L’AQUILA – L’edificio Santa Maria Paganica 5 a L’Aquila è uno dei primi esempi nel capoluogo abruzzese d’inserimento del nuovo in un contesto storico consolidato. Il progetto fissando da subito un forte legame sia con il Palazzo Ardinghelli, futura sede distaccata del MAXXI di Roma, che con l’antistante Piazza tende a stabilire un rapporto con il luogo nella sua dimensione storica, materica e dimensionale. Il nuovo corpo edilizio, di quattro piani fuori terra e due interrati, completa l’isolato delimitato dal Corso Vittorio Emanulele e dalle strade di via Carlo Franchi e via Leosini.
Nella complessa interpretazione del rapporto tra nuovo ed esistente all’interno dei centri storici consolidati, il progetto proposto si allontana con decisione dall’uso della mimetica storicistica, alla ricerca di un dialogo con le preesistenze che sia capace di rispettarne l’intrinseco valore senza tuttavia negare la propria contemporaneità e il proprio rapporto con lo spazio pubblico.
Posto nella centrale piazza di Santa Maria Paganica a L’Aquila, a due passi da Corso Vittorio Emanuele, l’edificio si colloca al lato dello storico Palazzo Ardinghelli, realizzato probabilmente dall’architetto romano Francesco Fontana subito dopo il terremoto del 1703, fronteggiando lungo il lato sud la Chiesa di Santa Maria Paganica, la cui sua edificazione viene fatta risalire ai primissimi anni del XIV secolo.
All’interno della logica generativa del cento storico l’edificio progettato si propone come il prolungamento contemporaneo del Palazzo Ardinghelli, futura sede distaccata del MAXXI di Roma, riprendendo come matrici generative delle facciate le stesse linee architettoniche e rispettandone l’elegante proporzione di vuoti e pieni: la composizione delle bucature, lo svuotamento del volume a ridosso della piazza in corrispondenza dell’angolo sommitale del prospetto sud richiamano formalmente i marcapiani di palazzo Ardinghelli, contrapponendo alle austere modanature settecentesche la geometrica trama dei pannelli di facciata.
La scrupolosa cura della scala dell’intervento e della dipendenza compositiva tra le parti non trascura gli aspetti cromatici e materici, importanti percezioni dello spazio pubblico che avvolge: i pannelli di fibrocemento che compongono la facciata ventilata offrono sensazioni tattili non lontane dall’intonaco dei palazzi limitrofi, ed i colori reinterpretano e dissolvono le cornici delle bucature rispettando le tonalità del contesto.
L’edificio è composto da sei livelli di cui uno interrato a destinazione deposito e garage: il piano terra e primo piano hanno una destinazione d’uso direzionale, i tre livelli sovrastanti sono residenziali.
La composizione dell’involucro edilizio non trascura lo studio degli aspetti energetici: il sistema di tamponatura è composto da blocchi in cemento cellulare autoclavato della dimensione di 36 cm a cui viene sovrapposta sul lato sud ed ovest dell’edificio una facciata ventilata con pannelli in fibrocemento.
(fonte architetti.com)