L’AQUILA: – di Antonella Marinelli – Maglione: sostantivo maschile. Pesante indumento di lana con maniche lunghe portato sopra la camicia o una maglietta.
Nel vocabolario della lingua Italiana questa è la definizione della parola maglione, ma per le appassionate di lavori a maglia non è così semplice venirne fuori. Ora non ci facciamo più caso perché, per comodità, fretta o abitudine, acquistiamo capi che non necessitano di cura nel lavaggio, magari omologati, uguali a tanti altri, ma in origine ogni parte del mondo aveva tradizioni custodite e tramandate di generazione in generazione e ognuna aggiungeva sempre nuove usanze, linee di pensiero, modi di fare ecc… Il lavoro a maglia è parte integrante di questa evoluzione.
Quando pensiamo ad un maglione di lana probabilmente l’immagine che ci viene in mente è quella di Hamingway nella copertina de “Il vecchio e il mare” e non ci discostiamo molto dalla sua origine. Infatti i pescatori per circa un secolo hanno usato come fondamentale indumento di lavoro un maglione di lana che ha assunto diversi nomi a seconda del luogo di provenienza perché, ad un occhio attento, ognuno di essi racconta una storia diversa che prende spunti dai paesaggi, dai colori della natura, dal mare, dagli umori della gente. Non a caso erano confezionati con la lana perché il modo in cui veniva ritorta durante la filatura e i punti con effetto “a onda” con cui venivano sferruzzati, producevano un effetto idrorepellente capace di non assorbire gli spruzzi d’acqua del mare in tempesta o della pioggia. Un po’ alla volta vi lascerò scoprire tutti i generi in giro per il mondo, oggi incomincerò a parlare dei “Guernsey”; prendono il nome dall’isola omonima situata tra la Gran Bretagna e la Francia, venivano tradizionalmente sferruzzati dalle mogli dei pescatori e lo schema passava, nel corso del tempo, da madre in figlia arricchendosi, mano a mano, di nuovi motivi. Lavorare questi maglioni prevedeva un rituale molto preciso: la lavorazione a coste alla fine delle maniche voleva rappresentare la scala delle barche da pesca; la cucitura evidenziata delle spalle una corda; i punti legaccio che si alternano all’altezza del busto sono le onde che si infrangono nella spiaggia; il piccolo triangolo aggiunto sotto la manica, dandogli ampiezza, facilitava i movimenti del braccio. Naturalmente questo è il modello base, quello da lavoro; poi c’era quello per i giorni di festa in cui la donna dimostrava tutta la sua abilità con il lavoro ai ferri arricchendolo di torciglioni, losanghe, trecce ecc. Ben 24 motivi sono stati identificati in un maglione, ognuno prendendo ispirazione da corde, catene, onde, reti, figure “stampate” dall’acqua sulla sabbia.
Hermann Hesse in poche parole ha saputo descrivere tutte le emozioni che possono essere intrecciare insieme ad un filo di lana: “Cento bei ricordi sono legati a questo vecchio pullover, la sua lana secca e grigia profuma di venti montani, di neve e di Fohn, della resina di abeti e di cembri nei boschi montani penetrati a fatica dal sole, di orme di volpe, di colazioni allegre e affamate durante le passeggiate…”