L’AQUILA – di Nando Giammarini – Ricorre domenica 14 novembre 2021 la V edizione della giornata mondiale dei poveri fortemente voluta da Papa Francesco a conclusione del Giubileo della Misericordia, affinchè tutta la comunità cristiana fosse chiamata a tendere la propria mano ai poveri, ai deboli, agli uomini e alle donne cui viene calpestata la dignità. Poi per sollecitare la Chiesa ed i fedeli a rivolgere uno sguardo e donare un sorriso alla moltitudine di persone che versano in condizioni di precarietà economica infondendo il loro la speranza in un domani migliore.
Sono quei nostri fratelli meno fortunati, più bisognosi che il Manzoni, dopo la conversione religiosa definì le “ pupille di Dio”. Sono gli ultimi della terra coloro che non hanno nulla ed ai quali si nega anche la tranquillità del nulla avere. Possiamo inserire tra i poveri del terzo millennio anche le migliaia di profughi, uomini donne e bambini, ammassati lungo il confine polacco bielorusso dove la “marea umana” è al freddo e senza cibo da giorni delimitati dal filo spinato. Unico sostegno a questo “esercito di disperati” tanti volontari che si prodigano in loro aiuto rifornendoli di cibo in gran parte fornito, di nascosto, dal cuore generoso dei polacchi. Una vera e propria emergenza umanitaria di gente costretta per intere notti al gelo.
Siamo perfettamente convinti che ognuno di noi ha bisogno dell’altro, e anche la debolezza, quindi la povertà in quanto tale, se vissuta insieme, può diventare una forza che migliora il mondo. Personalmente ho avuto, da sempre, grande considerazione e rispetto per questa categoria sociale che soffre in silenzio, talvolta al limite dell’umana sopportazione, la propria condizione avvilente e distruttiva. Penso ai tanti barboni che trascorrono la loro vita avvolti in cartoni o coperte davanti alle stazioni delle metropolitane, negli androni dei palazzi, nelle panchine dei giardini pubblici, a quegli uomini e donne che chiedono l’elemosina per potersi assicurare almeno un pasto giornaliero; ai tanti che tendono la mano all’uscita delle chiese: a quelle povere mamme con bambini in tenera età costrette, da compagni o mariti senza cuore, a mendicare. Un ‘assurda situazione di dignità umana calpestata al cui cospetto non si può rimanere indifferenti anche in funzione del fatto che l’ingiustizia è alla base della povertà. Non si può ignorare il grido di chi si trova ad affrontare le tempeste della vita senza una presenza amica; stringe il cuore udire il lamento dei bambini che hanno fame o di coloro che invece di vivere la spensierata giovinezza sono costretti agli scoppi delle bombe anziché al frastuono dei giochi. Per non parlare dei tanti uomini, donne e bambini che arrivano ad intraprendere il viaggio della speranza avventurandosi in mare con delle carrette senza la certezza di un approdo.
Molte vittime dell’Adriatico sono sepolti nei nostri cimiteri senza neanche un fiore un lumino un segno di rispetto e pietà umana. I poveri sono aumentati a dismisura e, purtroppo, lo saranno ancora nei prossimi mesi arrivando a privare i più vulnerabili dei generi di prima necessità. Le lunghe file nei pressi delle mense per poveri sono l’inconfondibile segno di un netto peggioramento. Per fortuna, però, c’è qualcosa che ci può salvare dall’oblio sociale di questa situazione: le reti di solidarietà , e le associazione umanitarie il cui obiettivo è di assicurare cibo ogni giorno gratuitamente alle fasce più povere della popolazione ed a chiunque versi in stato di bisogno e vulnerabilità, senza alcun tipo di distinzione.
Un pizzico di umanità impone di fornire risposte concrete e certe alla miriade di disoccupati, in primis padri di famiglia, donne e giovani che non sanno come sbarcare il lunario. Occorre intervenire tempestivamente, per sconfiggere quel senso di disorientamento ed impotenza, con lungimiranti progetti di solidarietà e promozione umana onde evitare che si arrivi alla notte dei tempi e la gente perda il lume della ragione e della speranza. Ad aggravare questa, di per se, difficilissima situazione ha contribuito, fin dallo scorso anno, la pandemia da Codid-19 che ha moltiplicato ulteriormente le persone in grave stato di difficoltà. La stessa, in netta ripresa in quest’ultimo periodo nel nostro Paese, quando non porta con se sofferenza e morte reca un aumento esponenziale della povertà. Il particolare momento che stiamo vivendo ha decretato la crisi di tante certezze. Ci sentiamo più poveri, più deboli e più miseri perché abbiamo sperimentato il senso del limite e la restrizione della libertà. La perdita del lavoro, degli affetti più cari, come la mancanza delle consuete relazioni interpersonali hanno improvvisamente spalancato orizzonti che non eravamo più abituati a scrutare. Ma, si sa, in una situazione di crisi sanitaria mondiale bisogna intraprendere tutte quelle misure necessarie a salvaguardare la salute pubblica.
Gradita l’occasione di questo articolo per invitare, ancora una volta, la gente a vaccinarsi allontanando quel pericolo che gli scienziati dicono essere ancora presente a causa di coloro che, andando contro il dettato della scienza, non sono ancora vaccinati. Ricordo ai tanti no Vax che stanno mettendo a ferro e fuoco intere città che la loro libertà inizia dove finisce quella degli altri e viceversa.
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