L’AQUILA: – L’indagine è partita a metà gennaio di quest’anno, quando i tre hanno messo a segno una serie di colpi: uno a Capistrello (AQ), uno nella località San Pelino di Avezzano (AQ) e uno a San Vincenzo Valle Roveto (AQ). I ladri si erano poi spostati nel Lazio, commettendo delitti analoghi nel frusinate e in particolare a Fiuggi (FR).
L’attività investigativa è stata condotta dalla Stazione Carabinieri di Capistrello e dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Tagliacozzo ed è stata portata avanti con metodi tradizionali: acquisizione di elementi da persone informate, visione di filmati da impianti di videosorveglianza, ricognizioni fotografiche da parte di vittime e testimoni con fotografie segnaletiche ottenute da diversi Comandi dell’Arma dei Carabinieri.
I ladri avvicinavano le vittime in strada oppure suonavano il campanello fingendosi vecchi conoscenti, le confondevano con giri di parole e le convincevano a farsi invitare in casa. Poi, mentre li coinvolgevano in discorsi vari, uno di loro frugava alla ricerca di denaro e preziosi. In alcuni casi si sono spacciati per funzionari pubblici e hanno sostenuto di dover controllare che fossero stati accreditati sulla pensione gli “80 euro del governo Renzi”.
In particolare, i furti avvenuti nell’aquilano sono stati commessi in rapida successione il 14 gennaio scorso. In due casi i malviventi hanno raggirato l’anziana vittima, mentre in uno hanno tentato di entrare in casa forzando la porta d’ingresso e la finestra della cucina. In quest’ultimo episodio sono stati messi in fuga da un vicino mentre forzavano la serratura.
Il raggiro degli anziani non era infatti una regola fissa: spesso i ladri si introducevano nelle abitazioni vuote, approfittando del fatto che i proprietari non chiudevano la porta a chiave.
I tre, a gennaio, hanno utilizzato per gli spostamenti una Punto grigia e sono stati subito caratterizzati, oltre che dall’auto in uso, dai vestiti indossati e dai tratti somatici. Questi sono stati i trait d’union che hanno consentito agli investigatori di correlare i tre furti.
I risultati investigativi hanno permesso quindi da subito di accertare, dal modus operandi e dalle descrizioni somatiche, la riconducibilità in maniera assoluta dei tre alla famiglia Di Rocco, insediatasi da anni nel tessuto sociale abruzzese. Si tratta per lo più di soggetti che trovano i propri mezzi di sostentamento nella commissione di svariati reati contro il patrimonio, con specifica tendenza a truffe e furti.