BIRMINGHAM: – Si legge tra le righe del Birmingham Mail:
Carcere a vita per Alberto Casiroli, accusato di avere ucciso lo scorso 18 novembre a Birmingham l’aquilano Francesco Leccese, 21 anni, che era emigrato in Inghilterra per lavorare come croupier.
Il 20enne Casiroli originario di Lissone (Monza) che lavorava come chef, ha ucciso l’aquilano con un accoltellamento frenetico.
Dai fatti emerge che Casiroli, che soffriva di schizofrenia paranoide, ha attaccato in un primo momento il giovane nella sua camera da letto e poi dopo averlo inseguito giù per le scale ha inferto un secondo attacco mortale.
Da quanto scoperto dagli investigatori, Leccese è stato accoltellato 16 volte.
La polizia avrebbe anche scoperto la presenza della lama di un coltello conficcata nel cranio.
Nella sentenza di condanna riportata dal quotidiano britannico, si afferma che Casiroli “malato di schizofrenia paranoide, sia subito trasferito in un ospedale di massima sicurezza e, una volta terminato il trattamento a cui sarà sottoposto, condotto in prigione”.
Il giudice, Paul Farrer, ha dichiarato che per il 20enne occorre minimo 6 anni prima di poter essere presa in considerazione la libertà condizionale.
Dell’omicida ha detto che ha attaccato Leccese “con il coltello in circostanze in cui era disarmato e impossibilitato a difendersi. Senza ombra di dubbio si è trattato di un attacco ripetuto e frenetico con un’arma mortale”, tutto secondo il giudice fa pensare che fosse “delirante. È stato pianificato e doveva avere l’intenzione di uccidere la vittima”.
Il procuratore Adrian Keeling ha affermato che “Questa è stata, in ogni caso, una strage immotivata e crudelmente violenta di un uomo del tutto innocente che aveva tutta la vita davanti a sé. Il defunto è venuto dall’Aquila in questo Paese per la formazione a lavorare come croupier in un casinò a China Town, a Birmingham”. “Le sue prospettive erano buone – ha aggiunto – e non c’era nessun motivo ragionevole, a parte il suo stato di salute, perché l’imputato lo uccidesse in quella maniera frenetica e non provocata”.