L’AQUILA: – 800 sono stati i frammenti, alcuni microscopici e quasi polverizzati, raccolti all’indomani del sisma del 2009 dalle macerie nel Castello dell’Aquila sede del Museo Nazionale d’Abruzzo. Questi nobilissimi reperti componevano, dal 1512, la statua in terracotta di Sant’Antonio abate plasmata da Saturnino Gatti. Il simulacro del Santo, figura centrale nella devozione popolare, fu giudicato “irrecuperabile” nel maggio 2009 dai tecnici giunti in soccorso del patrimonio artistico dell’Abruzzo. Poi, per iniziativa dell’allora competente Soprintendenza BSAE, fu appaltata con fondi Mibac, in via preliminare, la catalogazione dei frammenti. Solo dopo aver accertato l’effettiva possibilità di ricomposizione si è dato corso al restauro vero e proprio, finalmente ultimato.
L’appassionante e certosina opera di assemblaggio, prima in blocchi più piccoli e dopo di dimensioni maggiori, portata avanti per mesi dalle restauratrici, è approdata ad un più che soddisfacente livello di leggibilità del manufatto. Per evitare ulteriori danni da terremoto, i tre moduli che lo compongono sono stati ancorati a una sofisticata struttura di sostegno, atta a scongiurare ulteriori danni da sisma.
La restituzione avviene, non a caso, nell’ottavo anniversario del sisma, come metafora di una ricostituzione di un tessuto culturale ed emozionale che possa, anche attraverso il complesso lavoro delle tante professionalità impegnate, contribuire alla riscoperta di un patrimonio identitario e sociale ancora frammentato.
Ne parleranno giovedì 6 aprile Lucia Arbace, Mauro Congeduti e le restauratrici coinvolte con l’ausilio di immagini e filmati. Intervento di restauro: Consorzio Le Arti (Antonella Amoruso, Elisabetta Biscarini, Giulia Cervi, Silvia Pissagroia); struttura di sostegno: Ing. Giovanni Santinelli. RUP Anna Colangelo, Direttore dei lavori Caterina Dalia.