L’AQUILA – di Nando Giammarini – In autunno la natura si tinge di mille colori: rosso, giallo, ocra, arancio e di tante sfumature del marrone; ciò presuppone la prossima cadute delle foglie. Arrivano le prime piogge, quelle che il Cardarelli definiva piogge di settembre, torrenziali e piangenti, e se la temperatura continua ad essere mite spuntano i funghi; alcuni arbusti sono carichi di bacche rosse e di corbezzoli.
Tutto l’Alto Aterno in questo periodo è un vero spettacolo della natura con i colori della vegetazione che sembrano confondersi, all’estremità, con il cielo di un blu intenso. Un’atmosfera tipica di questo periodo, grazie all’immenso giardino naturale dei suoi monti e alle chiome delle sempre verdi conifere che si stagliano piano piano lasciando il posto ai mille colori dei faggi ed ai frutti di stagione tra cui la famosa castagna “roscetta fiorentina”. Regina incontrastata dei nostri boschi e frutto autunnale per eccellenza. Parliamo di un prodotto di dimensioni medio grande molto calorico composto per circa il 60% da amidi e da carboidrati, cloro, magnesio, proteine, sali minerali e le vitamine A, B e C. Anche la tecnica di conservazione delle castagne è molto semplice; basta metterle in acqua per 9 giorni sostituendola al 5° poi al termine toglierle falle asciugare bene al sole e riporle in un luogo asciutto. Così trattate durano anche 3 / 4 mesi.
Quando tutto l’Alta Valle dell’ Aterno era fortemente popolata ed i propri boschi in piena attività di coltivazione questo prodotto tipico era una fonte di sostentamento ed un alimento di baratto. Si scambiava con altre derrate alimentari quali grano, granoturco, fagioli necessarie al fabbisogno delle varie famiglie nel lungo inverno montano dove, allora, la neve arrivava a i primi di dicembre e resisteva fino a primavera inoltrata. Antichi scenari di paesi che sembravano dei veri e propri presepi naturali, antichi sapori testimoni di una tradizione che sembrava scomparsa e invece vive e si perpetua nel tempo anche attraverso il piacere di andare a raccogliere le castagne nei boschi e degustarle a sera di fronte al camino con un buon bicchiere di vino da sempre della gente di montagna amico.
Il nome “Roscetta” deriva dal colore del frutto che appena raccolto appare di una tonalità rossiccia forte e poi tende a variare verso il marrone. Essa – in tutte le zone del cicolano e dell’antrodocano, dove è presente un’altra qualità altrettanto buona, il marrone IGP (Indicazione Geografica Protetta) o nella Valle Roveto – richiede un ciclo di lavorazione molto impegnativo che inizia a settembre con la pulizia delle superfici ricoperte di felci che venivano tagliate, essiccate ed utilizzate in una fase di lavorazione del maiale. La “roscetta”, non molto grande e rotondeggiante con superficie liscia, di colore bruno rossastro appartiene alla varietà del “Marrone Fiorentino”.
Le caratteristiche distintive di questo singolare marrone sono rappresentate da una pezzatura medio-grande 80-90 frutti per Kg. di prodotto raccolto, da una forma ovoidale o globosa, con torcia sull’apice abbastanza pronunciata, carne bianca, brillante e croccante. Essa dal sapore delicato e dolce, ha un alto potere calorico. Per le elevate caratteristiche di sapidità, fragranza e sorbevolezza, tutta la produzione, considerato tra i migliori marroni prodotti nell’area di mercato del centro Italia, viene utilizzata pressochè allo stato fresco. I castagni sono gli attori primari del suggestivo paesaggio naturale dell’ Alta Valle dell’Aterno e protagonisti dello spettacolo di natura e colori del circondario. In estate il bosco diventa di un verde intenso, mentre in autunno si accende ed assume variopinte tinte cromatiche.
E’ un vero peccato che a causa dell’abbandono dei tanti paesini i boschi siano ormai pressochè impenetrabili ed è impresa ardua riuscire a raggiungere la base degli “Insitati” (Secolari alberi di castagno) che ancora fruttificano per raccogliere il prezioso frutto. La castagna, lo ricordiamo per dovere di cronaca, ha costituito per secoli un’importante fonte di sussistenza per i vari territori abruzzesi: dal teramano, all’Alto Aterno, alla Valle Roveto, al Carseolano. Ma la castagna, ”il pane dei boschi”, oltre a costituire un importante elemento di sussistenza, ha rappresentato sino alla fine degli anni’60 una significativa fonte di reddito; veniva, infatti, largamente esportata. Fiorente era un tempo anche il commercio del legno di castagno, utilizzato oltre che come legna da ardere, per recinzioni, fabbricare mobili, botti e soprattutto nell’edilizia.
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