SULMONA (AQ): – Dopo la Spagna e un giro nell’Italia del nord, che già ha attirato molta attenzione e interesse, il fratello più piccolo di Ernesto “Che” Guevara, Juan Martin, classe 1943, sarà domani in Valle Peligna.
Sarà possibile incontrarlo alle 11 presso la sede della Cgil di Sulmona, in vico Del Vecchio, e poi fare un brindisi insieme alla sede del Consorzio Terra Viva, in via Federico II, intorno alle 13.
Nel pomeriggio, a partire dalle 18, sarà ad Anversa degli Abruzzi, dove si potrà trascorrere la serata con lui e cenare insieme presso il Bioagriturismo “La Porta dei parchi”.
Juan Martin Guevara parlerà del suo libro “Mio fratello, il Che”, che dopo essere stato pubblicato in francese, spagnolo, inglese e tedesco sarà presto disponibile anche in italiano.
Nel libro il più giovane dei fratelli Guevara racconta la vita a fianco di Ernesto (di cui nel 2017 ricorre il 50mo anniversario dell’uccisione), le relazioni familiari, l’ambiente in cui è cresciuto, il ritrovarsi quasi all’improvviso fratelli e familiari di un “mito” che ha attraversato generazioni e paesi di tutto il mondo.
Le lettere che Ernesto mandava alla famiglia, nelle quali emerge l’evoluzione del suo pensiero e il crescere del sentimento rivoluzionario; la vita a fianco della madre, separata dal padre e depressa per l’incertezza sul destino del figlio maggiore; le ore terribili della scoperta, dai giornali, della morte del fratello, i cui resti saranno restituiti solo nel 1997.
E lo svolgersi della sua, di vita: Juan Martin, fratello minore dei Guevara, dissidente in Argentina negli anni della dittatura. Le sue idee politiche e il suo cognome gli costeranno otto lunghi anni, tre mesi e 23 giorni di carcere durissimo: senza poter vedere la famiglia (la sua compagna, Viviana, fu reclusa anche lei, e non si incontrarono per otto anni), nè i figli, fuggiti a Cuba; senza sapere che stava accadendo se non da poche notizie trapelate dall’esterno.
Fu fortunato, dice: perchè preso e recluso prima che iniziasse la fase peggiore della repressione, quando il destino non era più il carcere, ma i centri di detenzione e tortura e poi, come accadde a trentamila “desaparecidos”, essere gettati ancora vivi da un aereo nell’Oceano Atlantico.
Un nome che non è stato facile portare, quello di Guevara: domani sarà possibile parlarne direttamente con il protagonista.