AVEZZANO – “Ci ho provato in tutti i modi di rianimarla, anche se lavoro in sala operatoria non ci si abitua mai”.
Sono le parole pronunciate ancora sotto choc e con la mani ancora sporche di sangue, da Amleto Magnante, infermiere della sala operatoria dell’ospedale di Avezzano, il primo a soccorrere nell’oratorio della parrocchia di San Pelino, frazione del comune di Avezzano, la bambina di 12 anni ferita a morte dopo essere stata travolta dalla altalena in legno sulla quale stava giocando, la cui struttura ha ceduto all’improvviso.
L’operatore sanitario è intervenuto quando ha sentito gridare il nome della bambina dalle tante persone che hanno assistito alla tragedia. La bambina, solare ed allegra, molto conosciuta e ben voluta da tutti, è di origini albanesi ed apparteneva ad una famiglia integrata: viveva con madre e padre, considerati grandi lavoratori, ed una sorella più grande nella frazione di San Pelino in una abitazione vicina all’oratorio dove spesso andava a giocare.
Secondo quanto si è appreso, l’area è di proprietà della Curia di Avezzano ed è stata affidata in comodato d’uso al Comune con una tirocinante del comune che tutti i giorni andava ad aprirla. Lo spazio all’aperto era molto frequentato ma non sarebbe stato in condizioni adeguate.
La chiesa di San Pelino sarebbe stata ristrutturata. La Procura che ha aperto una inchiesta ha posto sotto sequestro l’area.
Sul posto, oltre ai soccorritori sono giunti il vescovo di Avezzano, Giovanni Massaro, apparso fortemente provato, e tanti componenti dell’Amministrazione comunale, tra i quali Domenico Di Berardino, vice sindaco con funzioni di sindaco per la sospensione del primo cittadino, Gianni Di Pangrazio.
E poi tanta gente, praticamente tutta la frazione, ed anche tanti bambini amici della giovanissima vittima, in uno stato di disperazione.
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