richiesta manodopera, anche non specializzata: l’edilizia. Successivamente molti si sistemarono nei nosocomi della capitale dapprima come portantini e poi riqualificati infermieri. Quelli più giovani accedevano direttamente al corso che allora era di un solo anno. Contemporaneamente cercarono di costruirsi una casa ed anche qui a costo di enormi difficoltà, con il montano spirito temprato ai duri sacrifici, collaborando tra tutti i paesani un fine settimana si lavorava a casa di uno ed un altro a quella del vicino. Con questa forma, come dire di mutuo soccorso, riuscirono a raggiungere l’ambita meta di avere un tetto sulla testa per la propria famiglia e, come ama ripetere mia madre all’età di 85 anni, non pagare il sonno. Cioè l’affitto. Oggi fortunatamente tutti i cabbiesi hanno una casa di proprietà nella località in cui vivono ma pochi sanno che quei palazzi ancora grondano lacrime e sangue dei nostri genitori alcuni dei quali, purtroppo, non ci sono più. I tempi cambiano la scolarizzazione crescente ha uniformato un po’ tutto: dal vivere lontano dalla materna terra ai rapporti di lavoro e di vicinato con gente diversa per usi costumi tradizioni ideologiche e culturali. Con i nostri genitori, e rivolgo un pensiero commosso e riverente alla buonanima di mio padre, di tutto si poteva discutere ma su un argomento erano irremovibili: la scuola. Loro che avevano conosciuto l’ingiustizia della povertà, la bestialità della guerra e l’assurdità di una carenza culturale non volevano assolutamente che i figli non andassero a scuola. Era una loro mentalità che ha dato i propri risultati. Cabbia, dove il livello di scolarizzazione è altissimo, annovera tanti laureati e diplomati che occupano delle ottime posizioni sociali. Nonostante siamo proiettati in diversi, talvolta anche tortuosi,sentieri della vita l’attaccamento al paese, il nostro sentire comune quel senso di Comunità, unita e coesa, è forte e si manifesta soprattutto per la festa quando torna anche il più lontano. Essa è un’insieme di momenti che esprimono al meglio amore per la terra d’origine, devozione al Santo Patrono, sentimenti religiosi, sano relax all’insegna dell’armonia e della familiarità,del divertimento. Insomma un misto di sacro e profano che rendono questo paesino dell’Alta Valle dell’Aterno accogliente, ospitale, solidale. Qui tutti i suo figli, tornano ad agosto ed il paese vive intensamente allietato dalle voci festose dei bambini e dalla gente seduta, a dialogare fino a tarda ora, nei muri della vecchia fontana e al fresco dei vari rioni. Cambiano i tempi, le situazioni, viviamo una crisi economica spaventosa ma lo spirito dei Cabbiesi rimane intatto tanto da riportarli al paese ad organizzare una bellissima festa. Quest’anno poi, probabilmente anche a causa delle ottime condizioni metereologiche, c’è stato pienone assoluto. I festaroli hanno organizzato un’ottimo evento, gestito con parsimonia, equità e spirito di servizio, con attrazioni per grandi e piccini, una toccante fiaccolata, spettacoli pirotecnici, gruppi musicali, esibizione di artisti di vario genere, giochi popolari e trovate dell’ultimo minuto come una serata a sorpresa, in chiusura dei festeggiamenti, coinvolgerà e divertirà tutto il popolo festoso. – Monumento ai caduti in guerra.Particolare e, per molti aspetti, commovente sarà la Commemorazione dei Caduti di tutte le guerre in piazza al cospetto del loro Monumento alla presenza di Autorità civili, militari, religiose, la preziosa partecipazione degli alpini e di due Crocerossine in alta uniforme. Uscendo dalla chiesa parrocchiale deporremo una corona d’alloro, la banda ha intonerà le note del Piave e poi il silenzio, due ragazze leggeranno i nomi dei Caduti la folla risponderà presente, un bambino recherà un omaggio al Monumento, ristrutturato nel 2005 da un Comitato di volontari particolarmente sensibili ed eternamente rispettosi e grati a quei giovani che a 20 anni donarono la vita per la salvezza della Patria, partirà un rintocco di campana e lo scoppio di un colpo di mortaio. Io, come quasi tutti gli anni, su richiesta del comitato organizzativo, terrò un discorso di commemorazione affinchè tutti, soprattutto i giovani, apprendano l’importanza ed il valore del ricordo e della memoria. A proposito di commemorazione dei Caduti bisogna mettere in bella evidenza le diverse sensibilità che gli stessi Sacerdoti hanno rispetto ad un tema così delicato che impatta direttamente nella vita e nei sentimenti della gente. Lo scorso anno il titolare della parrocchia di Cabbia era assente e venne a sostituirlo per la festa della Madonna di Loreto, ultima ricorrenza religiosa che conclude l’estate, un suo collega che non so di quale parrocchia fosse. Egli giunto in processione davanti al Monumento fece disporre la gente a mo di cerchio, posizionò la statua della Madonna al suo cospetto e fece suonare il Piave e l’Inno di Mameli. Tanti volti furono rigati dalle lacrime e tanti occhi diventarono lucidi. Quest’anno alla luce dello storico evento dell’arrivo delle Reliquie del nostro beneamato Santo Protettore realizzato grazie alla fattiva collaborazione tra l’Associazione Europea Amici di S. Rocco, egregiamente condotta da Fratel Costantino De Bellis, curatore e padre guardiano della sacra Reliquia e la Confraternita di Cabbia di Montereale reistituita a ridosso dell’anno giubilare 2000, anch’esse parteciperanno alla toccante cerimonia di commemorazione. – Processione di San Rocco per le vie del paese.Sarà un intenso momento di preghiera e di emozione, di fede e di speranza unito al ricordo di coloro che giovanissimi, poco più che ragazzini, lasciarono i genitori, le spose, gli amici e s’incamminarono verso la più assurda bestialità, la pazzia della mente umana:la guerra. A seguire ci sarà un’altra bella iniziativa dai contorni forti, che riempie di umanità il territorio e la sua gente:la deposizione di una corona di fiori al cimitero per ricordare i figli della nostra Comunità scomparsi. Poi il pranzo, alle 16.00 con tutte le autorità rivolgeremo il saluto alle Reliquie che riprenderanno Casertavecchia. Nel corso dei festeggiamenti interverrà Monsignor Giovanni D’Ercole, Vescovo ausiliario dell’Aquila e amico dei cabbiesi essendo stato il primo presule a partecipare alla celebrazione dei Caduti nel 2011, che ringrazio fin d’ora, unitamente a tutti coloro che interverranno a rendere omaggio alla Reliquia del nostro Santo Protettore. Un Particolare ringraziamento rivolgo a Fratel Costantino De Bellis: senza di lui lo storico evento non sarebbe stato possibile. Siamo davvero soddisfati, polemiche non ne vogliamo, rimpianti non ne abbiamo. Il nostro splendido territorio montano vive e si fa apprezzare anche attraverso simili iniziative, che sono già storia ed in quanto tali instancabili scrutatrici di umane vicende.