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Bullismo, una pratica da sconfiggere con la forza della ragione e della cultura

Pubblicato da Redazione
lunedì, 07 Marzo 2016 - 08:28
in Varie

L’AQUILA: – di Nando Giammarini – Il bullismo è una grave forma di prevaricazione e violenza psico-fisica nei confronti di persone diverse e socialmente più fragili: siano essi gay, persone con cui madre natura non è stata magnanima o gente meno fortunata. Ferite profonde, senza possibilità di rimarginazione, che in una realtà adolescenziale possono aver un effetto dirompente con conseguenze talvolta tragiche ed irrimediabili. Fermo restando che le dinamiche del disagio sono diverse da persona a persona -di non facile soluzione- e non possono essere generalizzate. Un’adolescente che ci lascia per sempre in seguito a morte violenta riconducibile al maledetto bullismo è una sconfitta dapprima per la scuola e per l’intera società. Non riesco proprio a comprendere come sia possibile che in un luogo di cultura, socialità e di educazione qual è la scuola possano avvenire simili misfatti. L’ultimo salto da una finestra del secondo piano, che ha destato preoccupazione e dolore in tutta la città, lo ha fatto una ragazzina di 12 anni di Pordenone decisa a farla finita, lo scorso metà gennaio, con alcuni compagni di classe che da tempo la tormentavano e la vessavano con dispetti e prepotenze, gesti e parole. I due biglietti lasciati – uno ai genitori in cui chiedeva scusa, l’altro con la terribile scritta rivolta a coloro che la deridevano “. “Adesso sarete contenti “- e le prime parole pronunciate ai soccorritori non lasciano spazi d’interpretazione. Peseranno per l’eternità nella coscienza dei ragazzi che l’hanno esasperata fino a perdere il lume della ragione. Il tragico gesto ripropone in tutta la drammatica attualità il tanto infame quanto deleterio problema del bullismo. Parliamo di  adolescenti  talvolta traditi, altri depredati della vita da una bieca ed abbietta violenza elargita a piene mani da alcuni loro coetanei  vittime e carnefici dei loro stessi comportamenti arroganti, distruttivi e disumani. Tutti ci dobbiamo sentire responsabili morali di simili modi di fare in quanto, come genitori, non siamo stati in grado d’intercettare un disagio, sebbene silenzioso, che arriva a corrodere nel profondo la sensibilità dei nostri figli. Oserei parlare , senza ombra di esagerazione alcuna, di un tradimento culturale, in tempi  in cui risulta difficile poichè non vogliamo più prendere posizione né ribellarci al riconoscimento dei diritti e doveri del singolo e della comunità; al valore del rispetto delle regole che  li tutelano. A fronte di questa situazione ogni volta che appaiono i violenti, prevaricatori   di turno con i loro atteggiamenti i poveri malcapitati, che generalmente sono i più fragili e sensibili, sprofondano di giorno in giorno in  un vortice senza fine che li conduce ad azioni sconsiderate. . Quel gesto disperato, un grido di dolore, pesa quanto un macigno sulla coscienza dell’intera collettività scolastica che, se sapeva ed ha taciuto sperando che tutto si sistemasse da solo ha commesso un grave errore, se non è stata in grado d’intercettare il grave disagio, la disperazione di quella povera bambina ha peccato di superficialità. Parliamo di una vera piaga al centro della cronaca quasi con cadenza settimanale che, una società civile degna di essere definita tale, non può e non deve assolutamente tollerare ma combattere con ferrea determinazione ascoltando, interpretando ed elaborando strategie per far emergere e fronteggiare, a viso aperto, quelle note nascoste. Se è necessario, dopo i vari tentativi di recupero e pacificazione, i docenti ed i dirigenti scolastici debbono avere il coraggio di far passare i bulli dalle aule scolastiche al carcere. Fossero anche i miei figli. Tante le dichiarazioni a caldo di esponenti politici e semplici cittadini. Le parole, soprattutto se pronunciate su un’onda emotiva, se le porta via il vento. Auguriamo alla giovanissima studentessa una pronta, veloce e completa guarigione che le ridoni vitalità e sprint nella vita. In Abruzzo, ma anche nel Lazio ed in altre Regioni, il problema ha assunto i contorni di un vero e proprio dramma con punte che arrivano oltre il 40%. Sono atti di violenza diffusi soprattutto nelle scuole secondarie di secondo grado e spesso raggiungono livelli da essere penalmente perseguibili. La Regione Lazio è stata la prima ad approvare recentemente la legge per prevenire e contrastare il fenomeno del bullismo con uno stanziamento triennale di 600 mila euro in bilancio. Gi stessi potranno essere richiesti da istituzioni scolastiche, dalle associazioni che operano nel contesto del disagio sociale, soprattutto quelli al di sotto dei 18 anni e dalle aziende del SSN ( Servizio Sanitario Nazionale) . La nuova legge ha l’obiettivo di promuovere strumenti e progetti per tutelare e valorizzare la crescita educativa, sociale e psicologica dei minori. Auguriamoci che altre Regioni seguano quella laziale e si arrivi, prima che sia troppo tardi, a sconfiggere tale fenomeno che impatta direttamente sulla psiche dei giovani provocando danni irreparabili. Le vittime di episodi di bullismo, stando a quanto sostengono alcuni psicologi dell’età evolutiva, somatizzano le loro sofferenza con mal di pancia , mal di testa, insonnia, attacchi di panico. Nel momento in cui vengono sottoposti a soprusi e sopraffazioni perdono sicurezza e autostima; tutto ciò influisce negativamente sulla concentrazione ed in età adulta può portare alla depressione.

 

 

 

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