L’AQUILA: – “Condividiamo la volontà di aprire una discussione dato che sono in gioco i destini del capoluogo, ma non possiamo certo essere d’accordo sull’analisi proposta dalla politica che si è affrettata a scaricare tutte le colpe sul lavoro della Rettrice Paola Inverardi“.
Il segretario generale di Apindustria della provincia dell’Aquila Massimiliano Mari Fiamma commenta il calo di iscritti all’ateneo aquilano interrogandosi se “possiamo essere certi che il calo di iscritti non sia imputabile anche alla situazione generale in cui versa la ricostruzione nella nostra città?”.
“Ci si è soffermati sul fatto che ad uno studente universitario, oltre l’offerta didattica di elevato livello, bisogna proporre anche una situazione di buona qualità della vita? Prima del terremoto L’Aquila era una città molto ambita da chi intendeva portare avanti gli studi fuori sede e non sempre (o solo) per la puntualità dei corsi di laurea o per docenti di elevata fama; era soprattutto scelta da chi vedeva la possibilità di spazi non troppo dispersivi, di costo della vita contenuto, di attività ludiche degne di città molto più popolose e di alloggi che, se non proprio economici, potevano considerarsi sostenibili”, prosegue la nota.
“La mancanza di un centro storico, il ritardo iniziale nell’affrontare i parametri di costo relativi, poi la mancanza di un flusso costante di risorse e infine i ritardi nelle approvazioni degli elenchi, stanno rendendo troppo lento il recupero del cuore della città ed il vero fulcro dell’attrattiva universitaria aquilana – prosegue – È dunque evidente che, se effettivamente definire fisiologico un tale calo percentuale non è accettabile, non è tuttavia comprensibile nemmeno come si possa additare la professoresa Inverardi come unica responsabile di un crollo delle iscrizioni”.
“Tutti sapevamo che la fase più delicata sarebbe stata la ripresa della normalità nell’area cratere ed oggi, sotto gli occhi di tutti, c’è la desolante conferma che L’Aquila si è spopolata di residenti e lavoratori fuori sede prima, di attività (soprattutto commerciali) poi e di studenti infine – aggiunge Mari Fiamma – La soluzione a tutto questo non può essere una costante rissa tra i protagonisti locali ma una presa di coscienza di tutti gli attori cittadini, politici, economici, sociali che, attraverso un’autocritica costruttiva per la mancata programmazione, conduca alla concertazione di una visione che ponga oggi (in realtà ieri!) le basi dell’Aquila futura, smettendola di agire per spot ed a proporre soluzioni altrettanto sporadiche e di corto respiro”.
“Adesso, e siamo già in ritardo, è l’ultima vera occasione per istituire quegli Stati Generali della ricostruzione che chiediamo da ormai un lustro e che solo la politica, Sindaco Cialente in testa, possono decidere di convocare con una lungimiranza ed uno spirito di servizio non molto gettonati ai nostri tempi”, conclude la nota.