L’AQUILA: – di Antonella Marinelli – “…perché il mare non ha paese, nemmeno lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ascoltando, di qua e di là, dove nasce e muore il sole…” (G. Verga)
Questo fine settimana, a L’Aquila, l’Associazione di promozione sociale “Volta la carta” (www.laquilavoltalacarta.it) , nell’ambito della manifestazione omonima, promuove un premio letterario che prende spunto da questa bellissima frase che Giovanni Verga ha scritto nei Malavoglia. Io ci ho pensato molto. Non ho partecipato al concorso, però l’idea mi intricava e non lasciava in pace la mia mente che continuava a pensare, infine l’idea: utilizzerò parole fatte di filo, natura, fantasia. Delle tante parole queste penso ben si adattino per unire tutti i Continenti.
Sin dalla preistoria (i reperti tessili Peruviani sono datati 8.500 a.C.) la tecnica della tessitura e della tintura è stata a servizio dell’arte per dare alle stoffe, oltre alla funzionalità, estetica. In alcune sepolture preistoriche risalenti al 3.000-4.000 a.C., sono stati trovati attrezzi per la filatura e tessitura, recipienti contenenti materiali tintori, beni preziosi che dovevano accompagnare il morto all’aldilà. Questo a significare che tali arti sono sempre esistite. Il tessuto veniva ornato in diversi modi: con la pittura, il ricamo, la tintura, la stampa ecc…, tecniche antichissime in uso ancora oggi, tramandate di generazione in generazione, incontrando culture e civiltà diversissime tra loro; attraversando mutamenti economici, scoperte scientifiche, circolazione delle idee e dell’arte. E tutto questo avendo come denominatore comune il mare; questa landa sconfinata fatta di acqua, tanto spaventosa quanto aperta alle sfide. Cosa saremmo noi e dove staremmo se nessuno vi si fosse avventurato? Io, probabilmente, devo ringraziare Marco Polo per aver portato tra noi la maggior parte delle tecniche tintorie e di stampa su tessuto. Conoscerle tutte è praticamente impossibile, ma non mi lascio scoraggiare così facilmente, quindi continuo a studiare.
Tra le tante tecniche di stampa e tintura in giro per il Mondo io sto iniziando a sperimentare la stampa su tessuto con materiali vegetali. Facendola ho scoperto che non stiamo parlando solamente di tecnica (come tutte le arti manuali d’altronde), ma di stili e scelte di vita. Il ritmo è lento e i risultati sono sempre diversi; a volte neanche si avvicinano a quello che si era pensato di fare, ma, spesso, danno delle emozioni incredibili.
Per approcciarsi alla stampa su tessuto bisogna guardarsi sempre intorno con occhi da bambini direi, sempre pronti alla scoperta e a meravigliarsi di ogni cosa. Questo intendevo quando parlavo di stili e scelte di vita…dobbiamo abbandonare l’idea che abbiamo del tempo che incalza e dei mille impegni incastrati nella giornata. O meglio, dobbiamo districarli guardandoli da altri punti di vista. E’ normale fare mille cose: abbiamo casa, famiglia, bambini, lavoro, vita sociale, attività di ogni genere e tipo, ma viviamole in pieno godendoci ogni attimo invece di trascinarci da un punto a un altro fino a terminare la giornata sfiniti.
E’ vero, sto divagando!
Per stampare su tessuto la natura è un inesauribile magazzino di materie prime. Si inizia con la selezione del materiale: foglie, rami, fiori, bacche ecc…, poi il tessuto che non deve essere in poliestere o derivati ma di cotone, lino, seta, lana. Io avevo uno scialle di lana naturale fatto all’uncinetto tempo fa; mi piaceva il punto che riproduceva un po’ le increspature del mare, ma ancora non mi convinceva, così l’ho messo alla prova e ci ho aggiunto un tocco di montagna posizionandoci sopra foglie di noci, bacche di rosa canina e more di rovo, l’ho piegato su se stesso, arrotolato e legato ben stretto, l’ho adagiato in una pentola e preparato per… la “cottura”. Dopo un paio di giorni, srotolandolo è avvenuta la magia, il risultato è stato sorprendente: un intreccio di forme e colori hanno trasformato il mio scialle in un quadro da indossare.
Il mio obiettivo è andare oltre l’artigianato, per me l’arte, la creatività sono soprattutto spiritualità. In qualunque tecnica mi cimenti mi piacerebbe pensare di poter raccontare una storia che lasci emozioni, profumi e colori.
Chi più di noi, che dall’alto della nostra Montagna possiamo vedere “dove nasce e muore il sole”, ha la possibilità di godere dell’odore di resina rilasciato dagli alberi agitati dal vento e di quello della salsedine portato dalle onde nei giorni di tempesta?
“Quando si varca l’arco di ingresso dei sogni, lì, proprio lì, c’è il mare…” (Luis Sepulveda)