L’AQUILA – Abruzzo. Per la ripresa accelerare sulle opere pubbliche
L’impatto della pandemia sull’economia regionale è severo. L’Abruzzo è una regione esportatrice che ha subito particolarmente i colpi della crisi: nel 2020 perdiamo oltre 3miliardi di euro di reddito (-9%), aumentano disoccupazione e povertà, sono cadute le esportazioni e gli investimenti. Effetti drammatici hanno riguardato pure i settori del turismo, delle costruzioni e dei servizi alla persona. Poche le filiere in controtendenza, tra le quali farmaceutica ed agroalimentare.
Come reagire?
Non possiamo attendere gli effetti del Piano Draghi, dobbiamo chiederci cosa si possa fare per affrontare la grave virus-recessione.
La prima priorità riguarda l’accelerazione degli investimenti in opere pubbliche. Grazie agli effetti dei moltiplicatori, ogni miliardo di euro investito in opere genera tra effetti diretti ed indiretti un incremento del Prodotto Interno Lordo (PIL) di 3,5 miliardi di euro ed una crescita dell’occupazione media di circa 18.000 unità per la durata dell’investimento.
Ecco perché sbloccare i cantieri ed investire rapidamente le risorse disponibili avrebbe dovuto essere e deve essere la “priorità delle priorità” della Regione. L’Abruzzo dispone di risorse importanti spendibili e si possono aprire o accelerare importanti cantieri stradali/ferroviari, anticipare rilevanti opere irrigue e sulla depurazione, affrettare le opere d’arte e l’adeguamento sismico sulle strade, spingere le reti web per servire il territorio con la banda ultralarga, meglio operare sulla ricostruzione post-sisma, ecc. ecc..
Molte le opere “incagliate” di competenza regionale e locale. Gli investimenti del famoso Masterplan vanno a rilento, sui Fondi europei 2014/20 la spesa è insoddisfacente, decine di opere sono bloccate per inerzia dei comuni e contenziosi, ed accade così che i cantieri non partono come dovrebbero, non si crea reddito e non si genera occupazione. Le responsabilità sono note e molteplici, dipendono in gran parte da inadeguata assistenza tecnica, da normative contorte, dalla inefficienza della burocrazia, dalla lentezza della giustizia e del processo decisionale pubblico.
Un obiettivo possibile, a condizione che si coinvolgano le giuste competenze e si valorizzino le partecipate regionali, è avviare/accelerare cantieri con un impatto incrementale sul PIL regionale pari a 2miliardi di euro, rimettendo così in moto un’economia gravemente depressa. Investimenti che, inoltre, andrebbero a migliorare la produttività del “sistema Abruzzo”, favorendo anche per tale via la crescita e l’insediamento di nuove imprese ed il consolidamento di quelle esistenti.
Pigiando sul pedale dell’acceleratore della spesa produttiva, la Regione potrebbe dare un segnale forte ed immediato di inversione di rotta, creare ricchezza e nuovi posti di lavoro, dare fiducia in un momento di accentuata difficoltà ed incertezza sulle prospettive future. Aprire i rubinetti delle opere pubbliche è la prima delle terapie per combattere la recessione, non la sola, ma certamente la più efficace. Si tratterebbe di un classico stimolo keynesiano, uno shock di spesa pubblica che può davvero essere l’unico mezzo per riprendere la via della crescita ed arginare così la drammatica fase depressiva, con la conseguente disoccupazione e nuove povertà.
Occorrono però lungimiranza e capacità tecnica.
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