L’AQUILA: – “Figli della miseria piu’ nera, della fame e delle guerre, i minatori abruzzesi erano quelli che allora lasciavano il loro cuore in Italia e fuggivano alla ricerca di un lavoro e della sopravvivenza”. Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio sessant’anni dopo la tragedia nella miniera di carbone di Bois du Cazier. L’8 agosto 1956 un incendio, causato dalla combustione d’olio ad alta pressione innescata da una scintilla elettrica, sviluppatosi inizialmente nel condotto d’entrata d’aria principale, riempi’ di fumo tutto l’impianto sotterraneo della miniera, provocando 262 vittime su 275 lavoratori, di cui 136 italiani e 60 abruzzesi. L’incidente e’ il terzo per numero di vittime tra gli italiani all’estero dopo i disastri di Monongah e di Dawson. Il sito Bois du Cazier, oramai dismesso, fa parte dei patrimoni storici dell’Unesco. “Da quel giorno Marcinelle diviene un simbolo: quello della morte sul lavoro a causa della mancanza delle norme di sicurezza piu’ elementari e in particolare della morte in miniera – ha aggiunto Di Pangrazio -. Marcinelle e’ diventata cosi’ il sacrario dei morti in miniera nel mondo, simbolo della morte sul lavoro”. “Allora i nostri cari lasciavano il loro cuore in Italia. Partivano salutati dalle lacrime e dalla disperazione nelle giornate piu’ tristi di ogni memoria – ha concluso il presidente del Consiglio regionale – oggi invece la corretta applicazione delle norme sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, permette di essere all’avanguardia grazie alla legislazione vigente ed alla cultura della sicurezza e della prevenzione, fattore di sviluppo e di crescita aziendale”.