L’AQUILA: – Venerdì scorso 8 aprile a Tempera si è svolta una assemblea (forse una delle poche convocate nella intera provincia) che ha visto la partecipazione di una trentina di persone.
I mezzi a disposizione per una campagna referendaria sono pochi e soprattutto scontiamo un silenzio dei media preoccupante.
A questo va aggiunto la scelta mirata da parte del governo di non accorpare il referendum alle amministrative, appunto per evitare il raggiungimento del quorum, ed evitare che si parlasse di un argomento che implica ragionamenti su scelte energetiche, ambientali, di lavoro.
E mentre ci scandalizziamo dello stato sulla libera informazione in Turchia o in Egitto, qui da noi vige l’autocensura o la bulimia di notizie circa le presunte prestazioni del primo ministro e del suo governo.
Quale sia lo stato dell’arte del nostro paese è sotto gli occhi di tutti.
Tuttavia le trenta persone si sono potute documentare circa le ragioni del si.
Nemmeno un posto di lavoro in più.
Le piattoforme petrolifere sono ad alta intensità di capitali ma bassissima di lavoro.
Dove ci sono le trivelle, il saldo tra nuova occupazione e quella preesistente è negativo.
Dallo sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio presenti nel nostro mare l’autonomia ricavata sarebbe risibile.
Solo la propaganda e la mancanza di informazioni vere possono gabbare se stessi e la popolazione.
Tutto questo non avrebbe quindi nessun vantaggio energetico ma metterebbe in serio pericolo tutto l’ecosistema dei nostri mari e del mediterraneo in particolare.
L’alternativa è quella di mettere in sicurezza tutto il territorio nazionale (la vicenda dell’Aquila in tal senso è illuminante) di investimenti tecnologici e produttive sulle energie rinnovabili e sulla mobilità collettiva e intelligente soprattutto guardando le nostre città storiche.
La tutela dell’ambiente la salute delle persone.
Questi sono gli investimenti del futuro, gli investimenti produttivi.
Se fosse in vita Pietro Ingrao lo richiamerebbe “abbiamo bisogno di un nuovo modello produttivo”.
Lo impone la crisi economica, lo impone la crisi ambientale energetica.
Di tutto questo abbiamo parlato a Tempera, sapendo che le grandi scalate si cominciano in pochi, ma si terminano tutti insieme.
E’ quanto scrivono in una nota Stefano Innocenzi Consigliere Territoriale e Alfonso De Amicis