L’AQUILA: – “E’ necessario che qualcuno parli chiaramente alla citta’ e spieghi cio’ che si cela realmente dietro la tardiva approvazione del Bilancio di previsione e il mancato trasferimento dei 16 milioni, ancora ben al di la’ dal venire e legato ad una mera lettera di intenti, il cui valore, sotto il profilo amministrativo, e’ pari a zero”.
Lo scrivono, in una nota, i consiglieri comunali dell’Aquila del gruppo Noi con Salvini Emanuele Imprudente, Luigi D’Eramo, Daniele Ferella.
“La crisi del Pd, oramai sotto gli occhi di tutti, non e’ certo legata a contenuti politici, ma, con tutta evidenza, al fatto che non riescono a trovare la quadra per garantire quel mantenimento di posizioni che la ‘triade’ attua da anni nel centro sinistra aquilano. A questo – proseguono gli esponenti di opposizione – si aggiunga che Renzi ha palesemente sconfessato la classe dirigente locale del partito, dato che 16 milioni, nell’ambito del bilancio dello Stato e della reale capacita’ di trasferimento del Governo, sono una bazzecola da non potersi neanche tradurre in percentuale. Di fronte a questa palese intenzione di sconfessare l’operato del Pd locale quest’ultimo, invece di preoccuparsi dei veri problemi della citta’, accende una diatriba che, in definitiva, ha il solo scopo di disegnare e garantire il riposizionamento dei suoi maggiorenti da una parte e le aspirazioni della componente giovane dall’altra. Il risultato e’ che, anziche’ combattere questa guerra in casa, fanno della citta’ il loro campo di battaglia. A farne le spese, neanche a dirlo – afferma il gruppo di Noi Con Salvini – sono solo gli aquilani, con le famiglie costrette a ingoiare il boccone amaro di uno sconsiderato aumento della Tari del 20 per cento (per ora e se tutto va bene). Non vorremmo – concludono i tre consiglieri – che L’Aquila stia precorrendo i tempi e diventi un avamposto per la nascita di quel partito della nazione che Renzi persegue. Solo cosi’, infatti, si spiegherebbero le sistematiche assenze di determinati esponenti dell’opposizione in tutti quei Consigli comunali in cui, numericamente, sarebbe stato possibile battere la maggioranza in sede di votazione”.