L’AQUILA – Dopo la tragedia dell’hotel Rigopiano con 29 morti la Regione ha un sussulto e accelera l’iter di approvazione della carta dei rischi valanghe in montagna.
Da quanto riportato dal quotidiano on line primadinoi.it, ieri la Giunta regionale, presieduta da Luciano D’Alfonso, su proposta del Servizio di Prevenzione dei Rischi di Protezione Civile, ha approvato il testo del provvedimento recante “Norme per la previsione e la prevenzione dei rischi da valanga”, adottando la relativa “Carta di Localizzazione dei pericoli da Valanga – Massiccio del Gran Sasso d’Italia settore occidentale”.
Si tratta del provvedimento previsto dalla legge 47 del 1992 e mai attuata dalla Regione Abruzzo che prevede l’approvazione di una carta che indichi con precisione i luoghi a rischio di frana. Si tratta del documento che se fosse stato redatto con molta probabilità avrebbe impedito la ristrutturazione dell’albergo travolto dalla valanga, ne avrebbe decretato il forte rischio e con molta probabilità avrebbe in ogni caso impedito l’apertura della struttura in inverno e in presenza di copiose nevicate.
La carta delle valanghe, individua sul territorio regionale cartografato di 8.400 ettari, le aree potenzialmente a rischio per il pericolo caduta valanghe e costituisce un primo reale esame delle aree in cui per conformazione morfologica ed altimetrica è probabile che si verifichi la caduta di valanghe spontanee.
Vietato costruire
Nel provvedimento della giunta approvato ieri viene specificato che, in attesa di definire la “Carta dei rischi locali di valanga” è sospesa, a titolo cautelativo, la edificazione nonché la realizzazione di impianti e infrastrutture ai fini residenziali, produttivi e di carattere industriale, artigianale, commerciale, turistico e agricolo nonché ogni nuovo uso delle aree che comporti rischio per la pubblica e privata incolumità.
Insomma la Regione adotta una elementare misura di cautela in mancanza di un documento che indichi con precisione e al livello locale tutte le aree a rischio. Non sapendo con precisione dove potrebbero cadere valanghe meglio non costruire o occupare aree montane.
Non ci voleva molto, pur in presenza di un enorme ritardo burocratico peraltro ingiustificabile.
La giunta tuttavia prevede anche l’eccezione: in presenza di esigenze contingenti di carattere locale ed in attesa dell’inclusione delle singole aree nelle due categorie di rischio sopra indicate, le Amministrazioni locali interessate possono procedere autonomamente, assumendo i relativi oneri ed avvalendosi della collaborazione di tecnici specializzati nella materia, ad elaborare uno studio tecnico analitico delle condizioni di rischio di un’area inclusa nella Carta regionale.
Studio di tale natura, può essere realizzato anche a cura di soggetti privati, i quali rimettono i relativi elaborati al Comune territorialmente competente per il successivo inoltro alla Regione.
Pare di capire che in caso di particolari esigenze imprenditoriali o meno anche il privato possa accollarsi l’onere dello studio della particolare area d’interesse; studio che poi deve essere inoltrato a Comune e Regione.
Inoltre, il sindaco del comune interessato, entro 10 giorni dall’acquisizione delle informazioni, dovrà notificare l’esistenza dei pericoli da valanga ai proprietari ed agli eventuali gestori degli edifici e degli impianti esistenti nelle zone segnalate.
Inoltre, il sindaco dovrà assicurare, in ogni caso, una tempestiva e completa informazione di tutti i cittadini in ordine agli effetti derivanti dalla notifica dei provvedimenti regionali, mediante idonei ed efficaci mezzi di comunicazione.
Il Comitato Regionale può prescrivere sospensione utilizzo edifici a rischio.
Il CO.RE.NE.VA. (Comitato Regionale Neve e Valanghe) con priorità rispetto ad ogni altro adempimento, valuta il livello di rischio relativo alle singole situazioni segnalate e formula le prescrizioni ritenute idonee, in relazione allo stato di fatto, a salvaguardare la pubblica e privata incolumità.
Qualora le condizioni di rischio siano ritenute eccezionali ed attuali, il Comitato può prescrivere l’immediata sospensione di ogni utilizzazione delle opere e delle aree, condizionandone il ripristino alla preventiva realizzazione di idonei interventi di difesa. D’Alfonso ha infine comunicato che entro il 2018 sarà predisposto il piano completo dei rischi derivanti da valanghe che interesserà tutto il territorio abruzzese, con un investimento che ammonta a un milione e 300 mila euro che sono attribuiti da fondi nazionali.
Una somma che non si è mai riuscita a trovare in 25 anni come persino dichiarato nella pagina del sito istituzionale dedicato proprio alla carta del rischio valanghe.
In tutto questo tempo nessuno si era accorto della mancanza e dei ritardi. Ci sono voluti i morti.
(fonte: www.primadinoi.it)