L’AQUILA – La presidenza del Consiglio ha chiesto indietro i soldi ai terremotati dell’Aquila, ma non poteva fare diversamente. Lo ha fatto rivolgendosi a un tribunale, chiedendo alle famiglie delle vittime del sisma che ha distrutto il capoluogo dell’Abruzzo nel 2009 la restituzione dei risarcimenti riconosciuti dopo le condanne in primo grado del processo “Grandi rischi”. La richiesta del governo nasce dal fatto che la sentenza di condanna di primo grado del 2012 è stata ribaltata in Appello nel 2014 e confermata dalla Cassazione.
L’Avvocatura dello Stato: “Richiesta atto dovuto”
Ha spiegato l’avvocatura dello Stato: “Il discorso dal punto di vista umano e morale ha le sue caratterizzazioni che non discutiamo. Dobbiamo agire come tecnici. Tutto quello che stiamo facendo costituisce attività dovuta, non c’è’ margine di discrezionalità, siamo tenuti a farlo, se non lo facessimo incorreremmo in gravissime responsabilità personali e contabili e saremmo chiamati a rispondere del nostro operato davanti alla Corte dei Conti. Ho sentito molte inesattezze. Non c’è alcun potere discrezionale”. Così l’Avvocatura dello Stato, rappresentata dagli avvocati distrettuali, Filippo Patella e di Gianluigi Diodato, ha chiarito, in una conferenza stampa, la propria posizione in merito al caso (sfociato in proteste da parte delle famiglie delle vittime del terremoto del 2009), delle provvisionali erogate dallo Stato che a seguito della sentenza passata in giudicato in Corte di Cassazione.
Finocchiaro: “Studiamo le possibili forme di rinuncia”
“Il governo sta considerando tutte le possibili forme di rinuncia, riduzione o dilazione, compatibili con i limiti legge”, circa la restituzione delle somme di denaro richieste ai familiari delle vittime del terremoto de L’Aquila, a seguito del processo relativo alle responsabilità della Commissione Grandi Rischi. Lo ha detto nell’Aula della Camera la ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, rispondendo al Question time a una interrogazione di Mdp. “Non è stata adottata nessuna scelta di carattere discrezionale e ancor meno di ordine politico”, ha anche specificato Finocchiaro.
Richiesta restituzione a 19 familiari delle vittime su 55
La ministra ha poi precisato che la richesta della restituzione riguarda solo 19 dei 55 parenti dei terremotati che hanno ricevuto la provvisionale nel 2012, quando erano stati condannati tutti i membri della Commissione ‘Grandi rischi’. Nel 2014 la Corte d’Appello dell’Aquila ha “parzialmente riformato quella sentenza, assolvendo tutti gli imputati tranne il vice capo dipartimento dell’area tecnico-operativa”, ha sottolineato. Alla luce di questi elementi “solo per 19 delle parti civili si è proceduto al recupero della provvisionale”. “Risulta ovvio – ha aggiunto la ministra – che ogni azione compiuta in proposito sia dal Dipartimento della protezione civile sia dall’Avvocatura dello Stato è stata fondata esclusivamente su valutazioni di carattere tecnico-giuridico tenendo presente anche le possibili responsabilità contabili”.
Come si era arrivati ai risarcimenti
- Il 22 ottobre 2012 il giudice monocratico del Tribunale, Marco Billi, condannò a sei anni di reclusione gli esperti della Commissione grandi rischi per omicidio colposo di 29 persone e lesioni di 4 e per aver dato false rassicurazioni alla popolazione il giorno prima del terremoto del 6 aprile 2009 che in totale causò la morte di 309 persone. Il tribunale dispose anche le pene accessorie dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dell’interdizione legale durante l’esecuzione della pena e decise una provvisionale, l’anticipo del risarcimento per i danni subiti, di 7,8 milioni di euro in favore delle parti civili, i 55 parenti di 29 vittime del terremoto. (La lettera del governo richiede proprio la restituzione di questa provvisionale che ammonta, in media a circa 140mila euro. Ndr)
I sette componenti della Commissione grandi rischi condannati in primo grado:
- Franco Barberi, allora presidente vicario della commissione;
- Bernardo De Bernardinis, già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione civile;
- Enzo Boschi, all’epoca presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia;
- Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti;
- Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto Case;
- Claudio Eva, ordinario di fisica all’Università di Genova
- Mauro Dolce, direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile.
Cosa è stato stabilito in Appello e in Cassazione
- Il 10 novembre 2014 la Corte d’Appello assolve sei dei sette esperti dell’organo scientifico (Commissione Grandi Rischi). Resta la condanna a due anni di reclusione per Bernardo De Bernardinis, in qualità di vice capo settore tecnico operativo del Dipartimento nazionale della Protezione civile. L’ex vice di Guido Bertolaso è stato riconosciuto colpevole solo delle morti di alcune persone. E annulla anche tutte le pene accessorie.
- Il 24 marzo 2016 la Cassazione ha confermato la sentenza e il 30 giugno la Presidenza del Consiglio ha messo in mora i parenti delle vittime, diffidandoli a restituire quanto incassato a titolo risarcitorio a seguito della condanna di primo grado.
L’appello del sindaco Cialente a Paolo Gentiloni
Il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, si è schierato a fianco delle famiglie e lo ha fatto con una lettera al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni con la quale ha chiesto “al governo di ritirare la diffida di restituzione del risarcimento” assegnato alle famiglie delle vittime del terremoto. La missiva di due pagine, che confida nella “sensibilità” del premier per una “giusta soluzione” ripercorre le tappe della vicenda. “E’ pervenuta due giorni fa ai familiari delle vittime del sisma la richiesta di restituzione del risarcimento che era stato disposto dal Tribunale di primo grado”, scrive Cialente.
“Cinquantacinque persone, madri, padri, fratelli, figli delle vittime del sisma che, la notte del 6 aprile 2009, ha distrutto L’Aquila, sono stati citati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri”.”A seguito del processo alla Commissione Grandi Rischi – spiega ancora il primo cittadino -, accusata di aver rassicurato molti aquilani, che quella notte, nonostante le scosse, decisero di restare nelle proprie case, trovandovi la morte, i tecnici e lo Stato erano stati condannati, in primo grado, a risarcire le vittime. Si trattava di somme che andavano dai duecentomila ai quattrocentomila euro a testa, in base ad un calcolo effettuato in considerazione di fattori quali l’età della vittima o la professione e il grado di parentela con la parte civile”.