L’AQUILA – di Nando Giammarini – Il giorno della memoria ricorre ogni anno il 27 gennaio; in Italia fu istituito nel 2000, in tutti gli altri paesi del mondo dal 2005; esso è un particolare e toccante evento celebrato tutti gli anni in Italia e nel resto del globo terrestre.
Per memoria s’intende la capacità di conservare una traccia completa e duratura, di eventi che hanno segnato l’esistenza degli esseri umani quindi la capacità di conservare ricordi ed informazioni passate per servirsene nel presente. A questo fine Primo Levi – chimico per professione, scrittore per passione e partigiano per fede, una delle voci più importanti del Novecento – nel suo romanzo “Se Questo è un Uomo”, grande capolavoro della letteratura mondiale – diceva:” «Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre». Una citazione che soprattutto oggi, Giornata della Memoria, aiuta a riflettere ed a non dimenticare la tragedia dell’Olocausto. Essa non deve essere solo un omaggio alle vittime innocenti del tanto feroce quanto disumano regime fascista ma occasione di riflessione su una vicenda che ci riguarda tutti da vicino.
Il 27 gennaio 1945, lo ricordiamo per completezza informazione, fu il giorno in cui, alla fine della seconda guerra mondiale i cancelli di Auschwitz furono abbattuti dalla 60esima armata dell’esercito sovietico. Il complesso di disumani campi di concentramento di Auschwitz non era molto lontano da Cracovia, in Polonia, e si trovava nei pressi di quelli che erano all’epoca i confini tra Germania e Polonia. Con l’avvicinarsi dell’Armata Rossa, già intorno alla metà di gennaio, le SS subodorarono la mal parata ed iniziarono ad evacuare il complesso: circa 60.000 prigionieri vennero fatti marciare prima dell’arrivo dei russi. Secondo fonti storiche di questi prigionieri, si stima che tra 9000 e 15000 sarebbero morti durante il tragitto, in gran parte uccisi dalle SS perché non riuscivano a reggere i ritmi incessanti della marcia. Altri prigionieri, circa 9.000, erano stati lasciati nel complesso di campi di Auschwitz perché malati o esausti: era intenzione delle SS eliminarli ma non ebbero il tempo per farlo prima dell’arrivo dei sovietici. Le SS riuscirono invece ad eliminare e far sparire quante più prove possibile dei crimini che avevano commesso, facendo esplodere diverse strutture, alcune delle quali contenevano i forni crematori industriali – ove venivano bruciati i cadaveri delle persone uccise ad Auschwitz – e i beni delle vittime dello sterminio.
Quando la 60esima armata dell’esercito sovietico arrivò al campo principale, intorno alle 15.00, e dopo una battaglia in cui persero la vita più di 200 sovietici, trovò davanti a se’ uno scenario desolante: circa 9.000 prigionieri, i più deboli e ammalati, erano stati lasciati indietro, 600 di loro erano già morti. La stampa sovietica non accolse con troppo clamore la liberazione di Auschwitz, e tuttavia la giornata del 27 gennaio è andata ad assumere col tempo un significato simbolico: quello della fine ella persecuzione del popolo ebraico. Vista questa pazzia della mente umana il 20 luglio del 2000 in Italia fu approvata la legge numero 211 , composta da due semplici articoli volti ad istituire ogni 27 gennaio il “Giorno della Memoria”: una commemorazione pubblica non soltanto della Shoah, ma anche delle leggi razziali approvate sotto il fascismo, di tutti gli italiani, ebrei e non, che sono stati uccisi, deportati ed imprigionati, e di tutti coloro che si sono opposti alla ‘”soluzione finale”’ voluta dai nazisti, spesso rischiando la vita.
Ciò che rende unica la Shoah è il fatto che si trattò di un genocidio razionale, ben organizzato, che si avvaleva della tecnologia e di impianti efficienti per sterminare un popolo intero nel cuore dell’Europa. Un’ assurda mattanza. I tempi i fatti ed i luoghi sono, e saranno per sempre,i soggetti immortali che raccontano il passato coniugando al presente. Essi lo rappresentano con una voce, silente o strepitosa che può distruggere o ricostruire avvicinando, talvolta, gli eventi in un incontro senza fine.
Talvolta pensieri flebili o fiumi di parole non sono sufficienti a raccontare e ricordare ma rappresentano le uniche possibilità di difesa contro un dolore lancinante e disumano che oggi, a 78 anni dai quei misfatti, ancora si prova al solo pensiero di quello sterminio di massa ad opera delle belve nazi fasciste: gente sena umanità e senza cuore.
La memoria inseme alla cultura fa più paura delle mitragliatrici, dei missili e delle bombe ai maledetti regimi totalitari. Intanto da nord a sud del paese si stanno tenendo tante manifestazioni poichè siamo fermamente convinti che l oblìo è nemico della storia.
Nel nostro Abruzzo, tre le altre manifestazioni, il Prefetto dell Aquila Cinzia Torraco, ha ricevuto i famigliari di due militari deportati ed internati. E gli ha consegnato la medaglia d onore quale riconoscimento morale del loro sacrificio e come monito e ricordo per le future generazioni.
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