L’AQUILA – Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa dell’Associazione Supporter Trust L’Aquila mè, relativo agli incidenti verificatisi in occasione della partita Francavilla-L’Aquila e al conseguente arresto di cinque tifosi rossoblù:
Con riferimento all’arresto di cinque tifosi rossoblù a seguito dei tafferugli verificatisi domenica prima dell’inizio della partita Francavilla-L’Aquila, il Supporters’ Trust L’AQUILA ME’ intende esprimere, senza entrare nei dettagli dei fatti sotto indagine, alcune riflessioni.
Va anzitutto affermato a chiare lettere che gli incidenti di domenica sono il frutto di una gestione pessima – sarebbe meglio dire una non-gestione – dell’ordine pubblico da parte delle autorità preposte. Tutti sapevano che Francavilla-L’Aquila era un match ad alto rischio alla luce dei precedenti storici e del conseguente astio tra le due tifoserie, ma nessuno si è realmente preoccupato di evitare che queste ultime potessero venire a contatto prima della partita. A differenza di quanto accade solitamente a L’Aquila, dove in occasione dei confronti più a rischio le tifoserie ospiti vengono sempre scortate fin dentro il loro settore di competenza, ancora una volta i supporters rossoblù sono stati lasciati in balia di potenziali agguati da parte dei sostenitori di casa, che si sono puntualmente verificati e che avrebbero potuto coinvolgere anche tifosi “semplici”, compresi donne e bambini, i quali non avrebbero certo saputo mostrare la stessa attitudine allo scontro degli ultras. Si tratta di una situazione inaccettabile che rende davvero complicato per tanti decidere di assistere a una partita in trasferta, data la consapevolezza di potersi esporre a seri pericoli per la propria incolumità fisica o, in caso di reazione, a rischi di spiacevoli ripercussioni giudiziarie.
Viene quasi da sospettare che, anziché adoperarsi per prevenire gli incidenti e garantire la sicurezza degli spettatori tutti e la loro tranquillità nel prender parte all’evento sportivo prescelto, in talune occasioni le autorità di pubblica sicurezza lascino deliberatamente che degli incidenti accadano, per poi procedere a repressioni abnormi come quella a cui abbiamo assistito con gli arresti di ieri, apparsi totalmente sproporzionati rispetto ai reati contestati.
A tale proposito, non si può non censurare anche la condotta di taluni organi di informazione, cartacei e online, i quali non si sono fatti scrupolo di riportare per intero le generalità dei tifosi arrestati. L’Autorità garante della privacy, in una pronuncia del 2004, affida al giornalista il rilevante compito di vagliare l’opportunità di tale scelta, con particolare riguardo per “chi si trova interessato da un’indagine ancora in fase assolutamente iniziale”, bilanciando la trasparenza dell’attività giudiziaria con le garanzie da riconoscere a ogni imputato (su tutte, naturalmente, la presunzione di non colpevolezza fino a condanna definitiva) e modulando la propria valutazione su una serie di criteri tra cui la “entità dell’addebito” e le “caratteristiche del soggetto ritenuto autore del reato”. Nel nostro caso, siamo di fronte a soggetti tutti incensurati e ad addebiti di modesta entità, per cui la divulgazione per esteso delle generalità degli arrestati, quasi si trattasse di pericolosi delinquenti abituali, rientra in quei fenomeni di malcostume giornalistico che costituiscono il degno corollario di questa triste vicenda.