L’AQUILA – di Vanni Biordi – Ha spalancato le braccia e il cuore Monsignor Giuseppe Petrocchi, Arcivescovo de L’Aquila, ai nostri microfoni. Sereno e disteso lo abbiamo chiamato a rispondere sul significato della sofferenza e della Resurrezione in occasione della Santa Pasqua.
Il messaggio di Petrocchi è diretto e sincero. Un messaggio chiaro, ed è quello di cui una comunità come la nostra vuole. “La corruzione è come un ambiente buio, oscuro, e solo il vivere come Gesù ci ha insegnato possiamo accendere la Luce e ammirare gli oggetti e le cose che ci circondano”, dice l’Arcivescovo rispondendo alla domanda se la corruzione è il marcio, il cancro di questa Città ferita profondamente dal terremoto. E non solo nelle cose materiali.
L’immagine scelta della Croce come Porta Santa della Pasqua è bella e significativa per il cammino pasquale che si apre per tutti noi aquilani.
Sulla croce, Cristo ha reso lo Spirito al Santo Padre, nel momento in cui sta morendo, un gesto di totale affidamento, di fiducia senza trattenere nulla, ed è allora che Cristo diventa “peccato”, ma perché? Per realizzarne la sconfitta e oltrepassare la morte abbiamo capito dalle parole di Monsignor Petrocchi.
Siamo figli di Dio. Avvolti dalle nostre colpe e peccati, arriviamo all’estremo opposto di Dio, coprendo quello spazio che divide il peccatore dall’amore di Dio.
Lui, ci ricorda Petrocchi, è la vita. E ci mostra le sue ferite, visibili ed nascoste dice Petrocchi.
Buona Pasqua, L’Aquila.