L’AQUILA: – Sabato 11 luglio, dalle 19.30, il Museolaboratorio inaugura la mostra “Tavolo perimetro”di Marco Brandizzi, a cura di Enzo De Leonibus. Per l’artista romano è occasione di presentare insieme lavori recenti e meno. Viene così a intrecciarsi, davanti agli occhi del fruitore, quella tela esperienziale di immagini che Brandizzi felicemente costruisce, nel corso del tempo. Dare forma alle premesse, che poi sono anche le promesse, dell’indagine fondante il valore obbiettivo di ogni manifestazione del soggetto: in ciò può essere sintetizzato il percorso di ricerca che ha portato Brandizzi fin qui. Prima di tutto, egli guarda al linguaggio: quel processo elementare di mediazione umana a cui l’artista rivolge “meccanica” attenzione alla ricerca dei primi segni significanti a cui è stata affidata la possibilità di configurazione teoretica. Poi, all’idea, ovvero quella forma suprema con cui, secondo itinerari analogici, è possibile per noi considerare in sintesi l’esserci in atto e in potenza (col permesso di Aristotele), in pensiero e in azione. E così, seguendo Brandizzi e i suoi lavori, torniamo a vedere, a toccare attraverso figure il nostro rapporto con il mondo esterno che, in quanto esso esiste per l’occhio, si fonda in primo luogo sulla conoscenza e sulla rappresentazione di spazio e forma che rendono abitabile il mondo come sistema di eventi. Infatti, spazio e forma sono risultati dall’elaborazione concettuale umana e Brandizzi non a caso gioca con l’apparente non presenza di quest’ultima per rafforzare, ancora una volta, che abbiamo sempre a che fare con relazioni, con funzioni, con condizioni e che le “cose sostanziali” non sono più prioritarie, applicabili come un tempo. E proprio a proposito del tempo, Agostino ha affermato che in fondo non esistono tre tempi diversi, ossia il passato, il presente e il futuro. Siamo invece capaci di pensare tre diversi aspetti del tempo, tutti riguardanti il tempo presente appunto. C’è il presente di ciò che è passato, il presente di ciò che è presente, e il presente di ciò che è futuro: il primo lo chiamiamo memoria, il secondo concezione, il terzo aspettazione. È sempre su molteplici orientamenti possibili che la soggettività basa i suoi diversi tipi di oggettività: ciò non si pensa, ma lietamente si sente, si avverte nel mentre queste opere di Brandizzi ci vengono incontro, offrendoci il dono di rivisitarci.
biografia:
Marco Brandizzi dal 1977 al 1980 studia psicologia alla facoltà i Psicologia di Roma in seguito si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma: i due livelli di studio (scientifico e artistico) condizionano il suo lavoro che spazia da una analisi psicologica e sociologica della società “immagine CNN”; “Serial killer”) a una più filosofica e esistenzialista (serie. “tavolo pensiero”). Attualmente è docente all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila. Vive e lavora a Roma