L’AQUILA – Guidati dai professori Giovanni Pacioni e Mirco Iotti dell’Università degli Studi dell’Aquila, 50 rappresentanti dell’Associazione Nazionale dei Tartuficultori Francesi,visiteranno alcune tartufaie del circondario ed i campi sperimentali nei quali si stanno conducendo prove di fertilizzazione in collaborazione con la Valagro SpA.
La fertilizzazione delle tartufaie ha rappresentato sempre un tabù per la tartuficoltura in quanto considerata dannosa per la produzione tartuficola mentre, da indagini condotte presso l’Ateneo Aquilano, le fertilizzazioni potrebbero risolvere il problema della scomparsa della produzione che avviene dopo alcuni anni dall’impianto nelle tartufaie coltivate ed assicurare un quantitativo di tartufi prodotti maggiore di quello che attualmente si ha.
La coltivazione dei tartufi sta divenendo oramai una attività agricola diffusa a livello planetario sia nell’emisfero boreale che nell’australe, l’Australia è infatti il quarto produttore al mondo, ed assicura il rifornimento di un mercato in netta espansione che non trova più nella produzione naturale il prodotto sufficiente per soddisfare la richiesta. In Francia, dal 1985 tutto il tartufo nero pregiato, icona della gastronomia d’oltralpe noto come “Truffe du Périgord”, presente in commercio proviene da tartufaie coltivate. Anche in Abruzzo la produzione naturale del tartufo nero pregiato è in netto calo a causa dell’andamento climatico degli ultimi anni e dell’opera distruttiva dei bracconieri. La produzione delle tartufaie coltivate, oltre a consentire il recupero produttivo di vaste aree del territorio, assicura oramai anche il Regione oltre l’80% del prodotto commercializzato.
Il Laboratorio di Micologia dell’Università rappresenta oggi, per i suoi studi e le sue scoperte sulla biologia del tartufo, un riferimento internazionale.