L’AQUILA – “La visita pastorale di Papa Francesco si inserisce nella tradizione secolare della Perdonanza, raccoglie questo patrimonio, nato dall’iniziativa geniale di Celestino V, e lo proietta a livello universale. Il messaggio di Papa Francesco, come quello di Celestino, è concentrato sulla misericordia, l’anima dell’annuncio del Vangelo”.
Così il cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo metropolita dell’Aquila, sulla visita di papa Francesco a L’Aquila il prossimo 28 agosto, il primo nella storia che aprirà la porta Santa della basilica di Collemaggio nell’ambito della Perdonanza celestiniana istituita da papa Celestino V nel 1294.
“Un segnale che va accolto con un apprezzamento, perché sottolinea la valenza internazionale della Perdonanza, con la speranza che trovi risonanza larga, in tutte le istituzioni – spiega ancora l’alto prelato -. Il messaggio che ci arriva dal Vangelo non solo ci apre la strada per andare in cielo, ma anche per camminare bene sulla terra, quindi il tema della fraternità ha anche una traduzione in termini di comprensione razionale ed etica, e la Perdonanza può essere proposta a livello globale proprio perché contiene in sé questi contenuti”.
Petrocchi sottolinea che “il tema della Perdonanza ha una molteplicità di dimensioni, ha un’ampiezza che tocca la storia intera, e anche quella contemporanea, in modo diretto. Il magistero di Papa Francesco tocca tre polarità strettamente connesse: la pace, e la pace esige la giustizia, che a sua volta non si afferma senza la misericordia. La condizione della pace è però il perdono, ed oggi in un contesto internazionale segnato da conflitti sanguinosi, in varie parti del mondo, e purtroppo dalla guerra qui nel cuore dell’Europa, in Ucraina, non possiamo non raccogliere questo insegnamento”.
Secondo Petrocchi, “il perdono è del resto fondamentale in tutte le relazioni, non soltanto istituzionali e comunitarie, ma anche in quelle interpersonali. Per esempio in una famiglia se quotidianamente non si esercita l’arte del perdono, è facile che le vie della comunicazione restino intasate, che si creino barriere, e quindi incomprensioni, rivendicazioni e a volte aperta conflittualità. Perdonare però non significa far finta di niente, dimenticare ciò che è successo, non tener presente l’avvenimento anche con la sua valenza dolorosa. Perdonare significa mettere in campo la convinzione che il male deve essere superato attraverso il bene”.
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