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Campi di mais: Mano ai ferri, le tecniche

Pubblicato da Redazione
martedì, 19 Aprile 2016 - 10:11
in Cultura

L’AQUILA: – di Antonella Marinelli – Amare il lavoro a maglia vuol dire continua ricerca e miglioramenti di nuove tecniche, nuovi punti, ma anche conoscere la storia, le tradizioni dei vari Paesi, le persone che hanno contribuito a diffondere, migliorare e rendere originale ed esclusiva questa pratica.

Non tutti sanno che ci sono diversi modi di lavorare la maglia con i ferri, tecniche più diffuse per via del trapasso di nozioni tra generazioni, altre semplicemente delle modifiche adattate alle capacità di ognuno. Due sono i fili da cui si dipanano le varie tecniche sperse per il mondo: la tecnica “Inglese” e la tecnica “Continentale”.

La tecnica Inglese ha evidentemente origini Britanniche ed è quella più comunemente usata nelle nostre latitudini: il filo del lavoro viene tenuto sulle dita della mano destra e gettato avvolgendolo al ferro. Si lavora tenendo il ferro sinistro libero e il destro bloccato tra il busto e il braccio.

Continentale sta per “Europa Continentale”; questa tecnica è nata in Germania ed è largamente usata nei paesi nordici; il filo del lavoro viene mantenuto sulla mano sinistra ed è il ferro destro, con un movimento simile a quello dell’uncinetto, che lo prende per formare la maglia. A differenza della precedente, con questa tecnica il lavoro si tiene in mano permettendo anche una più corretta  posizione delle spalle che vengono affaticate di meno.

La diffusione della tecnica Continentale è drasticamente diminuita durante la seconda guerra mondiale per via del “politically correct” essendo nata in Germania , salvo essere stata riportata in auge grazie al lavoro di Elisabeth Zimmerman e all’uso sempre più frequente dei ferri circolari.

“Davvero, tutto ciò che vi serve per diventare brave magliste sono lana, mani, ferri e un’intelligenza media. Ovviamente intelligenza superiore, come la mia e la vostra, sono un vantaggio”, così Elizabeth Zimmerman (per gli amici EZ, per le appassionate di maglia di tutto il mondo una Sacerdotessa),  soleva iniziare ogni sua conferenza sul tema maglia. Lavorare la maglia per lei era una vera e propria filosofia, difficile da spiegare a parole, certo da soddisfazione, è divertente, sviluppa l’inventiva ma, la parola chiave che racchiude tutte le altre è: intraprendenza.

Presumibilmente gli uomini primitivi allevavano pecore per la carne, il latte, la pelle; quanta intraprendenza hanno avuto per capire che la lana poteva essere tosata e filata; quanta intraprendenza per arrivare a fare due punti base partendo da semplici nodi; per arrivare a costruire telai per fare stoffe o ferri per lavorare anche quando si stava in movimento per ingannare il tempo mentre si pascolava il gregge?

Oggi il lavoro a maglia, continua EZ, può ancora riempire ritagli di tempo. Abbiamo mai calcolato i nostri tempi di attesa durante una giornata? Aspettiamo fuori la scuola per riprendere i bambini, aspettiamo in macchina mentre siamo intrappolati nel traffico, aspettiamo dal medico, dalla parrucchiera; ognuno di noi ha i suoi tempi di attesa. Proviamoci a portare sempre un piccolo lavoro a maglia in borsa e, durante l’attesa, invece di giocherellare con lo smartphone, intrecciamoli due punti, ne godrà la nostra salute, ma soprattutto il nostro spirito.

E, aggiungo io, non preoccupiamoci di regole o schemi, questi devono essere solamente punti di partenza da cui le nostre mani attingeranno per segnare altri percorsi. Il divertimento, la curiosità, l’avventura, la fantasia, ci accompagneranno durante il percorso rendendolo luminoso ed esclusivo. Buon divertimento.

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