
ROMA: – Un’altolà in piena regola su eventuali ritardi o modifiche alla riforma elettorale così come è stata pattuita. Perché l’Italicum va fatto subito e soprattutto non va toccato. Ma ancora: la Costituzione va rivista per dare più poteri al premier. E ci vuole una sola Camera per approvare le leggi. Esordisce così, a Montecitorio, Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia al termine del colloquio con Matteo Renzi, premier incaricato a formare il nuovo governo. “Sì a lavorare insieme sulle riforme”, ha detto il Cav che è tornato in parlamento per la prima volta dopo la sua decadenza da senatore, ma opposizione responsabile, da valutare di volta in volta, su programma e contenuti.
Sono entrate nel vivo le consultazioni avviate da Renzi martedì. Dopo la fitta giornata di ieri, chiusa dal difficile incontro con Angelino Alfano di Ncd, stamani l’ex capo del governo è arrivato a Montecitorio alle 10.30 con i due capigruppo di Fi, Paolo Romani e Renato Brunetta ma ha dovuto attendere l’arrivo del segretario Pd (“sono in ritardo solo di un minuto” ha precisato Renzi).
Dopo Fi, è la volta della delegazione Pd e alle 13.45 toccherà a Grillo che, in viaggio verso Roma, ‘cinguetta’ su Twitter.
l leader M5s – “bocciato” dalla base sul web – dovrà andare all’incontro con il premier incaricato. Grillo, insieme a Casaleggio, aveva definito queste consultazioni una farsa, opponendosi all’incontro. Poi però il voto online ha dato esito diverso: una sconfessione avvenuta con uno scarto di appena 446 voti, ma pur sempre una presa di distanza significativa rispetto alla linea dettata dai vertici. Ed è la seconda volta, dopo il caso del reato di clandestinità.
Ma la grana principale, per Renzi, è il rapporto con Ncd. Dal partito di Alfano arriva un no sul Job Act, tanto caro al premier incaricato. Nell’agenda ci sono invece la riforma delle intercettazioni, della custodia cautelare e della responsabilità civile dei giudici. Uno dei punti fermi per Ncd è sulla Giustizia: il futuro inquilino di Via Arenula non deve essere un “giustizialista”. Tradotto, nessun magistrato come Guardasigilli. Sulla questione intanto il professor Guido Calvi si è detto non disponibile ad accettare un eventuale incarico per il ministero della Giustizia.
Un altro tema caro a Ncd è la questione “posti di governo”. Alfano punta a difendere tre ministeri e soprattutto il Viminale, ma da dentro il partito c’è un apertura per una nomina al ministero dell’Economia. “Il presidente incaricato sta cercando un ministro dell’economia ‘politico’. Io credo che l’unico uomo politico, allo stato, che possa essere autorevolmente proposto a tale incarico è Angelino Alfano” ha dichiarato Mario Baccini (Ncd). Un incarico che potrebbe “accontentare” il partito che si sentirebbe “completamente e qualitativamente rappresentato”.
Nel pomeriggio – come chiesto con insistenza da Alfano – ci sarà un vertice sul programma tra i partiti di maggioranza. Ma Renzi non andrà. Per lui il braccio destro Graziano Delrio. Dopo la giornata di ieri, in cui si sono registrati i prevedibili no di Sel e Lega, si delinea un’apertura che fa discutere: quella di Gal. C’è chi parla di un possibile allargamento a destra della maggioranza. Di sicuro il gruppo Grandi autonomie e libertà è assai eterogeneo: al suo interno uomini che rispondono a Berlusconi, altri che hanno come riferimento Nicola Cosentino, altri dell’Mpa e perfino un ex leghista.