PAGANICA (L’Aquila) – A causa del perdurare delle limitazioni derivanti dal Covid-19, ieri, a cura della Parrocchia di Santa Maria Assunta di Paganica è stata trasmessa la Santa Messa delle ore 11,00 in diretta sulla pagina facebook della Parrocchia e di Radio L’Aquila 1 e su www.radiolaquila1.it.
Questa l’omelia del parroco Don Dionisio Humberto Rodriguez.
In questa seconda domenica di Pasqua vorrei salutare tutti, vorrei arrivare al cuore delle vostre famiglie, vorrei portare nei vostri cuori un messaggio di speranza.
Tante volte abbiamo detto che ci sentiamo cristiani del Venerdì Santo, che facciamo fatica a portare nel nostro mondo, nella nostra società, la luce e la forza del Signore risorto. Spesso e volentieri ci identifichiamo più con la croce che con la luce della domenica di Pasqua. Abbiamo anche detto che è molto difficile aiutare i fratelli a scoprire la bellezza della nostra fede se non siamo noi i primi ad essere convinti, se non riusciamo a trasformare il nostro volto in modo che chi ci guarda possa entusiasmarsi per il messaggio ricevuto. Sicuramente vi starete domandando: come si fa? Chi può riuscire in questo compito? Diventa quasi impossibile sorridere e portare gioia se nel nostro cuore e nella nostra vita siamo appesantiti da tutto quello che ci accade.
Vi inviterei a guardare in profondità quello che oggi stiamo celebrando. Con questa domenica finisce l’ottava di Pasqua: per otto giorni abbiamo celebrato, come se fosse un solo giorno, l’evento che ha cambiato la vita dei discepoli e la nostra. In questa settimana la Parola del Signore ci ha regalato degli episodi meravigliosi, abbiamo letto brani dagli Atti degli Apostoli e abbiamo toccato con mano i momenti difficili che i discepoli hanno dovuto affrontare. Cerchiamo di entrare nella vita e nel cuore di questi uomini che avevano il cuore spezzato sia per la perdita dell’amico, della guida, del Messia, che per il fallimento della loro vocazione, delle loro attese, dei loro programmi, per il tempo sprecato dietro a un incantatore. Tutte situazioni ed eventi che sicuramente non avrebbero mai portato i discepoli a gioire, a comunicare positività. Mi vengono in mente, a tal proposito, le parole che oggi ci propone la seconda lettura tratta dalla prima lettera di San Pietro Apostolo: “Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà.”
Le parole di san Pietro ci permettono di riconoscere che i discepoli per primi hanno dovuto lasciarsi guidare dalla forza dello Spirito per riuscire in questa missione. Quando la nostra esistenza è piena di dolore e tristezza non riusciamo a donare gioia, allegria, entusiasmo. Solo la grazia di Dio ci permette di riuscire a trasformare, a cambiare, le cose. È bello pensare che il Signore conosceva molto bene coloro che aveva scelto come suoi seguaci: Gesù conosce la loro fragilità, la loro povertà e non si scandalizza per tutto ciò anzi, ha sempre fiducia in loro. Gesù è paziente, è misericordioso, è consapevole che per riuscire a realizzare la Sua missione dovrà accompagnare sempre questo gruppo di uomini. Il Signore è stato sempre fedele alla Sua promessa, alla Sua parola.
Il Vangelo di Giovanni che oggi la liturgia ci propone, ci fa capire quanto detto finora. Da una parte l’amore di Gesù per i suoi discepoli e dall’altra la Sua pazienza verso Tommaso; il Signore lo accontenta, gli permette di superare le sue difficoltà, la sua poca fede, gli permette di vedere e di toccare le Sue ferite. Grazie a questo gesto d’amore e pazienza, Tommaso riesce a professare la sua fede nel Signore Risorto: “Mio Signore e mio Dio”.
Nell’incontro con i Suoi discepoli Gesù risorto dona loro la Sua pace, infonde in loro il Suo Santo Spirito affinché possa guidare i loro passi e concede loro il potere di perdonare nel Suo nome i peccati del mondo.
Questo incontro permetterà la nascita della Chiesa, luogo dove gli uomini potranno entrare in contatto diretto con la grazia di Dio, con il Suo amore e la Sua misericordia.
Il brano degli Atti degli Apostoli ci descrive il modo in cui la prima comunità vive la sua vita di Chiesa.
Penso sia opportuno lasciare che la Parola aiuti ognuno di noi a riconoscere quanto siamo vicini o lontani dalla proposta di Chiesa che oggi ci viene rivelata. La comunità, l’amore fraterno, la condivisione, sono elementi fondamentali, essenziali nella vita della Chiesa. Oggi, purtroppo, siamo arrivati a concepire un’idea di Chiesa molto diversa da quella che ci viene indicata nelle Scritture. Oggi si tende a vivere la dimensione spirituale in modo individualistico: prego da solo, non ho bisogno della comunità, mi rapporto personalmente con Cristo, la Chiesa è un qualcosa che non ha nulla a che fare con me. Totalmente sbagliato! E’ stato Gesù a fondare la Chiesa. L’uomo non si può salvare da solo perché è nella comunità che egli riesce a realizzare pienamente il progetto divino. L’uomo ama, soffre, perdona, sempre rapportandosi con gli altri. La Chiesa ci permette di vivere pienamente la nostra condizione di creature con prospettiva divina. Percorriamo la vita umana per raggiungere il traguardo in Dio. La prima comunità vive in sintonia, è perseverante nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere, mette in comune i beni per aiutare chi non ne ha.
Ecco, miei cari fratelli e sorelle, la gioia del Signore risorto noi la dobbiamo annunciare, comunicare, testimoniare, così come hanno fatto i primi discepoli, insieme alle loro comunità, nonostante rischiassero la vita.
Gesù è Risorto e la sua Resurrezione ha cambiato la storia. Non dobbiamo avere paura quando veniamo assaliti da pensieri, sentimenti, ricordi, che mettono in difficoltà la nostra testimonianza del Cristo risorto. Non dobbiamo dimenticare che il Signore abita la sua Chiesa e in essa possiamo trovare ristoro, misericordia, entusiasmo e forza per andare avanti nella testimonianza della nostra fede, permettendo a tanti altri di conoscere il nostro Dio che è morto, è risorto e vive in noi.
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