L’AQUILA – di Nando Giammarini – Non ci poteva essere occasione migliore della festa di S. Rocco – cui tutti noi cabbiesi siamo devoti – per rendere omaggio alla memoria di un amico, un fratello, un sacerdote che tanto si è impegnato, in vita, in difesa del nostro amato paesello quindi del suo popolo onesto e laborioso. Alla toccante cerimonia erano presenti: il Sindaco di Montereale, Massimiliano Giorgi, il Comandandante della locale stazione dei Carabinieri, luogotenente Giancarlo Fiore, l’arcivescovo dell’Aquila, Cardinale Giuseppe Petrocchi, il parroco Don Fernando.
Un brivido ha scosso la pelle quando il Sindaco ha scoperto la targa salutata da uno scrosciante applauso. Non ci poteva essere luogo migliore da intitolargli se non la nostra piazza ubicata tra la chiesa parrocchiale, la fontana ed il Momumento ai Caduti. Ieri mattina era pervasa da una grande emozione che si respirava nell’aria al solo pronunciare il nome di Don Andrea Durantini.
La nostra Comunità ha accettata con viva soddisfazione la proposta di questo riconoscimento, tanto che in poco tempo abbiamo raccolto tantissime firme a sostegno dell’iniziativa, per un degno figlio di Cabbia che nel corso della sua lunga presenza in paese ha saputo farsi apprezzare per il suo impegno nei confronti delle persone e delle famiglie che versavano in difficoltà. Egli è stato in grado di unire, avvicinare, coordinare conseguendo tanti risultati su vari fronti. Questo riconoscimento alla memoria è per noi, comitato promotore,un atto dovuto per un uomo di fede che ha speso la propria esistenza nell’insegnamento a più generazioni e al servizio dei più deboli. Una figura rimasta indelebile nel cuore e nella mente di ogni cabbiese.
Non credo assolutamente di esagerare se dico e ripeto fino alla nausea che egli, ancor prima che pastore di anime era un uomo dedito alla bontà all’altruismo, alla generosità . Egli, dotato di grande forza interiore, morale e civile, si è prodigato per ben 47 anni, in modo continuo e duraturo, in un appassionato impegno sociale e pastorale a favore della popolazione cabbiese e di tutta l’Alta Valle dell’Aterno. Un impegno costante profuso senza risparmio di energie con lo spirito di chi sa di essere nel giusto. Io lo ricordo partire a piedi con la neve per recarsi ad officiare le funzioni religiose nei paesi vicini o a risolvere diatribe nei vari uffici. Tanti sono stati i parroci della famiglia Durantini che per anni si sono alternati a Cabbia l’ultimo, in ordine di tempo, fino al 1982 anno della sua dipartita fu Don Andrea Durantini – per tutti noi cabbiesi affettuosamente chiamato:” Zi prete”.
Degnissimo erede di antiche virtù di cui è ricca la gente abruzzese. Egli fu un instancabile pastore e maestro di vita che alla missione spirituale aggiunse una inesauribile opera di beneficenza viva ancora oggi in paese come una limpida luce morale, spirituale e intellettuale che ci guida e ci invita, seguendo il suo esempio, ad impegnarci in opere di pace,di bene ed in sostegno dei fratelli meno fortunati. Un maestro dei mastri nato nella sua terra, faro di elevata cultura ed operosità. Se Quintiliano parlava di” Parens Animorum” cioè padre delle anime Don Andrea praticò un suo modo valido , premuroso e intelligente di aiuto indistintamente a tutte le famiglie dell’Alta Valle dell’Aterno che necessitavano di un suo intervento. Quindi più di un padre. Sia quando si trattava di risolvere problemi e contenziosi con la pubblica amministrazione – essendo in quei tempi bui e culturalmente miseri, insieme al Sindaco, ai maestri del paese, al Maresciallo dei Carabinieri e al medico condotto una delle poche persone colte -o per fare delle scelte importanti come decidere il futuro quindi l’avvenire di un figlio. E’ stato per decenni il collettore delle gioie e delle preoccupazioni dei cabbiesi, un punto di riferimento forte, l’amico di un intero paese, il pastore attento e dedito alla sua comunità, la persona a cui rivolgersi per qualsiasi necessità. A molti indicò la giusta via degli studi, costoro lo ricordano con affetto,stima ed ammirazione tanto che in una intervista di qualche anno fa nel corso dell’iniziativa “A Chi e figliu” uno di loro a mia testuale domanda su cosa rappresentava Don Andrea per Cabbia rispose candidamente:”
Per noi don Andrea era il Don Bosco di Cabbia… ci veniva a trovare in collegio e di ci dava preziosi consigli”, invitandoci ad impegnarci negli studi. Altri misero in bella evidenza il sostegno e l’aiuto alle famiglie dei soldati al fronte con il relativo interessamento per farli ritornare. Insomma un uomo, un sacerdote, giusto e lungimirante che ha trovato nella fede la capacità di essere vivo, giusto e stare al passo con i tempi in rapida trasformazione. Tutti, all’unisono gli riconosciamo questi meriti,tanto che l’intitolazione di questa piazza alla sua memoria, significa far vivere per sempre il proprio nome ed il suo operato. Doverosa questa intitolazione, un abbraccio corale alla memoria di quell’umile e premuroso “ prete di montagna”il cui ricordo ci onora, ci commuove e da lustro a tutto l’ Alto Aterno . A dimostrazione della sua popolarità erano presenti alla cerimonia abitanti dei paesi limitrofi: Cesaproba e Marana dI Montereale, Cagnano Amiterno ed altri centri vicini. Con questa cerimonia gli si rende in qualche modo giustizia poiché, come risulta da alcuni documenti, gli si doveva intitolare la scuola media di Montereale, cosa che non è mai avvenuta. Le persone, anche se qualche volta appaiono distratte, prese dai propri problemi, in realtà sanno valutare e al momento opportuno esprimere sentimenti di profonda riconoscenza, verso chi è stato dalla loro parte, li ha guidati, li ha sostenuti ed aiutati nella loro vita quotidiana difficile e problematica in quei tempi. Grazie Don Andrea, guardandoci dal cielo sorriderai e sarai contento di questo riconoscimento che Cabbia oggi ti ha, giustamente, tributato.