
L’AQUILA – “I contrasti e la contrapposizione fra i produttori abruzzesi in merito al rinnovo della governance del Consorzio di tutela dei vini d’Abruzzo stanno causando grande nocumento alla immagine del vino e del nostro territorio.
Il mondo vitivinicolo abruzzese subisce incomprensibili tensioni, scontri e rinvii dell’appuntamento elettorale tanto da creare un clima ostile all’interno dell’assemblea dei soci chiamata a nominare il nuovo consiglio di amministrazione”.
Lo afferma il vicepresidente della giunta regionale con delega all’agricoltura, Emanuele Imprudente.
“Ho tentato in più momenti, da aprile scorso, di far comprendere l’importanza di una scelta empatica ed unitaria che potesse compattare i vari rappresentanti e le varie istanze del settore, ma non si è pervenuti ad alcuna condivisione di intenti, anzi si sono acuite le contrapposizioni.
Il 5 settembre scorso – ricorda – abbiamo assistito ancora una volta ad un rinvio, portando strascichi ancora più pesanti, mentre il mercato del vino, con la vendemmia in corso, patisce pesantemente i contraccolpi sul prezzo di vendita del prodotto fortemente in ribasso. Soprattutto in questo delicato e critico momento storico tale stallo non è più sostenibile, il settore non può permettersi questa inspiegabile impasse.
Chiedo con forza, per quanto non direttamente coinvolto come Regione Abruzzo, di porre fine a litigi, contrasti e discussioni all’interno del Consorzio di tutela dei vini d’Abruzzo, invito i produttori ad un confronto, serrato e finanche duro ma con l’obiettivo di trovare una sintesi ed un accordo: il sistema vitivinicolo abruzzese non può più aspettare, ha bisogno di lavorare con serenità; la qualità, le energie e le competenze ci sono tutte, non buttiamole alle ortiche”.
“La Regione – termina Imprudente – ha bisogno di un interlocutore, non può più aspettare e giustificarne l’assenza, soprattutto nei riflessi all’esterno dell’Abruzzo, ritengo di importanza fondamentale tutelare questo mondo, l’economia di tutte quelle famiglie che con il loro duro lavoro attendono la giusta remunerazione per i sacrifici fin qui fatti, e che stanno ancora facendo”.
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