L’AQUILA – “Con la sconfitta nella doppia finale dei playoffs nazionali di Eccellenza contro il Chisola è terminata l’annata sportiva 2021-2022 de L’Aquila Calcio.
Volendo tracciare un bilancio, si deve purtroppo scrivere di una stagione sostanzialmente fallimentare, che per di più fa seguito a quanto accaduto già lo scorso anno, quando la sospensione del campionato e la sua seguente ripartenza da zero con un nuovo formato avevano costituito per gli errori e le mancanze gestionali della compagine sociale rossoblù una giustificazione solo parziale. In relazione alla stagione appena trascorsa non sussistono neanche questi alibi: basti pensare che in pochi mesi si sono succeduti due direttori sportivi e tre allenatori, mentre il calciomercato di dicembre ha fatto registrare l’uscita di nove giocatori e l’arrivo di altrettanti, alcuni dei quali – tra i più quotati, oltretutto – sono successivamente stati estromessi dalla rosa o dal progetto tecnico”.
Inizia così una nota del Fronte Aquilano, finalizzata a fare un bilancio della stagione sportiva de L’Aquila Calcio appena conclusa.
“Non bastano per addolcire la pillola né il successo – quantunque importante – conseguito nella Coppa Italia di Eccellenza abruzzese, fase regionale della Coppa Italia Dilettanti (da cui la nostra squadra è poi stata subito eliminata), né i risultati in crescendo ottenuti nella porzione finale dell’annata: non bastano soprattutto se si considera il budget – enorme, da quel che si apprende, per la categoria – investito nel biennio per inseguire vanamente la promozione in Serie D. A questo proposito va osservato che una forma di elementare rispetto nei riguardi della Città, che per il tramite delle sponsorizzazioni accordate da tanti operatori economici (l’essersele assicurate, sia chiaro, è un indubbio merito) ha finora consentito agli attuali proprietari del sodalizio rossoblù di continuare a gestirlo, vorrebbe che si adottasse una trasparenza maggiore nel comunicare almeno i dati essenziali relativi a quanto si è incassato (e come) e a quanto si è speso (e come). Un’associazione sportiva che si voglia anche solo provare a definire “dei tifosi” e “della gente” non può lasciare queste informazioni al pettegolezzo, oppure limitarne l’effettiva conoscenza a più o meno ristretti ‘cerchi magici’.
A tale riguardo – scrivono ancora i tifosi – ci auguriamo che, differentemente da quanto accaduto nel caso dei precedenti mutamenti dell’assetto sociale verificatisi pure nel corso di quest’ultima annata, che ha fatto d’altronde registrare sia le dimissioni del Presidente sia la fuoriuscita del Copresidente e del Direttore Generale, si garantisca la massima chiarezza relativamente agli accordi, a quanto sembra già conclusi, per l’ingresso di nuovi soggetti all’interno della compagine. Un ruolo centrale in quest’ottica spetta anche agli organi di informazione, che dovrebbero non limitarsi a riportare acriticamente le notizie ricevute ma porsi – ad esempio – il problema di quale senso abbia parlare di quote nell’ambito di una A.S.D., dal momento che quest’ultima costituisce un’associazione di persone e non una società di capitali. Più in generale, l’auspicio è che a prevalere siano alfine l’interesse esclusivo de L’Aquila Calcio e le sue prospettive future anziché i tentativi di mantenere rendite di posizione da parte di chicchessia.
In effetti, di là dalla succinta analisi della stagione dal punto di vista propriamente sportivo, non possiamo non esprimere la nostra opinione pure su altri aspetti, non meno importanti, della gestione del sodalizio calcistico del Capoluogo d’Abruzzo. Abbiamo già scritto sopra dei caratteri di trasparenza e reale compartecipazione che dovrebbero connotare una “società di tifosi” e che invece risulterebbe quantomeno fantasioso ravvisare nell’attuale struttura proprietaria e dirigenziale, sinora contraddistinta – piuttosto – da meccanismi decisionali opachi e da ruoli e responsabilità tutt’altro che chiari.
In aggiunta a ciò, condanniamo con decisione la crescente trascuratezza di chi amministra L’Aquila Calcio nei riguardi di alcuni dei suoi più importanti elementi distintivi: ci riferiamo innanzitutto al sempre più raro utilizzo della tradizionale maglietta rossoblù da parte della prima squadra, ma anche all’assurda e sgradevole sostituzione dell’inno storico (uno dei più antichi all’interno del panorama calcistico italiano) del Sodalizio, alla regolare manomissione della denominazione completa dello Stadio (che – fino a prova contraria – è intitolato pure a Italo Acconcia oltre che al Gran Sasso d’Italia), nonché al voluto e anzi ostentato disprezzo nei confronti delle pazienti ricostruzioni della storia della squadra del nostro cuore e, in particolare, delle sue origini. Più che mai, pertanto, occorre che il nostro club prosegua nella sua attività di tutela della tradizione calcistica aquilana, in virtù del crescente interesse che tale opera di valorizzazione riscuote a livello territoriale e nella profonda convinzione che la divulgazione dell’evoluzione storica della compagine rossoblù sia propedeutica alla sua stessa crescita sportiva; resta ferma, in proposito, la disponibilità a qualsivoglia dibattito pubblico sui temi identitari del calcio del Capoluogo”.
“Infine, chiariamo a tutti che il Fronte Aquilano continuerà a rappresentare una voce libera e critica in seno alla tifoseria rossoblù, respingendo al mittente ogni tentativo di pressione o velata intimidazione, da qualunque parte provenga. L’amore per L’Aquila Calcio, infatti, è e sarà sempre la nostra unica stella polare. Forza L’Aquila”, termina la nota.
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