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Terremoto L’Aquila: 6 anni fa la strage, poi le mazzette

Pubblicato da Redazione
lunedì, 06 Aprile 2015 - 10:03
in Cronaca

L’AQUILA: – E’ datata 14 dicembre 2008 la prima scossa di lieve entita’ (magnitudo 1.8) che diede inizio alla sequenza sismica culminata alle 3.32 del 6 aprile 2009 che devasto’ L’Aquila e il circondario provocando morti e distruzione. Dal 16 gennaio 2009 la sequenza sismica si protrasse lentamente ma senza soluzione di continuita’. Scosse che non superavano la magnitudo 3 ma che, tuttavia, tenevano col fiato sospeso gli aquilani. Inizialmente, oltre alla zona dell’aquilano, fu interessata come epicentro dell’attivita’ anche Sulmona con due scosse abbastanza violente: il 17 e 29 marzo 2009, rispettivamente di magnitudo 3.7 e 3.9. Poi, il 6 aprile, il botto micidiale: la terra fu percorsa da una scossa di magnitudo momento (Mw) pari a 6.3 (5.8, 5.9 sulla scala della magnitudo locale). Alla fine si conteranno 309 vittime, piu’ di 1.500 feriti, quasi 80.000 sfollati. Questi ultimi, a distanza di sei anni, circa 13.000 persone sono ancora alloggiate nelle abitazioni dei Progetti Case e Map (moduli abitativi provvisori), strutture che fece edificare l’allora governo Berlusconi. Sono invece 6.000 gli studenti sistemati nei Musp (moduli a uso scolastico provvisorio). La notte a cavallo fra il 5 e il 6 aprile del 2009 la macchina dei soccorsi scatto’ immediatamente: i primi a intervenire furono i Vigili del fuoco con le associazioni di Protezione civile, gli alpini in servizio e in congedo, praticamente la totalita’ dei militari di stanza nelle due caserme cittadine, tutte le forze di polizia, a cui poi si aggiunsero numerosi volontari provenienti da tutta Italia. Case collassate, gran parte del patrimonio culturale e artistico seriamente compromesso. Otto universitari perirono nel crollo della Casa dello studente, lungo via XX Settembre, rappresentando l’episodio simbolo della tragedia aquilana. Inizialmente gli strumenti utilizzati per estrarre i corpi dalle macerie furono le mani. Bisognava muoversi con cautela perche’ c’era il pericolo di crolli ulteriori. Centinaia e centinaia di feriti furono sistemati, e curati, nel piazzale dell’ospedale ‘San Salvatore’, reso anch’esso inagibile per via del sisma. Medici e infermieri si prodigarono per giorni senza sosta. Poi arrivarono gli ospedali da campo. E venne il giorno dei funerali solenni: 309 bare sistemate nella piazza d’armi della Scuola allievi ispettori e sovrintendenti della Guardia di Finanza. E intanto a sei anni dal sisma gran parte del centro storico, con i suoi palazzi gentilizi e le sue antiche e pregiate chiese, museo nazionale compreso, e’ ancora in attesa di rinascere. “Memoria, verita’ e giustizia”. Questo recitava lo striscione che i familiari delle vittime del terremoto hanno portato in testa al corteo della scorsa notte di commemorazione dei 309 morti. Una fiaccolata per le strade dell’Aquila che, oltre al ricordo, ha assunto anche il senso di protesta per il verdetto di assoluzione del 10 novembre scorso da parte della Corte d’Appello del capoluogo per sei dei sette componenti della commissione Grandi rischi, tutti condannati in primo grado, il 22 ottobre 2012, dal giudice Marco Billi a sei anni di carcere per omicidio colposo e lesioni colpose a sei anni di reclusione per concorso in omicidio colposo. Nella riunione del 31 marzo 2009, cinque giorni prima della tragedia, l’organo consultivo della presidenza del Consiglio aveva escluso il rischio di forti scosse di terremoto, rassicurando i cittadini aquilani. L’avvocato generale Romolo Como ha depositato il ricorso contro la sentenza di assoluzione e ora si attende che venga fissata l’udienza in Cassazione. E intanto resta ancora impressa nella mente degli aquilani, e non solo, la figura dell’imprenditore Francesco Maria De Vito Piscitelli, diventato un nome noto a causa dell’intercettazione in cui rideva alla notizia del terremoto che aveva appena devastato la citta’. Rideva al telefono, parlando degli “affari” che si sarebbero potuti fare in Abruzzo con la ricostruzione. E proprio sulla ricostruzione sono decine e decine i procedimenti e i processi relativi ad infiltrazione malavitose. 
   A sei anni di distanza la citta’ e il suo “cratere” (56 Comuni che hanno subito danni dal terremoto) fanno i conti con nuovi e inquietanti scenari. Presunte mazzette per ottenere appalti nella ricostruzione pubblica e privata e accordi tra alcuni imprenditori aquilani con la criminalita’ organizzata di stampo camorristico e ‘ndranghetista. Si e’ passati dalle inchieste sui crolli ai “furbetti” del terremoto (coloro che riuscivano ad ottenere finanziamenti pubblici per restauri iniziati ma mai conclusi), alle presunte tangenti per accaparrarsi appalti, agli intrecci con la politica locale ad accordi con la criminalita’ organizzata. Tra le piu’ importanti inchieste giudiziarie portate a termine quest’anno dalla Direzione distrettuale antimafia dell’Aquila figura quella denominata ‘Dyrti job’ sulla famiglia Di Tella vicina al boss Zagaria del clan dei Casalesi che avrebbe stretto rapporti di lavoro con gli imprenditori aquilani Dino e Marino Serpetti ed Elio Gizzi. Altra attivita’ investigativa chiusa quella relativa agli appalti del patrimonio ecclesiastico (operazione Betrayzal). Anche in questo caso con indagati eccellenti: l’ex vice commissario ai beni culturali Luciano Marchetti e l’ex segretaria Alessandra Mancinelli, dirigente del Mibac. Altre forme di sciacallaggio, arrivate nelle aule di giustizia, quelle di diversi alloggi antisismici (Case e Map) realizzati “alla buona” (come e’ stato accertato) e peggio ancora lasciati a deteriorarsi perche’ senza alcuna manutenzione, con l’incubo incolumita’. L’ultimo filone di inchiesta ha portato recentemente la Procura dell’Aquila a iscrivere sul registro degli indagati una quarantina di soggetti che, a vario titolo, si sono occupati della precaria realizzazione di manufatti provvisori. Cio’ ha indotto l’autorita’ giudiziaria e lo stesso Comune a disporre per gli sfollati ennesimi traslochi in abitazioni ritenute sicure. Pende poi ancora in sede dibattimentale la vicenda sugli isolatori sismici fallaci per i quali Mauro Dolce, responsabile del procedimento del Progetto Case, e’ stato gia’ condannato. La battaglia legale prosegue per Gian Michel Calvi, direttore dei lavori del Progetto Case, e Agostino Marioni, dirigente di una delle ditte fornitrici degli isolatori sismici, la Alga Spa. “A L’Aquila – ha commentato il procuratore della Repubblica e della Direzione distrettuale antimafia, Fausto Cardella – c’e’ una popolazione sana e laboriosa, ma questo non significa che dobbiamo stare a dormire”. 

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