
L’AQUILA: – Anche Fossa, comune di circa 700 abitanti, dovrà accogliere circa 50 migranti, che secondo quanto comunicato dalla Prefettura al sindaco Antonio Gentile, dovrebbero essere destinati nel territorio comunale della valle del Medio Aterno.
Sulla vicenda è intervenuto, attraverso una nota, il Consigliere comunale Enrico Perilli (Prc), che ritiene: “impossibile restare indifferenti davanti alle immagini, drammatiche e toccanti, dei migranti addossati ad una rete di filo spinato, in campi profughi improvvisati dove i bambini combattono quotidianamente in un inferno di fame, freddo e degrado, in condizioni igieniche disastrose.
Un quadro rispetto al quale lo stesso Papa Francesco ha rivolto appelli accorati alla comunità internazionale. Un obbligo morale che implica un’assunzione di responsabilità da parte di tutti, anche della nostra comunità. L’Aquila, Città della Pace, non può restare a guardare, negando accoglienza ai rifugiati. Invito dunque i colleghi consiglieri D’Eramo e Imprudente, di cui conosco l’umanità e la profonda coscienza civica, al di là delle posizioni politiche contrapposte e dello scontro ideologico, e gli amministratori del Comune di Fossa, a considerare la situazione alla luce del dramma umanitario che si configura.”
Perilli precisa: “se guardiamo alle cifre e alle percentuali, vediamo bene, tra l’altro, come la presenza di 50 migranti, peraltro in situazione di stretto controllo all’interno di strutture protette, in cui seguono percorsi formativi, non possa costituire un problema per la comunità. Tanto più che si tratta di famiglie, molte con bambini piccolissimi, stremate dalla guerra e dalle privazioni.
Ricordo che il numero dei migranti che i Paesi europei, alcuni dei quali hanno un reddito pro capite tra i più alti al mondo, dovrebbero accogliere è insignificante rispetto alla popolazione residente. Nulla a che vedere con quanto accadde in Giordania e in Libano dopo l’occupazione dei territori palestinesi da parte di Israele, quando Paesi piccoli e senza grandi risorse economiche accolsero un numero di rifugiati che quasi eguagliava gli abitanti di quelle Nazioni.”
“La solidarietà – conclude il consigliere – oltre ad essere un obbligo morale, costituisce anche il miglior antidoto contro emarginazione e delinquenza, come sostengono i più autorevoli analisti e come testimonia l’esperienza di altri Stati. Un obbligo che, a maggior ragione, dovrebbe incontrare la sensibilità di un popolo, come il nostro, che è stato segnato da una lunga storia di emigrazione, e di una città, come la nostra, che tanto ha ricevuto in termini di solidarietà.”